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Verso il voto: la limitazione
Foto CdT/Gabriele Putzu
Foto CdT/Gabriele Putzu
Filippo Suessli
4 anni fa
Il popolo svizzero dovrà decidere sul futuro della libera circolazione. Marco Chiesa e Alex Farinelli a confronto

I cittadini svizzeri negli ultimi decenni sono stati chiamati più volte alle urne per dettare la linea nei rapporti con l’Unione europea e i paesi vicini in generale. Ma quella di domenica 27 settembre potrebbe essere la madre di tutte le votazioni: l’iniziativa “Per un’immigrazione moderata (Iniziativa per la limitazione)”, infatti, chiede di mettere fine all’accordo di libera circolazione con l’UE. Gli interessi a confronto sono pesanti: da un lato vi sono le conseguenze negative per il mercato del lavoro interno, dall’altro vi sono gli altri accordi bilaterali che sarebbero annullati dal voto svizzero. Per capire meglio il tema abbiamo messo a confronto Marco Chiesa, consigliere agli Stati e presidente dell’UDC, il partito che ha lanciato l’iniziativa, e Alex Farinelli, consigliere nazionale PLR e membro del comitato interpartitico per in No.

La clausola ghigliottina

Uno dei temi principali di questo voto è la cosiddetta “clausola ghigliottina”. Gli Accordi bilaterali I, firmati da Svizzera e UE il 21 giugno del 1999, sono stati approvati dal popolo il 21 maggio dell’anno successivo e sono in vigore dal 2002. Il pacchetto è composto da sette accordi: nella redazione Svizzera e UE hanno ritenuto che solo nel loro complesso i contratti fossero vantaggiosi per entrambi, così li hanno uniti indissolubilmente, decretando che cadendo uno, cadono tutti.

I Bilaterali I

Oltre alla libera circolazione delle persone, il pacchetto comprende altri sei contratti: Ostacoli tecnici al commercio, Appalti pubblici, Agricoltura, Trasporti terrestri, Trasporto aereo e Ricerca. Prima dei Bilaterali I, invece, erano già stati firmati l’accordo di Libero scambio (entrato in vigore nel 1973), quello sulle Assicurazioni (1993) e quello sul Trasporto di merci (1991) poi sostituito nel 2011 da quello su Facilitazione e sicurezza doganali. Ma vediamo gli accordi che andrebbero a cadere in caso di sì.

Foto CdT/Gabriele Putzu
Foto CdT/Gabriele Putzu

1. Libera circolazione delle persone
I cittadini svizzeri e quelli dell’UE sono liberi di scegliere dove lavorare e vivere, questo a determinate condizioni. Sono state introdotte anche delle misure di accompagnamento per proteggere i lavoratori.

2. Ostacoli tecnici al commercio
Questo accordo permette il riconoscimento reciproco degli attestati di conformità per la maggior parte dei prodotti industriali. In questo modo le prescrizioni per l’immissione di un prodotto sul mercato svizzero e su quello europeo sono compatibili.

3. Appalti pubblici
Prevede l’obbligo di gara d’appalto internazionale per alcuni acquisti pubblici. Questo permette alle aziende svizzere di accedere a mandati di altri Stati o enti pubblici europei, paritariamente quelle europee hanno accesso a quelli svizzeri.

4. Agricoltura
Sopprime i dazi e i contingenti di importazione per i formaggi e gli ostacoli non tariffari al commercio. Ha introdotto concessioni tariffarie per frutta e verdura, orticoltura, carne essiccata e vino. Nel 2011 è stato aggiunto il riconoscimento reciproco delle denominazioni di origine ontrollata (DOP) e delle indicazioni geografiche protette (IGP).

5. Ricerca
Università, imprese e privati svizzeri possono partecipare ai programmi quadro di ricerca europea dal punto di vista scientifico, tecnologico ed economico. Questo prevede quindi anche che la Svizzera versi una quota di partecipazione (oltre sei miliardi di franchi tra il 2007 e il marzo 2018), mentre le università, le aziende e i privati possano ricevere finanziamenti europei (oltre 3,5 miliardi tra il 2007 e il marzo 2018).

6. Trasporto aereo
Le compagnie aeree svizzere ed europee hanno accesso ai entrambi i mercati del traffico aereo, quelle svizzere godono delle stesso condizioni delle concorrenti europee.

7. Trasporti terrestri
Il trasporto stradale e ferroviario di persone e merci in Svizzera e UE è liberalizzato, entrambi gli attori puntano a trasferire il traffico merci transalpino dalla gomma alla ferrovia. Ha introdotto la tassa sul traffico pesante e aumentato a 40 tonnellate il limite massimo di peso per i TIR.

Gli altri accordi

Sono poi numerosissimi gli altri accordi bilaterali, i quali non sono messi a rischio dalla clausola ghigliottina. Tra questi occorre citare lo scambio automatico di informazioni (2017), Dublino (2008), Schengen (2008), che fanno parte dei Bilaterali II. Tutti questi non cadranno automaticamente in caso di sì.

Gli argomenti dei favorevoli

Foto CdT/Chiara Zocchetti
Foto CdT/Chiara Zocchetti

Secondo i promotori dell’iniziativa, rescindere l’accordo sulla libera circolazione delle persone avrà alcuni effetti: la fine dell’effetto sostituzione di lavoratori svizzeri con manodopera straniera UE. Sarà tutelata la superficie coltivata e boschiva che sarebbe necessaria per dare alloggi e infrastrutture a una popolazione in crescita, questo permetterà di far scendere i prezzi degli alloggi e avrà conseguenze anche sul traffico e l’ambiente in generale. Le aziende potranno continuare ad assumere manodopera altamente qualificata, mentre si bloccherà l’arrivo di lavoratori non qualificati. Nell’argomentario dei favorevoli si parla anche di scuola, la presenza nelle classi di molti bambini che parlano altre lingue spingerebbe verso il basso la qualità formativa; di aiuti sociali a cui ricorrerebbero più spesso gli stranieri dell’Ue; e sicurezza, essendo più alta la quota di stranieri che delinquono rispetto alla quota di stranieri nella popolazione.

Gli argomenti dei contrari

Foto CdT/ Chiara Zocchetti
Foto CdT/ Chiara Zocchetti

I contrari sono un gruppo più eterogeneo rispetto ai favorevoli: si trovano infatti, oltre al Consiglio federale, associazioni economiche, sindacati, molti partiti e associazioni di categorie interessate. Anche gli argomenti, quindi, sono più variegati. In sintesi, però, il Consiglio federale ritiene che gli Accordi bilaterali siano positivi per la Svizzera e le sue imprese, sia per quanto riguarda l’accesso al mercato europeo che per trovare la manodopera che non si trova nel Paese. Secondo il Governo “l’iniziativa non risolve alcun problema, anzi causa ulteriori difficoltà alla Svizzera”.

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