
Una nuova febbre dell'oro ha contagiato i mercati mondiali nell'ultimo trimestre dell'anno. Dall'inizio del 2025 il rialzo delle quotazioni del metallo prezioso per eccellenza è stato del 72,84%. La crescita è stata continua e progressiva fino allo scorso 30 settembre, quando ha chiuso a quota 3'812 dollari l'oncia. Da allora sono seguiti tre mesi di progresso a ritmo inarrestabile. A Santo Stefano l'oro ha chiuso a 4'514 dollari, toccando un massimo di giornata 4'531 e segnando un nuovo record con un progresso a fine seduta di oltre il 18,4%.
Gli altri metalli
È andata bene anche per l'argento, sui massimi dal marzo del 2011, che ha chiuso ieri con un balzo del 4,2% a 74,89 dollari l'oncia, toccando in giornata un picco di 75,63 dollari e mettendo a segno un guadagno del 158,5% dal 1 gennaio al termine delle contrattazioni di ieri. Simile il rialzo del platino (+158,3%), che ha chiuso la seduta del 26 dicembre con una crescita del 4,42% a 2'536,41 dollari l'oncia, mentre il palladio ha guadagnato da gennaio il 102,4%, con un balzo del 6,2% a 1'883,85 dollari l'oncia a fine seduta.
E il greggio?
Ben diversa è la dinamica dei prezzi del greggio. I nuovi spiragli che si stanno aprendo tra Russia e Ucraina lo mantengono su livelli toccati lo scorso aprile e, prima ancora, nell'ottobre del 2021. Il West Texas Intermediate (Wti) ha ceduto il 2,76% a 56,74 dollari al barile il 26 dicembre, segnando il maggior calo da metà novembre, e il Brent il 2,57% a 60,64 dollari. Nel primo caso il ribasso da inizio anno è del 20,89% (il maggiore dal 2020), mentre nel secondo è del 18,76%.
