CANTONALI 2023
La guida definitiva ai partiti e ai candidati
© CdT/Chiara Zocchetti
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Andrea Ramani
un anno fa
Ancora indecisi su chi votare? Ecco il riassunto delle ambizioni, dei nomi e dei programmi dei partiti scesi in campo per le Elezioni cantonali del 2 aprile 2023.

Fra esattamente una settimana le urne verranno chiuse decretando le nuove composizioni del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio, che dovranno traghettare il Cantone in un quadriennio che si preannuncia difficile.

In questi mesi non sono mancati confronti d'idee, attacchi e contrattacchi, strette di mano, aperitivi e risottate, che hanno fornito alcune indicazioni all'elettorato sulle persone e sulle loro idee. Se qualcuno fosse ancora indeciso può rivolgersi a portali come smartvote.ch. Il sito permette di creare un proprio profilo politico e affiancarlo a quello dei candidati indicando una percentuale di affinità. L'unica pecca del sistema è la partecipazione non assoluta dei candidati. Per il Consiglio di Stato sono presenti 30 nomi sui 49 in lizza; decisamente più bassa l'adesione al sistema da parte degli aspiranti granconsiglieri, con 515 iscritti su 916 candidati. 

In alternativa c'è una soluzione che abbiamo realizzato in casa, con il riassunto in 150 secondi delle velleità, dello stato di salute, dei candidati e del programma politico dei partiti scesi in campo per queste elezioni cantonali.

Trovate qui sotto le versioni scritte e video delle presentazioni dei partiti che seguono l'ordine di estrazione delle liste per il Gran Consiglio.

Lista 1-Partito Liberale Radicale ticinese

La partita per il Partito Liberale Radicale ticinese si gioca soprattutto in Gran Consiglio. La posizione del consigliere di Stato Christian Vitta, affiancato da Andrea Rigamonti, Alessandra Gianella, Jean-Jacques Aeschlimann e Luca Renzetti, è praticamente inattaccabile sia all’esterno che all’interno e per il Consiglio di Stato non si attendono sorprese. Lo stesso presidente Alessandro Speziali per il Governo non ha voluto fissare obiettivi eccessivamente ambiziosi. Di raddoppio, insomma, non parla più nessuno.

Più complicata, invece, la corsa in Parlamento. Come per gli altri partiti storici, l’affollamento di liste e candidati che si sono presentati per le cantonali vale un pensiero sul concreto rischio di erosione dei seggi. In tale scenario un punto percentuale in più o in meno può equivalere alla perdita di un rappresentante, come accaduto fra il 2015 e il 2019. Il PLR è rimasto comunque il partito di maggioranza relativa con 23 gran consiglieri. Un primato da difendere e da migliorare. In questo caso sì, l’obiettivo è almeno un seggio in più.

Foto CdT/Putzu
Foto CdT/Putzu

All’interno del PLR ci sono anche le ambizioni dei singoli: con ben 6 gran consiglieri per 4 distretti che non si ripresentano, la sfida interna si fa più accesa.  I candidati per dirla con il presidente Speziali "picchieranno come fabbri" sulle priorità del partito: mercato del lavoro, ambiente ed energia, formazione e sanità”. I macro-temi contenuti nel programma politico liberale-radicale della prossima legislatura.

La cosiddetta "Offensiva liberale" poggia su tre pilastri: libertà, coesione e progresso. Una visione in cui il cittadino non rivendica solo diritti ma, attraverso il senso del dovere, è responsabile per sé e per il bene comune. La contropartita è uno Stato efficace che garantisca e favorisca le libertà, anche di fare impresa, creando i presupposti per l’insediamento di nuove realtà, attraverso una fiscalità attrattiva per persone fisiche e giuridiche.

In questo quadro la burocrazia è snella ed agevolata dalla digitalizzazione, vero e proprio vettore di una semplificazione dei processi. L’innovazione è stimolata e la scuola fa da bussola per indirizzare i giovani verso il mondo del lavoro. C’è infine l’ambiente. Per il PLR la transizione ecologica non può prescindere dallo sviluppo economico e sociale. Un’ecologia senza ideologia.

Lista 2-MPS e indipendenti

Alla luce del risultato storico del 2019 il Movimento per il socialismo ha deciso di non mandare in pensione lo slogan “L’opposizione siamo noi”. E proprio il taglio delle rendite pensionistiche degli impiegati statali è una delle battaglie di piazza e istituzionali che la piccola forza di sinistra sta sostenendo con vigore. La tattica adottata da Pino Sergi e compagni rimane quella di martellare su precisi temi e tentare di bloccare dai banchi del Parlamento le decisioni del Governo e della maggioranza del Gran Consiglio. È indubbio che dal 2011, dall’entrata di Matteo Pronzini in Parlamento, il numero di interrogazioni e interpellanze sia cresciuto esponenzialmente. Da inizio legislatura fino a fine 2022, Pronzini aveva presentato 67 atti parlamentari a cui si aggiungono i 21 di Angelica Lepori. L’MPS usa pienamente gli strumenti a propria disposizione.

Per queste cantonali l’obiettivo è confermare tre parlamentari, con una lista per il Consiglio di Stato composta oltre ai già citati Pronzini e Lepori, dall’altra uscente Simona Arigoni, da Matteo Poretti e Luca Torti. 39 sono invece i candidati sulla lista per il Gran consiglio. 

L’obiettivo non scontato è difendere quanto guadagnato negli anni. La crescita compiuta dal Movimento, con l’exploit del 2019, nelle ultime tornate elettorali era stata agevolata dalle alleanze dapprima con il Partito comunista, poi con il Partito operaio e popolare, ad aprile l’MPS sarà affiancato solo da alcuni indipendenti.

Foto CdT/Zocchetti
Foto CdT/Zocchetti

L’opposizione detta sopra si traduce in una lotta a tutto campo contro il sistema capitalista. In ambito internazionale con la condanna senza se e senza alla guerra. In ambito ambientale con la proposta di adottare un eco-socialismo. In ambito fiscale con una maggiore pressione per grandi imprese e globalisti. C’è poi la lotta per un salario minimo di 4500 franchi, con maggiori controlli e più diritti per i lavoratori. Migliorare le condizioni di lavoro di insegnanti e personale sanitario è un altro dei punti dell’agenda dell’MPS. Nel programma elettorale una voce specifica è dedicata ai diritti delle donne, con la richiesta di un potenziamento di asili nido e doposcuola pubblici e con l’istituzione di una sezione specifica dell’ispettorato del lavoro.

Lista 3-PVL e Giovani Verdi Liberali

In Ticino la storia dei Verdi Liberali è piuttosto recente. Affacciatisi per la prima volta sulla scena cantonale con le elezioni del 2015, il partito nutre grandi ambizioni per questa tornata elettorale. Già nel 2019, ottenendo l’1.04% delle preferenze, l’entrata in Parlamento era mancata per un soffio e nel corso di questo quadriennio lo sparuto gruppo di aderenti legati ai valori del partito svizzero, si è strutturato maggiormente con una sezione giovanile e tre sezioni distrettuali. L’interesse suscitato da questo progetto si vede anche nella crescita del numero di candidati in Gran consiglio passati in 8 anni da 9 a 39.

Per la corsa al Consiglio di Stato, i Verdi Liberali si affidano a Mirco De Savelli un giovane imprenditore e startupper, all’ex PPD e Ticino & Lavoro Sara Beretta Piccoli, al fondatore del partito e presidente del WWF Ticino Massimo Mobiglia, alla manager medico Cinzia Marini e a Claudio Boër, professore d’ingegneria meccanica e già vicepresidente della SUPSI. 

Foto FB/Verdi liberali Ticino
Foto FB/Verdi liberali Ticino

Le idee del partito ruotano attorno ai concetti di efficienza e sostenibilità, applicate ai macrotemi di energia e ambiente, economia e lavoro, sanità e socialità e mobilità. Ridurre gli sprechi, incentivare i comportamenti meritevoli, sostenere l’economia e le nuove idee sono al centro del programma politico dei Verdi Liberali.

Il presidente nazionale ha definito i Verdi liberali una start-up, tema peraltro caro al partito. A Berna le ambizioni sono di entrare nella stanza dei bottoni, a Bellinzona di varcare le porte del Parlamento e portare - e questo è lo slogan della campagna – "nuova energia per il Ticino". Una possibilità tutt’altro che remota, alla luce dell’evoluzione positiva che ha conosciuto il partito. Ipotesi concreta anche secondo i sondaggi RSI.

Lista 4-Più Donne

È indubbio che con la lista Più Donne, Tamara Merlo abbia avuto un’idea tanto semplice quanto efficace. Dopo la burrascosa fine dell’avventura fra le fila dei Verdi, nel 2019 la deputata e la collega Maristella Patuzzi hanno mantenuto il loro posto in Gran Consiglio grazie al 2.07% dei voti. Voti ottenuti pescando da un elettorato variegato, dalla destra alla sinistra. 

Dicevamo dell’idea: proporre una lista composta solo da donne è stato dirompente e ha inciso anche sui consueti dati statistici delle candidature. Un primo successo sulla via della parità di genere è stato raggiunto ancora prima del voto, ma la lista Più donne non si presenta a queste cantonali nel ruolo di comparsa. Col cambio in corsa in Parlamento fra Maristella Patuzzi e Maura Mossi Nembrini e con la coordinatrice Tamara Merlo, saranno tre le candidate al Consiglio di Stato che hanno maturato un’esperienza a Palazzo delle Orsoline. A loro si aggiunge Giada Untersee, nel comitato del Consiglio cantonale dei giovani. Quattro candidate per il Consiglio di Stato, 56 per il Gran Consiglio.

Foto Ticinonews
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Tamara Merlo insiste molto sul fatto che Più Donne non è un partito ma una lista che condivide un punto fermo “la Parità come priorità”, una bussola che guida l’azione politica.  Al di fuori dei temi strettamente legati alla parità di genere, invero ben pochi, alle rappresentanti di Più Donne è data facoltà di scelta secondo coscienza. Come per altri partiti minori, il mancato accesso alle commissioni parlamentari si traduce in un’intensa attività durante le sedute del Gran Consiglio. Sono pochi i temi su cui in particolare Tamara Merlo non prenda posizione nel corso dei dibattiti.

Pur avendo una connotazione tendenzialmente progressista la lista non è agganciata ideologicamente alla destra o alla sinistra, e si posiziona fisicamente in un salomonico centro del Parlamento. Le priorità della lista restano legate alla parità salariale, alle pari opportunità fra donne e uomini e alla promozione della conciliabilità fra la lavoro e famiglia. La lotta alla violenza domestica, alle molestie sul posto di lavoro e nella scuola e quella per la giustizia per le vittime di abusi sono centrali nell’azione di Più Donne. 

Lista 5-Partito comunista e Partito Operaio Popolare

Il Partito comunista ha trovato nel Partito Operaio e Popolare un alleato per queste elezioni cantonali. All’estrema sinistra dello scacchiere le geometrie sono cambiate nel corso del quadriennio ma la storia insegna i benefici di un’unione d’intenti.

Il POP nelle passate elezioni aveva contribuito all’exploit dell’MpS. L’alleanza col PC è una garanzia in più per la difesa degli uscenti Massimiliano Ay e Lea Ferrari. Entrambi gli esponenti comunisti si presentano anche sulla lista per il Consiglio di Stato, affiancati dal membro della direzione del partito Alberto Togni, dal già vicesindaco di Chiasso Marco Ferrazzini e dal segretario politico del POP Gianfranco Cavalli. Sono invece 61 i candidati al Gran Consiglio, per la lista più giovane di queste elezioni con una media 33,3 anni.

Foto Ticinonews
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I punti d’incontro fra PC e POP sono stati condensati nella piattaforma comune che si prefigge l’obiettivo di dare un’alternativa credibile a favore della neutralità, del lavoro e del servizio pubblico e consolidare quella che viene definita l’opposizione propositiva dei comunisti in Parlamento. Le posizioni di questa alleanza di sinistra sono chiare. Lo Stato deve essere garante d’impieghi di qualità, con salari che salvaguardino il potere d’acquisto delle classi lavoratrici. La scuola dal canto suo deve assicurare pari opportunità agli studenti. In quest’ottica il servizio pubblico deve essere forte e per sostenerlo nei molteplici ambiti della società, non si possono fare sconti fiscali ai più abbienti. PC e POP insistono molto sul ruolo dello Stato, anche in ambito ecologico, con sanzioni per i grandi inquinatori. In questo quadro l’ente pubblico deve mirare alla sovranità energetica e alimentare.

L’opposizione della lista 5 è netta contro la privatizzazione del servizio pubblico, contro la liberalizzazione del mercato del lavoro, il precariato e gli accordi bilaterali con l’Unione europea. Nel corso di questi mesi la posizione sul conflitto ucraino ha fatto molto discutere, ma per PC e POP si tratta di una visione coerente di una Svizzera al 100% neutrale e non allineata, che non prende posizione nei conflitti fra Stati terzi.

Lista 6-Avanti con Ticino e Lavoro

Ancora prima di aver trovato un nome e un’alleanza il progetto politico di Amalia Mirante ed Evaristo Roncelli aveva fatto colare fiumi d’inchiostro, con l'uscita dei due dal Partito socialista. Lasciata alle spalle la sonora bocciatura del congresso PS, Mirante e Roncelli hanno deciso di andare Avanti con Ticino & Lavoro, il nome della Lista numero 6. Una lista piena, con 90 candidati al Gran Consiglio e 5 per il consiglio di Stato: oltre ai già citati fondatori di Avanti, anche Giovanni Albertini, Sladjana Pansera e Paolo Muschietti.

Foto Ticinonews
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Fra le ambizioni dei due movimenti c’è quella di riuscire in un incredibile quanto improbabile colpaccio e portare Amalia Mirante in Consiglio di Stato. Un’aspirazione che nasce dal risultato personale ottenuto dall’economista alle passate elezioni: al secondo posto sulla lista del PS. In questo progetto Mirante dovrebbe essere il vettore di un approccio diverso alla politica, capace d’intercettare voti dai delusi in particolare dall’attuale politica economica e da un funzionamento definito "castale" nell’assegnazione di appalti e posti pubblici.

Né di destra né di sinistra, potremmo definire Avanti con Ticino & Lavoro una somma di movimenti centristi a lato dell’attuale composizione del Parlamento. Il tema del lavoro è il caposaldo attorno a cui ruota questo progetto politico. Una visione in cui Stato ed economia sono interconnessi e contribuiscono allo sviluppo di un Cantone sano, competitivo e florido che fornisca opportunità formative e professionali ai suoi cittadini.

La priorità è data ai lavoratori residenti, con incentivi alle aziende che reclutano personale sul mercato interno. In quest’ottica anche la scuola deve permettere ai giovani sbocchi professionali di qualità. Non solo il Cantone, anche la Confederazione deve tornare ad occuparsi del lavoro in Ticino, portando posti federale a sud delle Alpi. Ci sono infine tre grandi riforme proposte dai due movimenti a sostegno dell’entrata o del ritorno sul mercato del lavoro: quella dell’orientamento professionale, degli uffici regionali di collocamento e dell’assistenza.

Oltre ai temi del lavoro in questa campagna è stata lanciata una petizione affinché negli ospedali venga introdotta la pet therapy.

Lista 7-Il Centro e Giovani del Centro

Lanciando la corsa a queste cantonali Fiorenzo Dadò non ha nascosto i rischi che corre il partito che per la prima volta si presenta ad un appuntamento elettorale come Il Centro. Per il Consiglio di Stato, Raffaele De Rosa dovrebbe dormire sonni tranquilli, sebbene, come da tradizione del partito, i candidati che affiancano l’uscente sulla lista per il Governo a detta dello stesso presidente sarebbero tutti in grado di assumere la carica.

Al fianco dell’uscente, il partito ha schierato il capogruppo in Parlamento Maurizio Agustoni, il già vicesindaco di Locarno Paolo Caroni, il vicepresidente cantonale Giorgio Fonio e la già presidente della sezione di Lugano Laura Tarchini. Una lista che sintetizza l’anima sociale e sindacale del partito e quella più orientata all’economia e all’imprenditoria. La lista dovrà fungere d’avanguardia nella lotta per la difesa dei seggi in Gran Consiglio. In questo senso il compito ai suoi candidati per il Governo è di motivare la base per tamponare e perché no fermare definitivamente la lenta emorragia di voti.

Foto CdT/Putzu
Foto CdT/Putzu

In vent’anni, l’allora PPD ha lasciato sul campo quasi l’8% dei voti, tradotto in una perdita di 7 seggi in Gran Consiglio. Fra polarizzazione delle posizioni dell’elettorato e l’ulteriore frammentazione del Parlamento, la possibilità di un’ulteriore erosione è concreta. Cinque dei sedici membri del gruppo parlamentare non si ripresenteranno alle elezioni. La loro partenza dà certamente spazio a dinamiche interne che potrebbero aggiungere sale alla corsa, ma per capire l’effetto concreto bisognerà aspettare che le bocce siano ferme. Vada come vada, per il Centro – e scusate il bisticcio di parole – al Canton Ticino serve un centro politico forte, capace di conciliare libertà, solidarietà e responsabilità, i tre pilastri del programma di legislatura.

Come per il PLR, a cui Fiorenzo Dadò ha teso la mano per il prossimo quadriennio, lo Stato deve essere garante delle libertà personali, mentre il cittadino ha la responsabilità di concorrere al bene comune. La famiglia è considerata il pilastro della società e l’azione politica deve far sì che vengano rispettati e riconosciuti il suo spazio e il suo ruolo. La politica deve sostenere la natalità e la conciliabilità fra il lavoro e la cura dei propri cari, siano essi giovanissimi o anziani. L’obiettivo a tendere è il rilancio demografico di un cantone che sta invecchiando.

Nel programma del Centro l’economia deve ruotare attorno alle persone, di pari passo con il rispetto dell’ambiente: alle aziende vanno concesse adeguate libertà e il necessario margine di manovra ma anch’esse devono essere responsabili nei confronti della comunità.

Lista 8-HelvEthica Ticino

HelvEthica Ticino è l’antenna nostrana del partito nato in Romandia nel 2021, progetto politico scaturito dal sentimento delle manifestazioni di piazza contro le misure anti-covid che aveva avuto una prima istituzionalizzazione attraverso l’Associazione Amici della costituzione, a cui numerosi esponenti anche in Ticino sono affiliati. Una casa per coloro che nutrono un sentimento di sfiducia e rigetto verso il sistema nei suoi più molteplici ambiti: dalla politica, all’economia, senza dimenticare la stampa e la comunità scientifica.

L’ambizione più profonda è condurre una rivoluzione che ribalti l’ordine stabilito e rimetta l’essere umano, nella sua accezione olistica, al centro del dibattito. Per le cantonali questo obiettivo è stato ricalibrato all’entrata in Parlamento, con una lista di 87 candidati, in cui figurano anche i 5 rappresentanti nella corsa al Consiglio di Stato: la responsabile regionale degli Amici della Costituzione Maria Pia Ambrosetti, la coordinatrice del partito Isabelle De Luca, l’imprenditore Jürg Heim, e i due medici Werner Nussbaumer e Roberto Ostinelli.

Foto © Bianca de Luca
Foto © Bianca de Luca

Le effettive chance di riuscire nell’intento sono difficili da calcolare. L’ultima esperienza politica di Nussbaumer, con la Lega Verde, aveva ottenuto lo 0.62% dei voti. Di contraltare la pandemia ha permesso di mettere in rete e far convergere numerose persone verso un certo tipo di tesi che in ambito politico si sono tradotte nei referendum lanciati contro la legge covid. Solo a fine conteggio si conoscerà la reale ampiezza della base di questo partito, che si poggia su tre punti principali: libertà, verità e neutralità.

I principi tesi verso un nuovo umanesimo, si articolano in un programma elettorale in 31 punti. Fra di essi – citiamo - "l’abolizione del controllo e dell’ingegneria sociale nascosti dietro il pretesto della sicurezza". Helvethica Ticino propone inoltre una moratoria sul 5G e l’abolizione di programmi di formazione scolastica che puntano sulle nuove tecnologie digitali, quali la DAD, il metaverso e la robotica. In ambito sanitario si chiede che la Svizzera esca dall’OMS e che vengano riconosciute le terapie energetiche, come la medicina quantica.  Coerenti alle proprie posizioni, gli aderenti mettono in dubbio l’origine antropica del cambiamento climatico e – citiamo – si oppongono a "qualsiasi programma di geoingegneria già in corso all’insaputa della maggioranza della popolazione".

Lista 11-UDC

L’Unione Democratica di centro si presenta a queste elezioni cantonali con ben poco da perdere. Sia in Svizzera che in Ticino, i sondaggi pre-elettorali danno il partito in crescita. Lo sanno loro, lo sanno le altre forze di destra, a cominciare dalla Lega con cui l’UDC ha stretto un accordo elettorale. Il primo risultato di questa intesa è la lista per il Consiglio di Stato: al fianco di tre leghisti il partito ha presentato il proprio presidente cantonale Piero Marchesi e il deputato Paolo Pamini. Scendendo in campo il consigliere nazionale e sindaco di Tresa non ha mai nascosto l’ambizione di entrare in Governo anche a spese del compagno di lista, l’uscente Claudio Zali.

Sempre secondo i sondaggi il tentativo dovrebbe andare a vuoto e il cambiamento auspicato dallo slogan elettorale del partito sarà rimandato di almeno quattro anni a profitto della continuità perno della comunicazione leghista. Un discorso che si applica solo all’esecutivo perché nella corsa al Parlamento l’UDC parte da una posizione di tutta tranquillità. Dopo il mezzo tonfo del 2007, che era costato un seggio, la crescita del partito è stata costante.

A queste cantonali non si ripresenteranno due uscenti, ma i 7 seggi occupati dai democentristi non sono in bilico, anzi, verosimilmente cresceranno a discapito dei cugini leghisti.

Foto Ticinonews
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In questi anni il partito ha fatto suoi soprattutto i temi di natura economico-finanziaria, portandoli all’occorrenza anche di fronte al voto popolare. In tal senso l’UDC si fregia di aver ottenuto sei successi di fronte al popolo. Fra questi c’è l’approvazione dell’iniziativa elaborata per il pareggio di bilanci entro il 2025 agendo sulla spesa, conosciuta ai più come "Decreto Morisoli". Una sintesi, applicata ai conti pubblici, della posizione demoncentrista sul ruolo dello Stato, riassumibile con l’adagio “meno è meglio”.

La filosofia abbracciata dall’UDC professa una società in cui lo Stato è ridotto all’essenziale, né opprimente, né paternalista, né dirigista. In quest’ottica il benessere si ottiene togliendo le briglie alle iniziative private, alleggerite dalla pressione di tasse, imposte e burocrazia. Un principio estendibile anche ai rapporti Confederazione e Cantoni, con quest'ultimi che dovrebbero avere maggiori libertà.

Oltre a una politica economica smaccatamente liberista, sulla sua piattaforma di legislatura l’UDC perora la causa di una scuola che educhi alla competizione, alla solidarietà e all’eccellenza. In ambito sociale le proposte demoncentriste tendono all’abbattimento di una politica di aiuti.

Lista 12-Partito socialista, GISO e Forum Alternativo

Per il partito socialista l’avvicinamento a queste elezioni cantonali è stato piuttosto burrascoso, quando nelle intenzioni iniziali l’avvicendamento in Consiglio di Stato doveva quasi avvenire in modo naturale.

Superata questa prima fase di dibattito e microscissione, il PS ha potuto procedere secondo programma ritrovando nei Verdi un prezioso alleato. La lezione delle federali di quattro anni fa, quando il fronte progressista si è presentato compatto, è stata un prezioso insegnamento che ha permesso di portare Marina Carobbio agli Stati. La già prima cittadina svizzera oggi è il nome di punta sulla lista rossoverde, con un piede a Palazzo delle Orsoline. Al suo fianco lo studente 22enne Yannick Demaria che prosegue il percorso di rinnovamento sulla lista socialista iniziato quattro anni fa, quando per il Consiglio di Stato figuravano gli attuali co-presidenti, Laura Riget e Fabrizio Sirica.

Foto CdT/Putzu
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Una strategia riflessa anche nella lista per il Gran Consiglio, con 90 candidati provenienti dal Partito, della Gioventù socialista e del Forum Alternativo, e una media di età sotto i 45 anni. A loro il non semplice compito di difendere gli attuali 13 seggi socialisti. Da inizio millennio i risultati elettorali sono in discesa e nell’ultima tornata elettorale hanno toccato il 14.47%. Le ambizioni dei partiti minori riconducibili all’area progressista potrebbero minare il numero dei rappresentanti PS in Parlamento, in un Cantone in cui la maggioranza dell’elettorato è tendenzialmente più rivolta verso il centrodestra.

Malgrado delle premesse non favorevoli, almeno per quanto riguarda il Parlamento dato che il passaggio di consegne fra Bertoli e Carobbio è dato praticamente per certo, il Partito socialista è sceso in campo senza compromessi, puntando su una campagna dalle tinte orgogliosamente rosse che si poggia sullo slogan “noi stiamo dalla parte di…”.

Dalla parte degli assicurati con le misure atte a ridurre il peso dei premi di cassa malati e con una sanità capillare e al tempo stesso razionale per ridurre i costi. In ambito sociale il PS combatte il concetto secondo cui la fiscalità è un valido strumento di socialità. Lo Stato in questo senso deve attuare una politica sociale forte proteggendo i cittadini, soprattutto gli anziani, dal rischio povertà. I cavalli di battaglia nel mondo del lavoro sono un salario minimo di almeno 4000 franchi, una settimana lavorativa di 32 ore, medesimi stipendi e accesso al mercato del lavoro per uomini e donne. La scuola deve essere inclusiva, come del resto dev’essere la società tutta. Infine, il partito spinge per una svolta ecologica sia in ambito energetico che di gestione del territorio.

Lista 13-Lega dei Ticinesi

Gli ultimi anni non sono stati facili per la Lega dei Ticinesi. Umanamente il movimento di via Monte Boglia in questi ultimi anni è stato confrontato con dei pesanti lutti, che hanno lasciato un vuoto ai vertici. Si sono profilati nuovi volti al fianco dei due consiglieri di Stato uscenti: Norman Gobbi e Claudio Zali che si presentano a queste elezioni cantonali con due approcci distinti. Per il direttore del Dipartimento istituzioni la rielezione sembra una formalità. Forte della sua popolarità online e in presenza, Gobbi ha circoscritto la sua campagna a dei conviviali appuntamenti gastronomici. 

Più complicata la situazione per il direttore del Dipartimento del Territorio, inseguito dal presidente UDC Piero Marchesi. In risposta alla minaccia interna Zali ha giocato la carta dell’uscente, attingendo anche ai progetti del suo dipartimento, prove tangibili della sua azione politica. Aggiungiamo che la politica ambientale portata avanti dall’ex giudice non dispiace all’elettorato non leghista, che alla prima sfida elettorale affrontata nel 2015 lo premiò, permettendogli di essere il candidato più votato. Secondo i sondaggi lo sgambetto dell’UDC non dovrebbe avvenire, ma per evitare brutte sorprese via Monte Boglia ha voluto schierare al fianco degli uscenti il capogruppo in Gran Consiglio Boris Bignasca, a rappresentare il bastione luganese e la spesso evocata anima barricadera della Lega.

Foto CdT/Putzu
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Sebbene la corsa al Consiglio di Stato sia l’argomento più chiacchierato, la vera sfida per la Lega è il Parlamento. Dopo gli exploit dei primi anni dieci il movimento ha perso slancio. Fra il 2015 e il 2019 sono stati lasciati sul campo 4 seggi e stando ai sondaggi ad aprile altri due degli attuali 18 posti leghisti potrebbero essere in bilico. Aggiungiamoci anche che due uscenti non si ripresentano: i luganesi Enea Petrini e il sindaco della città Michele Foletti.

Per un pezzo da 90 che saluta la politica cantonale, ci sono 90 candidati pronti a difendere la posizione in Gran consiglio, con i temi storicamente cari al movimento. Anzitutto la salvaguardia del mercato del lavoro, con la protezione della manodopera indigena e con una scuola che deve rimanere selettiva per preparare i giovani alla vita reale. In questi mesi la Lega si è profilata come partito del ceto medio: attraverso una politica di sgravi, la restituzione delle riserve in esubero degli assicuratori malattia e un potenziamento dell’offerta atta a conciliare lavoro e famiglia. 

Sempreverdi della politica leghista sono i temi dell’immigrazione e del frontalierato. Per chi varca ogni giorno la frontiera la lega propone una tassa d’entrata. I titolari di permesso B non devono avere accesso alle prestazioni sociali, mentre per gli asilanti occorre ridurre la spesa pubblica.

Lista 14-Verdi del Ticino

L’onda verde che si era manifestata nel 2019 si è affievolita, facendo scendere di qualche posizione il tema climatico nella lista delle preoccupazioni della popolazione. Quanto questa situazione impatterà sul risultato dei Verdi del Ticino ce lo diranno le urne, ma un buon insegnamento che il partito ecologista ha tratto quattro anni fa è che presentare all’elettorato un fronte progressista compatto può dare risultati eccezionali e per certi versi insperati.

Da questa evidenza è nata l’alleanza con il partito socialista che si estenderà oltre le cantonali. Ma concentriamoci su aprile perché gli ecologisti hanno occupato i due posti risultato dell’accordo rosso-verde con la loro co-coordinatrice Samantha Bourgoin e con la rappresentante del movimento giovanile Nara Valsangiacomo. Posto che l’obiettivo di questa lista d’area è agevolare l’entrata in Consiglio di Stato di Marina Carobbio, la vetrina della corsa elettorale per il Governo resta utile per ribadire i temi che sono da sempre appannaggio del partito e soprattutto per difendere la rappresentanza ecologista all’interno del Parlamento.

Foto CdT/Zocchetti
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Come per altre forze d’area, la moltiplicazione di liste riconducibili alla sinistra può erodere voti, in un contesto che come abbiamo detto in entrata non è più quello del 2019, con la frenesia delle piazze e l’attenzione dei media sulla situazione climatico-ambientale. L’evoluzione delle passate tornate elettorali con una crescita fino al 2011 e il livellamento dei risultati attorno al 6%, alla vigilia del voto permette di immaginare che, come minimo, i Verdi continueranno ad avere il proprio gruppo rappresentato nelle Commissioni del Gran consiglio, resta da capire se i seggi ecologisti rimarranno 6, dopo una legislatura con diversi cambi in corsa e con due uscenti che non si ripresentano.

Nel corso degli anni le posizioni del partito non sono sfiorite e per la prossima legislatura i Verdi propongono anzitutto una conversione completa alle rinnovabili entro il 2040, con importanti misure di risanamento ed efficientamento del parco immobiliare. La svolta energetica può essere sostenuta da nuove misure fiscali.

In ambito di territorio, il partito perora la causa di una pianificazione orientata alla salvaguardia del verde, con uno sviluppo delle infrastrutture viarie dedicate al trasporto pubblico e alla mobilità lenta.

Aperti alla possibilità di una settimana lavorativa più corta, I Verdi sostengono un salario minimo e insistono sull’importanza della responsabilità sociale delle imprese. La scuola deve integrare e deve veicolari i temi dell’equità e della diversità. In ambito sanitario il partito sposa la causa di una cassa malati unica.

Lista 15-Dignità ai Pensionati

Con Dignità ai pensionati Donatello Poggi tenta di rientrare in Parlamento, dopo il tentativo mancato con il Fronte degli indignati nel 2015 e una pluriennale esperienza come parlamentare dapprima nel Partito del lavoro e in seguito nella Lega dei Ticinesi.

Foto Ticinonews
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Il nome di questo movimento, che vede nel vicesindaco di Giornico il coordinatore e candidato unico, è anche il suo programma. Si parte dalla constatazione che le condizioni dei pensionati sia peggiorata, con un aumento del rischio di povertà per questa importante fetta di popolazione. Fra le proposte pronte all'uso ci sono: l'introduzione della 13esima AVS, la riduzione del 50% del costo del biglietto del trasporto pubblico per i pensionati e la creazione di un "notariato di Stato" che possa offrire una consulenza legale e notarile a prezzi inferiori rispetto agli studi di avvocatura.

L'obiettivo di Dignità ai Pensionati è entrare in Gran Consiglio e allearsi volta per volta con i partiti che portano proposte a favore della popolazione anziana.

Lista 16-Movimento MontagnaViva

Negli anni le intenzioni di MontagnaViva sono rimaste intatte, granitiche. Lo scopo del movimento creato da Germano Mattei rimane quello di portare all’attenzione della politica le problematiche legate alle zone periferiche che costituiscono una parte preponderante del territorio cantonale, con il sogno sempreverde di avere un giorno il Dipartimento montagna. Alla prima prova delle urne, nel 2015, MontagnaViva aveva creato la sorpresa, grazie a quell’1.24% dei voti che aveva permesso a Germano Mattei di entrare in Gran Consiglio, ma al secondo esame popolare l’elettorato aveva destinato pochi voti di lista al movimento, pur premiando il suo fondatore con quasi 15mila voti personali.

Foto Ticinonews
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È un terzetto quello che compare sulla lista per il Gran Consiglio composto da Germano Mattei, dal presidente della ProVerzasca Marcel Bisi e dall’allevatore biaschese Mauro Magginetti. Tre candidati, che si fanno portavoce di alcuni dei temi più sentiti nelle valli ticinesi, su cui i riflettori del fondovalle sono stati puntati per la problematica lupo. Il canide in questi ultimi anni ha dato grande risalto alle difficoltà cui è confrontata l’economia alpestre e attorno alla perorata richiesta di regolazione della specie, portata avanti in prima linea proprio da Mattei, si è costituito un solido gruppo di sostenitori, in primis fra gli allevatori esasperati dalla situazione. Sarebbe però errato ridurre il programma politico di MontagnaViva alle predazioni compiute dal lupo.

L’obiettivo del movimento è creare condizioni quadro più favorevoli per chi sceglie di vivere e di lavorare nelle valli. A cominciare dal realizzare un moltiplicatore comunale uniformato all’80% con la creazione di un fondo di solidarietà per le zone periferiche sostenuto dai comuni che possono scendere sotto questa soglia.

Inoltre, MontagnaViva chiede che non si perdano posti di lavoro pubblici e che si riportino i corsi di ripetizione in valle. In ambito territoriale, in senso ampio, il movimento propone di ridurre i tassi d’interesse sui prestiti agricoli, di abolire la tassa sui letti freddi, di introdurre una moratoria di trent’anni per le costruzioni abusive e intervenire concretamente per salvare i rustici.

Fra le varie richieste formulate dal movimento di Germano Mattei c’è pure il varo d’iniziative a difesa e promozione del dialetto nelle scuole, nell’amministrazione e nella formazione di adulti: come introdurlo fra i requisiti nei concorsi pubblici.