Estero
'68: Praga, cechi e slovacchi ricordano invasione Urss
Redazione
17 anni fa

Politici cechi e slovacchi hanno commemorato assieme oggi, 40 anni dopo, l'invasione sovietica della Cecoslovacchia che pose fine alla Primavera di Praga. "L'intervento armato sovietico dimostrò la tragicità e l'irrazionalità del regime comunista, l'impossibilità di riformarlo" hanno convenuto oggi il presidentececo Vaclav Klaus e quello slovacco Ivan Gasparovic, capi dei due paesi uniti all'epoca e separatisi nel 1993, che hanno ricordato a Bratislava l'invasione sovietica scattata nella notte tra il 20 ed il 21 agosto 1968. Secondo il premier della Repubblica ceca, Mirek Topolanek, che ha ricevuto a Praga il collega slovacco Robert Fico, "il 21 agosto '68 e' un'esperienza storica che deve motivare i governi dei Paesi a lavorare per e nell'interesse del popolo" e non il contrario. Anche il vicepremier ceco, Alexandr Vondra, ha ribadito che i cecoslovacchi nel '68 ''non volevano la democratizzazione e la liberalizzazione ma la democrazia e la liberta". Nella notte tra il 20 ed il 21 agosto 1968, nell'ambito dell'operazione denominata 'Danubio' le truppe di cinque paesi del Patto di Varsavia - Urss, Bulgaria, Germania Est, Ungheria e Polonia - varcarono il confine cecoslovacco per porre fine al processo riformatore guidato da Alexander Dubcek. Nel corso dell'operazione vennero schierati sul campo complessivamente oltre 750 mila soldati e circa 6300 mezzi corazzati. Il primo giorno dell'occupazione morirono circa 60 persone, in totale si stima che le vittime complessive siano state 108. Mentre i soldati polacchi, tedeschi, ungheresi e bulgari si ritirarono dopo breve tempo, oltre 75 mila soldati dell'Armata rossa sovietica rimasero ad occupare il Paese per 23 anni successivi: l'ultimo comandante sovietico lasciò il campo nel 1991. La normalizzazione degli anni settanta causò il ritornosotto il monopolio degli apparatchik del partito comunista. L'occupazione sovietica determinò l'emigrazione, già entro lafine del '69, di circa 70mila cecoslovacchi, soprattutto intellettuali. Gli ideali della Primavera di Praga non furono realizzati che vent'anni dopo, grazie alla cosiddetta "rivoluzione di velluto" che nel 1989 fece cadere il comunismo nel Paese. Oggi il 45% dei cechi considera il 1968 un evento remoto al quale ritornare non ha senso. ATS

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