
Il colosso bancario UBS ha scelto di "integrare completamente" il suo rivale Credit Suisse in Svizzera, il cui marchio scomparirà. Lo ha annunciato oggi la stessa UBS, senza rivelare immediatamente le conseguenze dell'operazione sui posti di lavoro. "La piena integrazione rafforzerà i punti di forza che fanno di UBS la banca leader in Svizzera", preservando al tempo stesso la concorrenza sul mercato elvetico, ha affermato in un comunicato il ceo Sergio Ermotti. Il trasferimento graduale a UBS dovrebbe essere completato nel 2025.
"La soluzione migliore per tutti"
L'integrazione è la soluzione migliore nell'interesse di tutti, scrive la banca. La concorrenza sul mercato svizzero rimane forte, sostiene UBS. Le banche cantonali continueranno infatti a detenere insieme la maggiore quota di mercato. Secondo i piani, UBS e le attività svizzere di Credit Suisse (CS) continueranno a operare come società separate fino alla fusione legale prevista per il 2024. Il marchio Credit Suisse e le sue attività commerciali saranno mantenuti fino al trasferimento dei clienti e dei sistemi. L'obiettivo è di completare l'integrazione di tutto Credit Suisse entro la fine del 2026.
Quali conseguenze per i dipendenti?
UBS non ha fornito cifre concrete sul numero di posti di lavoro che saranno eliminati nel corso dell'integrazione. Tuttavia, i risparmi sui costi che UBS intende realizzare nel corso dell'integrazione del CS forniscono un'indicazione. UBS punta a ridurre i costi lordi di circa 10 miliardi di dollari (8,8 miliardi di franchi). L'istituto vuole inoltre raggiungere un rapporto costi-ricavi - un indicatore chiave nel settore - inferiore al 70%, rispetto all'attuale 88,9%. Alla fine di giugno, l'agenzia di stampa statunitense Bloomberg ha riferito, sulla base di fonti anonime, che la metà dei dipendenti di Credit Suisse, ossia circa 35'000 posti, sarebbero stati soppressi. I dipendenti della banca d'investimento a Londra, New York e in Asia sarebbero i più esposti al rischio di perdere il posto di lavoro. Secondo i documenti pubblicati oggi, alla fine di giugno i due gruppi bancari riuniti contavano circa 119'100 posti equivalenti a tempo pieno. Alla fine del 2022, i due gruppi combinati avevano 123'077 dipendenti.
Utile record
Nel secondo trimestre UBS ha conseguito un utile record di 28,9 miliardi di dollari (25,6 miliardi di franchi), che include un utile contabile di pari importo derivante dal fatto che l'istituto concorrente è stato rilevato - anche con l'aiuto di garanzie statali - a un prezzo nettamente inferiore al suo valore. Al netto di questo fattore - cosiddetto goodwill (avviamento) negativo - nonché delle spese legate all'integrazione e degli oneri di acquisizione, l'utile ante imposte del gruppo è stato di 1,1 miliardi di dollari, si legge in un comunicato diffuso di primo mattino. Il guadagno netto della sola UBS si è attestato a 2 miliardi, in linea con i 2,1 miliardi dello stesso periodo del 2022. Per il solo CS, che da giugno appartiene ufficialmente al nuovo gruppo UBS, si registra una perdita ante imposte di 8,9 miliardi di dollari, che scende a 4,3 miliardi escludendo gli effetti legati all'acquisizione. La base di clientela di Credit Suisse si è "sostanzialmente stabilizzata", con una raccolta netta di depositi di 18 miliardi nel periodo aprile-giugno e un andamento positivo che sta proseguendo anche nel terzo trimestre. UBS ha da parte sua continuato ad attrarre denaro: nell'amministrazione patrimoniale ha raggiunto il più alto afflusso netto di nuovi capitali in un secondo trimestre da oltre dieci anni a questa parte, con 16 miliardi di dollari. Anche in questo caso, lo slancio continua. In totale, a fine giugno il gruppo UBS aveva in gestione patrimoni per 5'530 miliardi di dollari, rispetto ai 4'184 miliardi di fine marzo, cioè prima dell'acquisizione di CS. La banca è ottimista anche per quanto concerne il futuro degli affari: le incertezze rimangono, ma la fiducia dei clienti nella gestione patrimoniale è migliorata. "Prevediamo flussi netti positivi di nuovi attivi nelle nostre attività di gestione patrimoniale e asset management", conclude l'istituto.
Ermotti: "Stiamo riconquistando la fiducia dei clienti"
"A due mesi e mezzo dalla chiusura dell'acquisizione di Credit Suisse, non sprechiamo tempo per creare vero valore per tutti i nostri stakeholder" - letteralmente portatori di interesse: termine che include azionisti, clienti, dipendenti, ecc. - "da una delle fusioni bancarie più grandi e complesse della storia", afferma Ermotti, citato nel comunicato diffuso di primo mattino. "Stiamo riconquistando la fiducia dei clienti, riducendo i costi e intraprendendo le azioni necessarie per realizzare economie di scala che ci permetteranno di focalizzare meglio le nostre risorse e indirizzare gli investimenti per la crescita futura", prosegue il dirigente che ha assunto la guida operativa del gruppo il 5 aprile (dopo essere già stato Ceo dal novembre 2011 all'ottobre 2020). "Questa combinazione rafforzerà la nostra posizione globale come azienda di primo piano: una di cui il nostro mercato svizzero può essere orgoglioso", si dice convinto il 63enne. "Siamo onorati da questo compito e dalla responsabilità che ci è stata affidata".