
Il 28 aprile, poco dopo le 12:30, la penisola iberica è stata colpita da un blackout senza precedenti: in soli cinque secondi, la Spagna ha perso circa il 60% della sua fornitura elettrica, pari a 15 gigawatt, causando un'interruzione di corrente che si è estesa anche al Portogallo e ad alcune zone del sud della Francia. Il blackout ha paralizzato trasporti, telecomunicazioni e servizi essenziali, lasciando milioni di persone senza elettricità per diverse ore. Le autorità stanno ancora indagando sulle cause dell'incidente, escludendo al momento ipotesi come attacchi informatici o fenomeni meteorologici estremi. Per capire al meglio come sono state vissute quelle ore da chi si trovava in Spagna, Ticinonews ha raggiunto in videochiamata il giornalista e autore luganese Mattia Bertoldi, che si trova a Madrid per lavoro. “Posso confermare che è tutto tornato alla normalità. Nel mio albergo la corrente è tornata già ieri sera attorno alle 23. E si è capito perché ho sentito un applauso fuori dalla finestra”.
Una giornata senza corrente
Anche se oggi tutto sembra essere sistemato, quella di ieri non deve essere stata una giornata facile da affrontare sotto diversi punti di vista. “Tutto quello che poteva trasportare le persone – come ascensori, treni e metro – è saltato, quindi sono state chiuse tutte le entrate delle metropolitane. Le persone si sono quindi riversate per le strade e chi aveva necessità di spostarsi per urgenze, fra cui molti turisti, ha preso d’assalto taxi e bus, quindi il trasporto su ruota. Anche spostarsi in auto non era evidente, al punto che ho posteggiato a 5km dal centro città perché era impossibile raggiungerlo con i mezzi di trasporto. Se prima ci volevano tra i 25 minuti e l’ora, ieri bisognava calcolare circa 2 ore. Agli angoli delle strade tutti i semafori erano spenti, motivo per cui sono intervenuti gli agenti di polizia, ma solo nel pomeriggio e per un paio d’ore".
Sistema di allerta funzionante
Inizialmente Bertoldi non si era reso conto della gravità del blackout, finché – una volta in centro – non ha realizzato che tutti gli edifici erano senza corrente. “Tutte le catene di negozi, anche internazionali e famosi, che solitamente sono sempre aperte erano chiuse. Non si poteva pagare con la carta di credito e se non avevi contanti non potevi acquistare nulla. I fruttivendoli e i macellai sono quelli che hanno lavorato di più, in quanto la gente si recava da loro per farsi preparare panini per cena, insomma qualunque cosa si potesse mettere in tavola senza necessariamente doverla cucinare”. Ci sono stati anche degli appelli dalle autorità, come evitare l'uso dei cellulari e gli spostamenti eccessivi. Mettersi in contatto con chi si trovava nella penisola era infatti impossibile. Ma la comunicazione alla popolazione è passata bene? “Quello che ho notato era una certa calma anche nel seguire gli ordini della polizia, anche mentre dirigeva il traffico. Non ho notato agitazione o nervosismo, e l'informazione che il blackout sarebbe durato 10 ore è passata correttamente. È chiaro che la rete mobile ha creato qualche problema: se solitamente salta per qualche minuto ieri sono state diverse ore. Ma verso le 21 la corrente è tornata stabile”.
Normalità dalla mattina dopo
Nella notte c'è quindi stato un graduale rientro alla normalità, ma è solo da questa mattina che tutti hanno ripreso le normali attività. “Ieri sera in molti sono andati a dormire senza rendersi conto che fosse tornata la corrente. C'è anche stata anche un'urgenza di difendere e mantenere la batteria del cellulare, quindi chi aveva torce e candele le ha usate proprio per non basarsi solo sulla torcia del telefono perché non si sapeva quando avremmo potuto ricaricarlo. Queste cose possono succedere, ma è importante ricordarsi di avere contanti e riserve d'acqua. Spesso facciamo sensibilizzazione sulle scorte di emergenza, è importante avere questi beni a casa e in viaggio”.
Evitare disinformazione
Sulle cause sembra ancora tutto aperto, ma nel frattempo è stata avviata un'indagine per sabotaggio. “Il premier ha inviato ad evitare la disinformazione e a mantenersi connessi con i canali ufficiali. Inizialmente, però, si parlava di un rientro alla normalità non prima di sette giorni, cosa che fortunatamente non è accaduta. Ma definire le cause di un evento così massiccio richiederà il giusto tempo, avanzare ipotesi ora è quindi azzardato. In ogni caso è un evento che colpisce per la sua portata e io l’ho vissuto in una capitale, ma non posso immaginare a un intero paese in quella situazione e a tutti i problemi che ne possono derivare”, ha concluso il giornalista.