
“Prometto di farne un paria” aveva detto il Biden, allora candidato alla presidenza degli Stati Uniti, riferendosi al principe saudita Mohammed bin Salman, coinvolto nell'uccisione del giornalista Jamal Khashoggi. Nel luglio scorso, in visita a Riad, gli batteva il pugno sorridente. E ora…
Immunità per il presunto mandante dell’assassinio Kashoggi?
Ora l'amministrazione Biden ha chiesto un rinvio di 45 giorni ad un giudice di Washington che le ha chiesto un parere sulla concessione o meno dell'immunità sovrana nella causa civile intentata al principe da Hatice Cengiz, l'ex fidanzata del giornalista dissidente ucciso a Istanbul da agenti sauditi, e da Dawn, un gruppo pro democrazia fondato dal reporter prima della sua morte.
Garantire l’immunità al principe?
Il governo americano ha motivato la richiesta di ulteriore tempo con la recente designazione di bin Salman come premier. Ma i detrattori di Riad sostengono che si tratti solo di una manovra per garantire l'immunità al principe. Esperti legali ritengono che i legali della donna si opporranno, sottolineando anche come nell'annuncio della nomina - un'eccezione alla legge saudita secondo cui il re serve anche come premier - è stato precisato che il re Salman agirà ancora come capo del governo negli incontri in cui è presente.
Implicazioni future
Gli esperti hanno inoltre ammonito che per Bin Salman la posta in gioco è più alta del caso civile in USA: se il giudice gli garantirà l'immunità, sarà uno scudo contro ogni minaccia legale o di arresto quando viaggerà fuori dal Regno. Se invece il giudice stabilirà che al principe non deve essere concessa l'immunità - perché non è un governante a pieno titolo o perché i suoi presunti crimini sono troppo gravi - sarà un severo segnale su possibili ulteriori grane giudiziarie.