
"Seguiamo da tempo le operazioni russe contro l'Ue e la Presidente della Commissione. I fact-checker indipendenti hanno chiaramente identificato tali operazioni nel contesto della mozione di censura". Lo riferisce Thomas Regnier, uno dei portavoce della Commissione europea. Alla luce di questo lavoro - annuncia il portavoce - la mozione contro Ursula von der Leyen va inserita nel contesto delle "operazioni russe contro l'Ue e la sua presidente", che Bruxelles "segue da tempo".
La mozione
La mozione di sfiducia contro la presidente della Commissione Ue - bocciata lo scorso 10 luglio dalla plenaria di Strasburgo con 360 voti contrari e 175 a favore - era stata presentata dall'eurodeputato rumeno, vice presidente del gruppo Ecr, Gheorghe Piperea, e sottoscritta da 77 altri eurodeputati di diversi gruppi politici dell'estrema destra europea. Già all'epoca, tre giorni prima del voto, aprendo il dibattito in aula, Ursula von der Leyen disse che quella mozione era "stata firmata dagli amici di Putin", poiché "sono movimenti alimentati da cospirazioni e complottismi, che vogliono polarizzare le nostre società, inondandole di disinformazione", furono le sue parole.
La campagna russa contro von der Leyen
La campagna russa per screditare Ursula von der Leyen e sponsorizzare la mozione di sfiducia ai suoi danni parte da marzo e si conclude nei giorni immediatamente prima del voto di Strasburgo, ai primi di luglio. È quanto emerge dal report dell'organizzazione di fact-checking "Check First", un'azienda finlandese leader nel settore dei software e delle metodologie, all'avanguardia nelle tecniche di ricerca avversaria. Lo studio ha esaminato gli oltre 20mila post pubblicati dal gruppo russo Pravda news in moltissimi Paesi, dalla Romania, alla Polonia, dalla Germania, alla Francia, dagli Stati Uniti ai Paesi baltici.
Mosca mina la democrazia europea
"La copertura della mozione di sfiducia contro Ursula von der Leyen da parte di Pravda Network illustra perfettamente come le operazioni di disinformazione russe sfruttino i legittimi processi democratici per minare le istituzioni europee". Afferma l'organizzazione "Check First" in una nota: "Quella che era iniziata come una mozione procedurale si è trasformata in una campagna narrativa coordinata su oltre 30 sottodomini, amplificando la storia con un linguaggio sempre più provocatorio", precisa l'organizzazione. "Questo caso - prosegue "Check First" dimostra tre tattiche chiave nel manuale di guerra informativa russo: in primo luogo, si appropriano di qualsiasi evento che possa essere inquadrato come disfunzione o corruzione dell'Ue. In secondo luogo, utilizzano un'amplificazione coordinata su più lingue e piattaforme per creare un'impressione artificiale di indignazione diffusa. In terzo luogo, distorcono progressivamente i fatti, trasformando in questo caso una procedura parlamentare di routine in un 'movimento di massa' contro una leadership 'tossica'. Ogni legittimo dibattito politico in Europa, che si tratti di leadership, politiche o responsabilità, diventa materia prima da sfruttare per queste reti".
I primi segnali
A marzo i primi segnali della narrazione che diventerà dominante: negli articoli von der Leyen viene raccontata come una figura problematica, mettendo l'accento su fenomeni di corruzione e un malcontento crescente in varie capitali europee. Più avanti viene inquadrata come una leader "tossica, corrotta, antidemocratica", associata a Big Pharma, ad accordi segreti, tipici di un elitarismo di Bruxelles. Anche il suo nome viene distorto in "UrSula von der Führer".
Una narrazione puntuale e distorta
In Romania, si legge nello studio, il leader dell'opposizione George Simion viene raccontato come il coraggioso iniziatore, Gheorghe Piperea, l'eurodeputato primo firmatario della mozione di sfiducia, "il finalizzatore a difesa di un principio", e l'intera lotta raccontata come Davide contro Golia contro l'establishment dell'Ue. Quindi compaiono 35 miliardi di presunta mazzetta in ogni pezzo legato al tema dei vaccini, con lo scopo di additare von der Leyen come unica responsabile del processo di acquisto dei vaccini. Infine il voto finale, descritto come il momento culminante della lotta dei piccoli Paesi, sostenuti dai popoli europei, contro la presidente di una Unione auto-referenziale, in mano all'asse franco-tedesco.