Economia
“Con Covid il potere è passato dal cittadino all’azionista”
Immagine Shutterstock
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Keystone-ats
3 anni fa
Lo afferma George Ugeux, presidente di una banca d’investimento a New York e docente universitario, riferendosi al picco raggiunto da Wall Street nel pieno dell’emergenza pandemica: “Gran parte dei fondi statali sono finiti in borsa, non a chi ha bisogno”

Nella crisi del Covid il contribuente è corso in soccorso dell’azionista: le operazioni di salvataggio dell’economia praticate sulla scia della pandemia hanno accelerato la presa del potere dei detentori di azioni sul comune cittadino. È la critica mossa da Georges Ugeux, presidente di una banca d’investimento a New York, ex dirigente di Wall Street e docente universitario.

“Aumento colossale della ricchezza di chi investe in borsa”
“Non esiste un’uguaglianza assoluta, ma bisogna trovare un sistema equo”, argomenta oggi in un’intervista alla radio RTS l’esperto che è stato dal 1996 al 2003 vice presidente del New York Stock Exchange (NYSE, la borsa della città americana) ed è attualmente Ceo della banca Galileo Global Advisors. “Quello che è avvenuto negli ultimi anni è stato un aumento colossale della ricchezza di coloro che erano in borsa in rapporto a chi vi era escluso, un sistema nutrito dalle aziende e i loro dirigenti, ma anche dagli enti pubblici”.

Picco del Dow Jones in piena pandemia
Il 76enne ricorda come il 24 novembre 2020 il Dow Jones - listino principale della borsa di New York - ha superato per la prima volta i 30’000 punti, proprio in un momento di piena crisi pandemica e lockdown. “Si è arrivati veramente al punto in cui l’influsso dell’economia reale sulla borsa è diventata meno importante di quella dei capitali”, sostiene lo specialista.

Aiuti statali andati alla finanza
Durante la pandemia le banche centrali hanno iniettato 9000 miliardi di dollari nei mercati e gli stati si sono indebitati in modo notevole. “È evidente che una parte dei soldi è servita per sostenere coloro che soffrivano per le conseguenze dell’epidemia, ma una buona parte - e le banche centrali non potevano ignorarlo - è confluita in borsa”. Secondo il docente di finanzia internazionale alla Columbia University di New York sono stati messi a disposizione troppi soldi: “In sei settimane lo stesso importo impiegato in dieci anni dopo la crisi finanziaria del 2008”, osserva. “Il sistema non poteva assorbire queste somme”.

In pratica i cittadini si sono mossi per aiutare gli azionisti. “A partire dal momento in cui gli stati si sono indebitati e il debito è stato sottoscritto dalle banche centrali questi soldi sono effettivamente del contribuente: la metà di questi importi si sono ritrovati in borsa e hanno fatto rialzare i corsi, perché più viene iniettato denaro e più le azioni salgono”. Questo ha avuto un effetto ben tangibile: “Dal momento dello scoppio della pandemia, nel marzo del 2020, quando vi è stata la correzione, la borsa è salita del 130%”.

Disparità fiscale
Ma come fa l’azionista a prendere potere sul cittadino? “Ci sono diversi meccanismi, fra cui appunto l’ineguaglianza rispetto all’aiuto pubblico”, risponde l’interpellato. “Ma uno dei principali è la disparità di trattamento davanti al fisco: le imposte delle imprese sono fortemente calate e oggi nell’Ocse meno del 10% delle risorse dello stato viene dalle aziende, il 90% viene dal resto, vale a dire da lei e da me”, spiega Ugeux rivolgendosi all’intervistatore. “È stata aumentata l’imposizione sui consumi e sui salari”.

Intanto i manager si arricchiscono. “I dirigenti delle società vengono remunerati in rapporto ai corsi di borsa e hanno usato gli strumenti a loro disposizione, in particolare i riacquisti di azioni, per farli salire. Tutto va nella stessa direzione: un dirigente d’impresa non sarà mai in difficoltà per aver ridotto l’impiego, ma se tocca il dividendo rischia di perdere il suo lavoro”, afferma l’esperto con doppia cittadinanza belga e americana. “Il dividendo è diventato sacro”.

Ugeux - che per due anni è stato fra l’altro anche monaco benedettino - cita pure Raghuram Rajan, ex governatore della banca centrale indiana, professore a Chicago ed ex capoeconomista del Fondo monetario internazioanle (Fmi) secondo il quale lo stato e i mercati hanno abbandonato le comunità.

La “Santa Alleanza” tra capitale, impresa e Stato
Che fare? Secondo il banchiere “è impensabile poter distruggere la santa alleanza fra i grandi patrimoni, le grandi imprese e i governi: essa è talmente potente che il cittadino sarebbe un Don Chisciotte se tentasse di lottarvi contro”. Lo specialista propone però una decina di misure concrete, pragmatiche e accettabili politicamente, che individualmente non sono rivoluzionarie e che possono essere adottate senza distruggere il sistema. “Per esempio, riguardo al riacquisto di azioni, le aziende dovrebbero spiegare perché lo fanno, non devono semplicemente poterlo fare, senza dire magari che lo fanno unicamente per aumentare il corso azionario e arricchire i dirigenti”.

Speranza nei fondi sostenibili, necessaria educazione finanziaria
Ugeux fa presente anche i volumi sempre più importanti dei fondi sostenibili. “Se il cittadino capisce quello che sta succedendo, ha i mezzi per intervenire con un effetto leva che permetterà di riequilibrare le cose. Il problema è che troppo a lungo gli si è nascosto quello che stava accadendo”. Importante a suo avviso è anche l’educazione alla finanza: oggi un adolescente può giocare in borsa senza nemmeno sapere cosa sia. Su tutto quanto l’economista ha scritto un libro pubblicato alcuni giorni or sono: “Wall Street à l’assaut de la démocratie: Comment les marchés financiers accroissent les inégalités” (Wall Street all’assalto della democrazia: come i mercati finanziari aumentano la disuguaglianza).

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