Abruzzo
Due orsi morti annegati in un bacino per l'innevamento artificiale
© PNALM
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Andrea Scolari
15 ore fa
I corpi dei due animali sono stati segnalati ieri ai guardiani del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM). "Gli orsi recuperati saranno trasferiti presso l'Istituto Zooprofilattico di Teramo per gli accertamenti necessari a chiarire le cause del decesso e se la morte è dipesa solo dall'annegamento", precisa il Parco.

"Difficile testimoniare lo stato d'animo di ognuno di noi per questa perdita. Non si tratta di dispiacere ma di un dolore profondo che scatena mille domande". È un estratto del comunicato stampa con cui il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) ha comunicato il ritrovamento di due orsi morti trovati morti annegati all'interno di un bacino per l'innevamento artificiale di Colle Rotondo, in provincia di Aquila (Abruzzo), fuori dal territorio del Parco. "I guardiani sono immediatamente intervenuti sul posto per effettuare i primi rilievi. Gli animali recuperati sono due maschi dello scorso anno. Sono in corso ulteriori verifiche nell'invaso", aggiungono gli esperti, specificando che "i corpi degli animali sono stati sottoposti a sequestro e saranno trasferiti presso l'Istituto Zooprofilattico di Teramo per gli accertamenti necroscopici e tossicologici necessari a chiarire le cause del decesso e se la morte è dipesa solo dall'annegamento".

I problemi dell'invaso artificiale

L'invaso artificiale di innevamento di Scanno "era già stato oggetto di interventi di messa in sicurezza da parte dell'Associazione Salviamo l'Orso nel 2021, attraverso l'installazione di quattro griglie metalliche poggiate sulle sponde dell'invaso, scivolose a causa dei teli in plastica". Le stesse, però, "erano state distrutte dal peso della neve e del ghiaccio che in inverno ricopre la struttura. Proprio in considerazione dell'esito dei precedenti interventi, le Associazioni Rewilding Apennines e Salviamo l'Orso, insieme al Parco e al Comune di Scanno, quest'ultimo responsabile della gestione dell'infrastruttura, stavano definendo gli interventi per la messa in sicurezza definitiva, che doveva necessariamente riguardare la recinzione dell'invaso, anche a tutela della pubblica incolumità, perché la stessa aveva diversi problemi di tenuta, infatti ha permesso agli orsi di superarla e accedere alle sponde, scivolando in acqua".

"Una complessa e delicata sfida"

"Tanto lavoro è stato svolto, e viene svolto continuamente, dal Parco e dalle Associazioni Salviamo l'Orso e Rewilding Apennines, col censimento e la messa in sicurezza di decine di situazioni analoghe, soprattutto dopo il tragico evento della Serralunga del 2018. Difficile testimoniare lo stato d'animo di ognuno di noi per questa perdita. Non si tratta di dispiacere ma di un dolore profondo che scatena mille domande". L'evento nefasto, continua la nota, "ancora una volta ci ricorda quanto complessa e delicata è la sfida della conservazione, di cui ci facciamo carico, lavorando però all'interno di un quadro normativo che ci dà la responsabilità della tutela senza darci i mezzi giuridici adeguati ad affrontare tutte le situazioni, tenuto conto che ci sono anche altre Istituzioni che hanno la titolarità degli interventi, sia all'interno, sia nei territori contermini al Parco". Il Presidente del Parco, conclude il Parco, "rappresenta che avere la responsabilità significa anche poter agire senza se e senza ma per la conservazione degli habitat e della fauna, in un quadro organico coordinato con le altre Istituzioni, il Ministero dell'Ambiente, le Regioni, le altre aree protette e i Comuni che sono impegnati sullo stesso fronte. Essendo l'orso bruno marsicano una specie a rischio d'estinzione, questo dovrebbe generare in ogni Istituzione coinvolta un senso di forte priorità sulle azioni da fare e sulle risorse da investire. Ad oggi, purtroppo, questo non è così scontato. Il Parco, si impegna a fornire aggiornamenti tempestivi non appena saranno disponibili i risultati e a tornare su questa drammatica vicenda".