
Ci sono ancora da ripulire le sacche di resistenza del regime, da eliminare i cecchini e, soprattutto da scovare Muammar Gheddafi. A Parigi, però, è già dopoguerra e nella grande kermesse della Conferenza degli 'Amicì di Tripoli - c'è anche la svizzera con Micheline Calmy-Rey - si sono gettate le basi della nuova Libia. Con Francia e Gran Bretagna padroni di casa, il primo mattone della nuova costruzione è arrivato da Mosca, con il riconoscimento del Cnt da parte della Russia. Sono Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia, Canada, Emirati Arabi, Giordania e Qatar i paesi del gruppo ristretto che sono stati invitati ad anticipare il loro arrivo nel pomeriggio al palazzo presidenziale francese per incontrare i rappresentanti del Cnt, il presidente Mustafà Abdel Jalil e il numero 2, Mahmoud Jibril. Al primo posto dell'ordine del giorno, lo scongelamento dei fondi libici bloccati all'estero e gli impegni del nuovo governo di Tripoli per la ricostruzione in Libia. Fra le 60 delegazioni - è presente anche quella elvetica, guidata dalla consigliera federale Micheline Calmy-Rey - ce ne sono ancora poco meno di 20 che non hanno ancora riconosciuto il Cnt, anche se i segnali di intesa si moltiplicano e chi si è distaccato apertamente, come il Sudafrica, a Parigi ha preferito non essere presente. La Russia ha riconosciuto il Cnt in fretta e furia stamattina, la Cina, presente con il viceministro Zhai Jun, non se l'è sentita di fare ancora il grande passo ma ha fatto sapere di "rispettare le scelte del popolo libico" e di considerare "importante" il Cnt. Persino l'Algeria, il vicino di casa più ostico, ha garantito che non proteggerà mai Gheddafi e che riconoscerà il Cnt "appena avrà formato un governo rappresentativo di tutte le regioni del paese". Esattamente 42 anni dopo la presa del potere da parte di Gheddafi, nel giorno della ricorrenza musulmana dell'Eid el Fitr e circa sei mesi dopo il vertice di Parigi che diede il via all'attacco contro la Libia del Rais, si è dunque imboccata "la curva della transizione", come ha spiegato ieri l'Eliseo. Una svolta che Parigi ha voluto simbolicamente identificare con la caduta di Tripoli in mano agli insorti. La Conferenza degli amici della Libia - alla quale sono presenti anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che ha annunciato una missione Onu in tempi brevi in Libia, e quello della Lega araba, Nabil al-Arabi - apre una "nuova era di cooperazione con la Libia democratica", ha detto Sarkozy. Nelle ore immediatamente precedenti, però, si è nettamente avvertita una fibrillazione attorno alla spartizione della torta petrolifera libica. Il quotidiano Liberation ha scritto stamattina di un "contratto" con il quale il Cnt avrebbe garantito alla Francia, in cambio dell'impegno militare, il 35% del petrolio libico. Immediata e quasi dovuta la smentita ufficiale del rappresentante del Cnt a Parigi, Mansour Sayf al-Nasr. Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè, ha detto di non saperne nulla ma di trovare "logico e giusto" che chi ha sostenuto gli insorti faccia la parte del leone in tempi di ricostruzione. Confusione anche da parte libica, con un portavoce del Cnt a Londra che ha assicurato: "nessun favoritismo politico, i contratti saranno assegnati sulla base del merito". Proprio il contrario di quello che Abdel Jalil, il numero uno del Cnt, aveva promesso la settimana scorsa: "Favoriremo i paesi che ci hanno aiutato, li tratteremo in funzione del sostegno che ci hanno dato". ATS
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