Decoder
Matrimonio per tutti, sì o no?
Immagine CdT/Zocchetti
Immagine CdT/Zocchetti
Nel nostro Decoder una guida per capire il tema al voto il prossimo 26 settembre e le voci di favorevoli e contrari

Entra nel vivo la campagna sul matrimonio per tutti, tema in votazione il prossimo 26 settembre. I comitati contrari e favorevoli hanno preso posizione in questi giorni, esponendo le loro argomentazioni in merito alla modifica del Codice civile che, se entrerà in vigore, permetterà alle coppie omossessuali di sposarsi. Dal 2007, le coppie dello stesso sesso possono registrare la loro unione. Non si tratta però di matrimonio vero e proprio, che è invece legale in sedici paesi europei. Per cambiare la situazione, i Verdi liberali hanno lanciato nel 2013 un’iniziativa parlamentare. Un comitato di rappresentanti dell’Unione democratica federale e dell’UDC ha lanciato un referendum contro questa modifica di legge che, secondo i primi sondaggi, trova i favori della maggioranza dell’elettorato.

Cosa cambia con il disegno di legge
Con la revisione della legge, le disposizioni che attualmente disciplinano il matrimonio si applicherebbero in futuro anche a quelli fra persone dello stesso sesso. Di conseguenza, non sarà più possibile costituire nuove unioni domestiche registrate: il matrimonio sarà l’unica forma di rapporto giuridicamente riconosciuta. Esistono sostanziali differenze giuridiche fra matrimonio e unione domestica registrata. L’unione domestica prevede meno diritti nell’adozione di bambini, nel ricorso alla donazione di sperma e alla naturalizzazione agevolata, nel caso in cui uno dei due partner sia straniero.
Se la revisione entrasse in vigore, i partner che hanno già contratto un’unione domestica registrata potranno comunque continuare a restare vincolati da tale istituto giuridico. Allo stesso tempo, chi lo desidera potrà convertire l’unione domestica registrata in matrimonio, senza ostacoli burocratici.
Il progetto prevede inoltre adeguamenti alle disposizioni del diritto internazionale privato. Attualmente il matrimonio celebrato all’estero da una coppia omosessuale è infatti riconosciuto in Svizzera quale unione domestica registrata.

GLI ARGOMENTI
“Non si toglie niente a nessuno. Si riconosce invece un diritto: tutti – se lo vogliono – possono sposarsi: etero e omosessuali”. È con queste parole di Alex Farinelli che potremmo riassumere il principale argomento a favore del matrimonio per tutti, ovvero la parità dei diritti, invocata a gran voce dai sostenitori della nuova versione della legge.

Figli al centro delle discussioni
Tuttavia, il nocciolo delle preoccupazioni del comitato referendario non verte tanto sul matrimonio in sé, quanto sulla possibilità per le coppie dello stesso sesso di avere figli. “Credo che la nostra società – commenta Piero Marchesi, membro del comitato per il “No” – sia cresciuta anche basandosi sulla famiglia, al cui interno ci sono un padre e una madre. Sono valori che io ritengo vadano protetti. Le coppie omosessuali devono avere più diritti. Fra questi, però, non ci deve essere un accesso automatico alla possibilità di avere figli”.

“Una concezione superata dalla realtà”
È la difesa della famiglia tradizionale. Questa concezione, tuttavia, sarebbe ormai “superata dalla realtà”. Lo sostiene Michela Trisconi di Pro Familia Svizzera, associazione mantello delle organizzazioni familiari elvetiche: “Per noi, il concetto di “famiglia” raggruppa tutte le modalità di vita in comune in cui c’è un rapporto stabile e un progetto di vita. Ciò può includere etero e omosessuali, come anche le famiglie monoparentali, sempre più numerose”.

Donazione di sperma e utero in affitto
Fra i maggiori punti controversi della modifica di legge, spicca l’accesso alla donazione di sperma per le coppie lesbiche. Tutte le donne sposate, indipendentemente dall’orientamento sessuale, potranno infatti farvi ricorso.
E se la donazione del seme è esplicitamente citata nel testo posto all’esame del popolo, nel dibattito si è inserita anche la delicata questione dell’utero in affitto: “Non è un tema in votazione”, taglia corto Farinelli, che poi spiega: “Per introdurre questa possibilità, si dovrebbe modificare un’altra volta la legge e andremmo ancora una volta a votare davanti ai cittadini. Agitare lo spauracchio – conclude il consigliere nazionale Plr – di una possibile modifica che potrebbe, forse, arrivare un domani, non è un buon motivo per dire “no” a una riforma che riconosce una realtà esistente”.

“Un passo alla volta verso pratiche nuove”
Secondo Marco Romano, co-presidente del comitato nazionale contrario, la strada è però tracciata: “Nei dibattiti parlamentari è stata introdotta all’ultimo minuto una discussione sulla liberalizzazione della medicina riproduttiva”. Per Romano, è solo l’inizio di una “tattica del salame”, che sfocerà nella legalizzazione di pratiche oggi non ancora consentite. Quello del 26 settembre – si teme – potrebbe essere solo l’inizio di un percorso politico verso l’utero in affitto o la selezione di figli “à la carte” su base genetica.

I bambini in vendita
È su tali questioni che il comitato per il “no” intende fare riflettere il popolo (e impostare la campagna). Così si spiega il ricorso ai controversi cartelloni con i bambini “in vendita”, che hanno sollevato un vero e proprio polverone. “Il cartellone serve a svegliare un dibattito che stava dormendo”, dichiara Marco Romano. “Un dibattito negato, basato esclusivamente sul ‘sì, ci vogliamo bene! sì, lo vogliamo!’ Il vero dibattito deve portare sul destino dei bambini”. Se l’obiettivo era fare discutere, è stato certamente centrato. Lo riconosce anche Piero Marchesi: “Fino a una settimana fa del matrimonio per tutti non si parlava. Oggi si comincia a farlo”.

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