Federali 2023
La stampa svizzera si sofferma sulla vittoria dell'Udc
©Gabriele Putzu
©Gabriele Putzu
6 mesi fa
Al centro delle riflessioni dei direttori dei quotidiani svizzeri c'è il risultato ottenuto dall'Udc, ma anche il significativo calo dei Verdi.

È l'Udc la protagonista degli editoriali della stampa svizzera e ticinese all'indomani di questo primo turno di elezioni federali, che hanno visto la sensibile crescita della presenza democentrista in Consiglio nazionale.

Corriere del Ticino

Nel suo editoriale, il direttore del Corriere del Ticino Paride Pelli si sofferma soprattutto sul sorpasso avvenuto in Ticino in casa Lega-Udc, con i democentristi che conquistano un secondo seggio al Consiglio nazionale, mentre la Lega si deve accontentare di mantenere il seggio di Lorenzo Quadri. Secondo Pelli, le ragioni della presa dell'Udc nell'elettorato ticinese sono da ricercarsi nella scelta dei temi, "quelli classici dell'Udc", ovvero immigrazione, sicurezza, neutralità, transizione ecologica moderata. "Su tali questioni, la comunicazione elettorale dell’Udc è stata diretta, come sempre senza troppi peli sulla lingua - per usare un eufemismo - e ha saputo trasmettere una volontà di decisionismo e una chiarezza di vedute che hanno infine convinto gli elettori, sottraendoli ad altri partiti contigui per idee e programmi", scrive il direttore del foglio di Muzzano. "Aggiungiamo che anche durante la pandemia l’Udc è andata spesso - e compatta - controcorrente, approfittando di una certa confusione in seno agli altri partiti sui diritti e sulle libertà personali. A posteriori, una scelta rivelatasi azzeccata. I nuovi rapporti di forza a destra saranno un tema di discussione anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Certamente, anche in previsione delle elezioni comunali del 2024 - il vero banco di prova per il movimento di Via Monte Boglia - in casa Lega dovrà aprirsi una profonda riflessione su una erosione continua di voti che non può non preoccupare".

La Regione

Decisamente piccato l'editoriale del direttore de' laRegione, Daniel Ritzer. "Ma perché vince l’Udc?. Trovare un qualche merito nella campagna a sfondo razzista del primo partito svizzero appare un esercizio sterile", osserva Ritzer. "Piuttosto andrebbero ricercati i motivi che fanno sì che certi discorsi (a tratti abominevoli) facciano breccia nella popolazione. In effetti, sembrerebbero essere le gravi difficoltà socioeconomiche che vive una buona parte dell’elettorato a rendere la vita facile ad alcune soluzioni semplicistiche, marchio registrato dei democentristi. Il Ticino sarebbe, in questo senso, un esempio eclatante – e non può neanche essere considerato un caso il fatto che sia stato scelto proprio un ticinese alla testa del partito a livello nazionale, mossa 'lungimirante' dello sponsor Christoph Blocher". Ritzer si interroga quindi sui risultati, elettorali e politici, del Ps, che assieme all'Udc è stato detentore nella scorsa legislatura di un seggio ticinese al Consiglio degli Stati. Secondo il direttore de' laRegione, la candidatura migliore dei socialisti agli Stati sarebbe stata quella dell'uscente Marina Carobbio, criticata da Ritzer per non essersi dissociata dal governo cantonale nella presentazione della manovra di rientro.

Tages Anzeiger

Uscendo dai confini cantonali, la direttrice del Tages Anzeiger Raphaela Birrer legge nella vittoria dell'Udc un desiderio di stabilità da parte degli svizzeri. "All'esterno, le guerre infuriano, i populisti antidemocratici si fanno strada verso il potere, gli estremisti terrorizzano la popolazione civile. All'interno, tutto dovrebbe rimanere così com'è. Qui contano stabilità e preservazione: per favore, niente esperimenti! La netta vittoria dell'Udc è il risultato di un diffuso bisogno di sicurezza della popolazione. Quando il pericolo minaccia la Svizzera nella tempesta degli eventi mondiali, questo partito promette costanza e ordine". Birrer mette però in guardia l'Udc: "Con le sue tendenze incendiarie, la sua mentalità 'noi contro tutti' e il suo desiderio di conflitto, tuttavia, mette a dura prova la cultura politica del consenso. Questo rende spesso impossibili i compromessi in parlamento. Inoltre, i principali problemi irrisolti del Paese - in primo luogo l'alto costo dell'assistenza sanitaria, la previdenza per gli anziani, il rapporto con l'Ue e la transizione energetica - rimangono senza alcuna proposta di soluzione significativa da parte del partito più grande".

NZZ

La Neue Zürcher Zeitung prevede da parte sua tempi duri per il liberalismo: in tempi di incertezza la popolazione chiede più responsabilità statali e non individuali. Lo spostamento a destra del Parlamento non comporterà necessariamente una politica più borghese, afferma il quotidiano.

Blick

Il Blick e la sua capa della redazione politica, Sermin Faki, puntano sul crollo ecologista. "'Ci si aspettava un'ondata verde, ma è arrivata una marea verde"' titolava il Blick 2019 dopo le elezioni federali. Quattro anni dopo, la marea si è trasformata in un rivolo. I Verdi hanno perso massicciamente e l'Udc ha riacquistato la sua vecchia forza". "Tuttavia, data l'entità della sconfitta, non hanno altro da rimproverarsi se non a sé stessi".

24 Heures

L'analisi del Blick è condivisa in Romandia da 24 Heures, che ritiene che gli ecologisti abbiano "peccato d'orgoglio" dopo il successo del 2019. "Gli ecologisti hanno dimenticato che il loro successo è dovuto anche a tutti quegli elettori moderati" che chiedono "soluzioni realistiche, ma che non sopportano l'attivismo climatico, che il partito si rifiuta di denunciare". Secondo il quotidiano vodese, il problema è che il partito "non ha ancora fatto la scelta tra attivismo e pragmatismo".

Le Temps

Il direttore di Le Temps Vincent Bourquin sottolinea il ruolo di Marco Chiesa nella vittoria democentrista. "La sostituzione del moderato Albert Rösti alla guida del partito con il vivace Marco Chiesa ha dato i suoi frutti. Le sue incessanti sfuriate hanno motivato le sue truppe. Il ticinese ha ripreso le ricette dei suoi illustri predecessori Ueli Maurer e Toni Brunner: denunciare l'immigrazione di massa e la frattura tra popolo ed élite. Ha inoltre contrapposto città e campagna, stigmatizzando la sinistra urbana, a suo dire arrogante nei confronti delle periferie". Bourquin evidenzia inoltre il ruolo accresciuto del Centro come ago della bilancia in parlamento.

Tribune de Genève

La Tribune de Genève, dal canto suo, accusa i Verdi di moralismo. Insistendo sul clima globale, su temi sociali come la razza, il genere o il consumo di carne, dando lezioni a tutti, gli ecologisti hanno perso la bussola, sostiene il foglio lemanico.