Economia
Dazi, l'incertezza fa crollare la domanda
Redazione
20 ore fa
Dopo l'accordo tra Stati Uniti e Unione europea, la Svizzera è ancora in attesa di conoscere il suo destino. Nel frattempo, l'incertezza sul tema sta sferrando un duro colpo all'industria meccanica, elettronica e metallurgica, anche in Ticino.

Sono giorni di estenuante attesa per l’industria ticinese. Dalla sua sede di Mezzovico, il Ceo della Tecnopinz segue con attenzione le trattative sui dazi. L’incertezza che sta vivendo la Svizzera, commenta Nicola Tettamanti, che è anche presidente nazionale di Swissmechanic, ha fatto crollare la domanda. "Le aziende faticano a ricevere commesse proprio perché chi produce, dalle automobili all’elettronica, mette in pausa gli investimenti, in attesa di avere maggiore chiarezza. Pertanto, in Svizzera, così come in Europa, la domanda di produzione attualmente è molto bassa".

Manca poco

Il tempo stringe: venerdì scade l’ultimo termine fissato dagli Stati Uniti per l’entrata in vigore dei dazi. E, da quanto trapelato finora da Berna, la Svizzera dovrebbe figurare tra i paesi prossimi a un accordo. "Posso pensare che gli Stati Uniti - osserva Tettamanti - abbiano dapprima voluto concludere la discussione con i paesi dal peso economico più importanti. L’accordo con l’Europa potrebbe essere la base a cui la Svizzera potrebbe agganciarsi per trarre qualche beneficio. Mi sorprenderebbe molto se entro fine mese non arrivasse nessuna risposta e la Svizzera si trovasse con il 31% dei dazi: sarebbe uno scenario catastrofico".

Mercato con del potenziale

Il colpo sarebbe infatti doloroso per l’industria meccanica ed elettronica, un settore già da tempo sotto pressione. "I conflitti internazionali, la crisi dell’automotive in Germania, le problematiche della Cina come consumatore e dell’orologeria svizzera ci stanno accompagnando da anni", elenca Tettamanti. "L’industria di cui la nostra azienda fa parte è in una situazione problematica già da due anni. E ora il Liberation Day di Trump ha scombussolato tutti gli equilibri con un effetto shock che le aziende stanno cercando ancora adesso di assorbire e di capire". Proprio l’export verso gli Stati Uniti della Tecnopinz, ad esempio, aveva raggiunto l’anno scorso l’8%. Non mancavano le prospettive di crescita, anche per compensare settori "come l’orologeria o l'automotive. Purtroppo, ci siamo però ritrovati con un mercato attraente ma reso lontano da mere questioni politiche".

Si spera in un dazio di favore

Ma quindi in cosa sperano le industrie ticinesi, considerando anche quanto raggiunto con l’Europa? "Secondo le notizie pubblicate dalla stampa, sembrerebbe che alcuni settori come l’aeronautica e i macchinari industriali possano essere esenti da dazi. Questo ci fa sperare che per il comparto industriale questi dazi saranno minori o perlomeno sostenibili. Essendo un partner collaborativo, per la Svizzera sarebbe auspicabile raggiungere un dazio di favore, ad esempio del 10%. Ciò compenserebbe anche il problema valutario che abbiamo con l’euro e con il dollaro".