
In ragione del disaccordo su alcuni punti del Decreto aiuti, il piano da 16 miliardi di euro per alleviare il recente rincaro delle bollette, il Movimento 5 stelle ha lasciato il senato in occasione del relativo voto di fiducia . Il primo ministro Draghi aveva già affermato che senza i 5 stelle, venendo a mancare la maggioranza, l’esperienza di governo sarebbe venuta meno.
Malgrado il voto di fiducia al Senato abbia premiato Draghi, con 172 voti favorevoli a 39, l’abbandono dell’aula da parte dei pentastellati ha quindi aperto la crisi di governo. Draghi si è recato al Quirinale per dare le sue dimissioni a Mattarella. Il presidente della Repubblica le ha tuttavia rifiutate, rinviando il premier alle Camere “per effettuare, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata”. Il primo ministro si presenterà quindi mercoledì 20 in Parlamento per spiegare le ragioni di una scelta che molti partiti, ma non tutti, chiedono di rivedere.
Le prospettive
In parlamento si capirà se la volontà di dimettersi del Premier sarà irremovibile, riporta skytg24. In caso contrario, starà ai singoli partiti decidere se rinnovare o meno la fiducia all’esecutivo. Draghi potrebbe quindi ottenere la fiducia con il M5s, dovesse verificarsi un colpo di scena politico. In caso contrario, con una fiducia senza i grillini, l’esperienza di governo proseguirebbe fino a fine legislatura con una nuova maggioranza; questa prospettiva però non è mai piaciuta davvero a Draghi.
Tuttavia, c’è anche la possibilità che il premier affermi che le sue dimissioni siano irrevocabili e salire di nuovo al Quirinale. A quel punto, Mattarella dovrebbe decidere se conferire un nuovo incarico o se sciogliere direttamente le Camere e andare alle elezioni anticipate. Nel primo caso, i presidenti di Camera e Senato Fico e Casellati avrebbero mandato di sondare con i partiti la possibilità di formare un nuovo governo che possa traghettare la legislatura a marzo 2023. Se questa strada dovesse verificarsi impraticabile, il Capo dello Stato scioglierebbe le Camere e si andrebbe al voto anticipato.
Le elezioni anticipate andrebbero tenute non dopo settembre, perché il nuovo Parlamento possa votare la legge di bilancio entro fine anno.
Le opinioni degli attori politici
I vari partiti sono spaccati sul corso che dovrebbe prendere questo governo. Pd e Italia Viva hanno ufficialmente proposto di formare una nuova maggioranza che sostenga Draghi. Fratelli d’Italia e Lega premono per andare alle elezioni anticipate. Forza Italia non ha ancora adottato una posizione chiara. Di Maio ha dichiarato che “il M5s non esiste più, ora si chiama partito di Conte”.
Tra le 21 e le 23:30 si è tenuto il consiglio nazionale dei pentastellati. All’uscita, Conte si è limitato ad affermare che i membri del partito “prendono atto della decisione di Draghi”, con quella che Il Post ha definito “un’espressione leggermente infastidita”.
“Di Maio non capisce niente di quello di cui si occupa”
Medvedev, ex-premier e presidente russo, numero due del potente Consiglio di Sicurezza, ha pubblicato una foto eloquente, che ritrae Boris Johnson, Mario Draghi e una terza figura coperta da un punto di domanda, come a chiedersi “chi sarà il prossimo” dei leader europei a cadere.
Dal canto suo, Di Maio ha affermato che “gli piange il cuore a leggere che ieri sera hanno brindato a Mosca, perché gli hanno offerto la testa di Draghi su un piatto d’argento”. Non si è fatta attendere la risposta del Cremlino, dalla bocca dalla portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova: “il problema di Di Maio è che non capisce nulla di quello di cui si occupa. La caduta di Draghi è un affare interno dell’Italia, che dovrebbe evitare di servire gli interessi degli americani”.
Le ultime voci palesano la possibilità di un ritiro dei ministri del Movimento 5 stelle prima di mercoledì, quando Draghi si recherà in parlamento.
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