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50 anni fa il ‘Bloody Sunday’, l’Irlanda ricorda
Foto Shutterstock
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Keystone-ats
3 anni fa
Nei giorni scorsi il premier inglese Boris Johnson ha parlato di “giorno tragico nella nostra storia”

“Per quanto a lungo dovremo cantare questa canzone?”. Se lo chiedevano gli U2 con la loro celebre ‘Sunday Bloody Sunday’, e nel cinquantesimo anniversario della ‘domenica di sangue’, consumatasi il 30 gennaio del 1972, si può dire che siano arrivate tante risposte a quella domanda, ma restano ferite non del tutto rimarginate per la strage detta anche del Bogside che ha segnato la storia del Regno Unito e dell’Irlanda innescando la fase più sanguinosa dei Troubles.

La ricorrenza cade proprio di domenica e fra gli eventi organizzati nella città nordirlandese di Derry (Londonderry per britannici e unionisti), luogo di quei tragici fatti, non ci poteva che essere una marcia pacifica, come quella tenutasi mezzo secolo fa quando lo scontro fratricida divampava nell’Ulster. Allora i paracadutisti britannici non esitarono a sparare più di 100 colpi su una manifestazione di protesta di civili disarmati, causando 14 vittime. Nella città è prevista anche la proiezione nella Guildhall Square di un videomessaggio inviato dal presidente irlandese Michael Higgins e un intervento dell’ex leader laburista britannico, Jeremy Corbyn.

I contraccolpi della Brexit
Moltissimo è cambiato da quel giorno lontano, grazie agli accordi di pace del Venerdì Santo siglati nel 1998 e ai governi locali di unità nazionale fra le due parti un tempo in lotta, unionisti e repubblicani, ma sul presente gravano i contraccolpi del dopo Brexit, a partire dall’annosa questione del Protocollo sull’Irlanda del Nord discussa fra Londra e Bruxelles, nonché il rischio di una ripresa delle tensioni settarie fra le due comunità, protestante e cattolica.

Le parole del premier
Nei giorni scorsi il premier Boris Johnson, ricordando alla Camera dei Comuni l’anniversario, ha parlato di “giorno tragico nella nostra storia” e ha ribadito l’impegno del suo governo a tutela, anche dopo il divorzio dall’Ue, della pace raggiunta nell’Ulster. Il processo storico per arrivare fin qui è stato lungo, difficile e per certi versi incompleto.

Giustizia “incompleta”
La piena responsabilità britannica nella strage è emersa ufficialmente solo nel 2010 dopo un’indagine di dodici anni, conclusasi col rapporto di Lord Saville in cui le uccisioni dei manifestanti vengono definite “ingiustificate” e “ingiustificabili”. Restano però questioni aperte come quella della giustizia mai fatta fino in fondo in un tribunale.

Tentativi ci sono stati, come quello recente che ha riguardato due ex soldati, ‘F’ e ‘B’, identificati solo con lettere dell’alfabeto per proteggerne l’anonimato, accusati di omicidio e tentato omicidio nella domenica di sangue a Derry in cui morirono, tra gli altri, diversi ragazzi e giovani di età compresa fra i 17 e 26 anni. Ma lo scorso luglio il pubblico ministero nordirlandese ha motivato la decisione di non procedere nei confronti dei due ex militari con la non ammissibilità nel processo di prove fondamentali. I parenti delle vittime hanno attaccato il sistema giudiziario del Regno Unito “incapace di far giustizia”, mentre emerge una volontà politica di consegnare al passato quei fatti.

Nella cerimonia avvenuta ad Armagh lo scorso ottobre per ricordare i cento anni tormentati dalla nascita dell’Irlanda del Nord, costola del Regno Unito sull’isola dopo l’indipendenza dell’Irlanda, proprio Johnson ha colto l’occasione per cercare di chiudere i conti con la storia, includendo nel suo appello la fine alle inchieste storiche nei confronti di ex militari di Sua maestà accusati di aver compiuto crimini nel corso dei Troubles.

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