Estero
Biden al G7 sfida la Via della Seta cinese
Keystone-ats
4 anni fa
La parola d’ordine del primo vertice del dopo pandemia arriva dall’amministrazione americana

La Cornovaglia, propaggine dell’estremo occidente d’Europa affacciata verso l’Atlantico, come fonte d’ispirazione di una rinnovata sfida alla Cina e alla strategia globale della Via della Seta 2.0, cavallo di battaglia del gigante d’Oriente. Arriva dall’amministrazione del presidente degli Usa Joe Biden la parola d’ordine del primo vertice G7 del dopo pandemia (e del dopo Donald Trump), al via oggi sotto la presidenza britannica di Boris Johnson dietro le recinzioni fortificate di un lussuoso resort di Carbis Bay.

Una parola d’ordine che precisa i termini del braccio di ferro con il Dragone, in un momento cruciale per il pianeta segnato dalla partita (anche geopolitica) della “ricostruzione” post Covid-19 - tema portante della riunione - fra corsa ai vaccini, progetti di ristrutturazione dei sistemi economici e sociali, promesse di maggior equità.

“Il G7 - ha fatto sapere Washington nelle ore in cui il vertice prendeva il via con l’apertura di Johnson e una sessione di lavoro sulla ripresa introdotta dal premier italiano Mario Draghi - appoggerà standard elevati, trasparenti, rispettosi dell’ambiente e un meccanismo per gli investimenti nelle infrastrutture fisiche, digitali e sanitarie dei Paesi a basso e medio reddito. Sarà un’alternativa a quello che altri Stati, inclusa la Cina, stanno offrendo”.

Il messaggio - anticipato dall’offerta di un miliardo di dosi vaccinali dal “fronte delle democrazie” ai Paesi meno ricchi - è di quelli destinati a risuonare forte e chiaro, almeno a parole per ora. Tanto che la risposta di Pechino non si fa attendere, affidata al capo della diplomazia del Partito comunista cinese, Yang Jiechi. Che in un colloquio-scontro col segretario di Stato degli Usa, Anthony Blinken, liquida il G7 dell’era Biden come il luogo di “uno pseudo multilateralismo sostenuto da piccoli circoli”; mentre torna a respingere come “una storia assurda” i sospetti che il coronavirus possa essere sfuggito dai laboratori di Wuhan.

Sulla trincea degli alleati, viceversa, l’Ue - rappresentata al G7 dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, dal presidente del Consiglio Charles Michel, oltre che dai leader d’Italia, Francia e Germania - mostra di volersi allineare, pur puntualizzando attraverso fonti diplomatiche che “non si tratta di chiudere la porta alla Cina” o d’interrompere la “cooperazione multilaterale”; semmai di accentuare la pressione sul terreno “dei diritti umani” e farle concorrenza “nel rapporto con i Paesi in via di sviluppo”.

Approccio condiviso con il governo conservatore di Johnson (col quale viene frattanto silenziato, ma non risolto il contrasto sul dopo Brexit relativo ai confini dell’Irlanda del Nord, dopo un duro botta e risposta fra il presidente francese Emmanuel Macron e il capo del Foreign Office Dominic Raab) senza dimenticare gli interessi ciclopici in gioco per il Vecchio Continente con Pechino.

“Una stretta unità transatlantica è essenziale per affrontare le sfide odierne, dal rapporto con la Cina alla protezione del clima”, fa sapere in ogni caso la presidente della Commissione europea a margine di una riunione di coordinamento a cinque convocata pochi minuti prima del summit britannico. Mentre a ruota da Bruxelles arrivano le prime anticipazioni di una dichiarazione congiunta con Biden, atteso nella capitale politica dell’Unione subito dopo Carbis Bay, in cui si fa riferimento all’annuncio di una nuova alleanza bilaterale con Washington, su commercio e digitale, concepita proprio per contenere l’ascesa cinese e “promuovere i valori democratici”.

Nella vicenda s’inserisce intanto anche una polemica tutta italiana, scatenata dalla notizia di una visita definita “di routine” dell’ex premier e leader in pectore del Movimento 5 Stelle (M5S), Giuseppe Conte, in compagnia del fondatore del M5S Beppe Grillo, all’ambasciatore della Repubblica Popolare a Roma. Alla fine in ambasciata ci andrà solo Grillo, ma la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha comunque reagito bollando l’M5S come “quinta colonna della Cina”.

E anche il partito di Matteo Renzi, Italia Viva, per bocca del deputato Davide Faraone, non le aveva mandate a dire prima del forfait di Conte: “L’azione dei riformisti e di Italia Viva - le sue parole - è plasticamente visibile oggi con un G7 dove il presidente Draghi rappresenta i valori dell’atlantismo e dell’europeismo al fianco di Biden. Negli stessi momenti l’ex premier, che abbiamo mandato a casa, era all’ambasciata cinese con il comico Grillo. L’Italia è in buone mani: questo governo ha messo populisti e sovranisti all’angolo”.

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