Decoder
Verso il voto: il congedo paternità
Foto Shutterstock
Foto Shutterstock
Il 27 settembre si deciderà se dare o meno la possibilità al neo-genitore di fruire di dieci giorni lavorativi di congedo paternità dopo la nascita del figlio. Giorgio Fonio e Michele Moor a confronto

Un congedo paternità di due settimane (10 giorni lavorativi) di cui tutti i neo padri potranno beneficiare o in blocco o a giornate singole durante i primi sei mesi dalla nascita del figlio o della figlia. Questo è uno dei temi alla prova delle urne il prossimo 27 settembre appoggiato dal Parlamento e dal Consiglio federale. Si tratta, in modo specifico, del controprogetto indiretto all’iniziativa popolare “Per un congedo di paternità ragionevole – a favore di tutta la famiglia”, poi ritirata. Un eventuale “no” al controprogetto in questione implicherebbe un’altra votazione sull’iniziativa, sempre che i promotori non decidano di ritirarla definitivamente. Per capire meglio il tema abbiamo messo a confronto Giorgio Fonio, Vicesegretario OCST e Michele Moor, imprenditore, entrambi membri del Ppd.

Nessun congedo in Svizzera
In Svizzera, attualmente, non sussiste alcun diritto a un congedo di paternità disciplinato dal diritto federale. A livello europeo è l’unico Paese dove dopo la nascita del figlio, il papà può far valere il diritto a un congedo nel quadro dei “giorni di libero usuali”. Generalmente ora viene concesso un congedo di uno o due giorni.

Finanziato tramite IPG
Il progetto riprende alcuni aspetti già applicati nel congedo maternità. Tra questi, le modalità di finanziamento: il congedo verrebbe finanziato mediante le indennità di perdita di guadagno (IPG). Quest’ultima presuppone delle condizioni tra cui l’esercizio di un’attività lucrativa al momento della nascita dei figli, assicurazione obbligatoria ai sensi dell’Avs nei 9 mesi precedenti alla nascita e allo svolgimento di un’attività lucrativa per almeno 5 mesi. Durante il congedo il padre riceverebbe l’80% del suo stipendio medio, ma la somma non potrebbe oltrepassare 196 franchi al giorno.

230 milioni di franchi
L’Ufficio federale delle assicurazioni sociali stima che al momento dell’entrata in vigore il costo del congedo paternità si attesterà a 230 milioni di franchi. Per coprire, invece, i costi supplementari l’aliquota di contribuzione IPG deve essere portata a 50 centesimi per mille franchi di salario: questo aumento è assunto per metà dal datore di lavoro.

Gli argomenti del “sì”
Il Parlamento e il Consiglio federale sottolineano l’esigenza di introdurre per tutti i padri un diritto minimo di congedo in caso di nascita di un figlio o una figlia. Il congedo paternità permetterebbe al padre di partecipare maggiormente all’accudimento del neonato e favorire la ripartizione collaborativa dei ruoli all’interno della famiglia. Concedere al padre solo uno o due giorni non è più al passo con le esigenze della società moderna. Per questo motivo la soluzione elaborata nel controprogetto viene definita da Parlamento e Consiglio federale sostenibile ed equilibrata da un punto di vista di costi e di organizzazione. A favore del congedo anche il comitato “Il congedo paternità subito!” che sostiene come la Svizzera sulla questione posta alle urne sia ferma all’età della pietra.

Gli argomenti del “no”
Il comitato referendario “No al costoso congedo paternità“ giudica il progetto un onere troppo eccessivo per le tasche della Confederazione. Inoltre, è in contrasto con la natura primaria delle assicurazioni sociali, introdotte per lottare contro lo stato di bisogno e la povertà. In questo senso la paternità non è un rischio che necessita di una copertura da parte di un’assicurazione sociale. I sostenitori puntano il dito sulle detrazioni salariali che sarebbero maggiori e insostenibili per lo più per le piccole e medie imprese. Infine, i referendisti temono che dire “sì” al progetto possa aprire la strada a soluzioni più impegnative e costose, come un congedo parentale di 30 settimane.

Foto Shutterstock
Foto Shutterstock

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata