Estero
Cannes: vince l'amore saffico
Redazione
12 anni fa
"La vie d'Adèle" di Kechiche racconta la storia di un amore omosessuale con scene esplicite, fuori dagli schemi

La Palma d'oro del 66esimo festival di Cannes è andata alla pellicola "La vie d'Adèle" di Abdellatif Kechiche e, eccezionalmente, anche alle due giovani protagoniste del film, Adele Exarchopoulos e Lea Seydoux.Il regista del cinema sociale, in odor di documentario ne "La Vie d'Adèle", tocca corde molto sentite nella Francia di oggi e senza dubbio è fortemente d'attualità.Dai lunghi dialoghi con le sue coetanee fino al sesso rappresentato in maniera realistica, tra nudità e gemiti. Adèle (Adele Exarchopoulos) è una ragazzina di quindici anni come tante che va a scuola, partecipa alle manifestazioni studentesche e si lancia in mille chiacchiere su tutti gli argomenti possibili con le sue amiche. Arriva per lei la prima esperienza eterosessuale con un ragazzo, ma è stranamente attratta da una sconosciuta dai capelli blu e non capisce neppure perché.Dopo una prima esperienza lesbo con una compagna di scuola, conoscerà con la ragazza dai capelli blu che si chiama Emma (Lea Seydoux) il vero amore passionale e intimo. Da qui una storia piena di sesso esplicito (non si erano mai viste tante lunghe immagini di orgasmi lesbo, di sfregamenti e variazioni nell'amplesso), ma anche di amore pieno e passionale.Il film, che è un omaggio a Marivaux - e che sarà distribuito in Italia da Lucky Red - non manca anche di riferimenti colti anche perché Emma è un'artista contemporanea che rivendica una certa cultura a differenza della "naïve" Adèle. E così frasi come "l'esistenza precede l'essenza" di Sartre diventa "l'orgasmo precede l'essenza" o ancora, in quanto a considerazioni filosofiche "l'orgasmo femminile è mistico" rispetto a quello maschile.Tra amplessi, lamenti, promesse e discorsi di amore eterno, anche la storia tra la dolce Adèle ed Emma arriva alla fine. Le scadenze sono proprio quelle delle coppie eterossessuali: un tradimento non perdonato, la rottura e poi un reincontrarsi che non porta a una vera riappacificazione.Tornando alle immagini hard del film sembra che il regista abbia usato un teleobbiettivo per non creare un'imbarazzante presenza sul set. Questo, come appunto è accaduto, ha creato una veridicità nelle scene di sesso ancora più autentica.Il film, accolto alla proiezione stampa da applausi, aveva conquistato subito la critica francese guadagnando un record: ben 11 palme su il "daily* di "Le film français". Un record assoluto che vale per qualsiasi film di qualsiasi nazionalità. Resta da capire quanto questo sia potuto pesare sulla giuria internazionale anche perché il film è esattamente l'opposto di quelli nello spirito del presidente Steven Spielberg. Ovvero non è per nulla familiare, è terribilmente parlato e ha anche scene di sesso lesbo lontane mille miglia da ET.ATS

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata