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La Svizzera e quel seggio al Consiglio di Sicurezza
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Ginevra Benzi
2 anni fa
Sono due i seggi non permanenti che si liberano all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, uno dei quali di interesse della Confederazione, che sta lavorando a questa candidatura da più di dieci anni. Non si è però fatta attendere una mozione inoltrata dall’Udc al Nazionale, che ne chiedeva il ritiro in favore della neutralità. La mozione è stata tuttavia respinta

In questi giorni, alla luce di quanto sta accadendo in Ucraina, l’Udc aveva chiesto un ritorno alla “neutralità integrale” presentando una mozione al Consiglio Nazionale, dove si chiedeva il ritiro della candidatura al Consiglio di Sicurezza Onu e dove si sottolineava come l’adozione delle sanzioni contro la Russia da parte della Confederazione stia silurando la tradizionale neutralità armata della Svizzera, che fino ad oggi “ci ha consentito di passare indenni attraverso gli accadimenti drammatici della Storia”. La mozione è stata in seguito bocciata dal Nazionale, che ne ha poi illustrato i motivi. Ma a cosa serve effettivamente questo organo delle Nazioni Unite e come opera? Nel nostro decoder tutto quello che c’è da sapere su questa organizzazione.

L’Onu in breve
Era il 1945 quando dopo sei lunghi anni di conflitti, la Seconda Guerra Mondiale giungeva finalmente al termine. Ma quando si chiude un capitolo relativo a un conflitto di quella portata niente è più come prima ed è necessaria una ricostruzione generalizzata della pace. L’Organizzazione delle Nazioni Unite è nata proprio per questo scopo: 51 Stati membri le hanno dato vita con il fine ultimo di rafforzare la pace internazionale, la sicurezza e le buone relazioni tra i vari Paesi, così come promuovere lo sviluppo economico e sociale e garantire il rispetto dei diritti umani. Oggi l’Organizzazione conta 193 Stati membri e rimane l’unica organizzazione dove è possibile discutere temi di valenza globale con il coinvolgimento di tutti i Paesi e gli attori interessati. La principale caratteristica dell’Organizzazione è da ricercare nell’universalità unica che ha rispetto ai temi trattati, nonché per la sua composizione, partecipazione ai processi decisionali e per l’elaborazione di norme e standard internazionali. Importante sottolineare come l’Onu benefici di una legittimità a livello mondiale senza pari. La sua sede è situata su territorio internazionale a New York, mentre i principali uffici si trovano a Ginevra, Vienna e Nairobi. Per far fronte agli svariati compiti, le Nazioni Unite hanno istituito molteplici organi, programmi straordinari e agenzie specializzate. Fra questi, c’è il Consiglio di Sicurezza.

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Il Consiglio di sicurezza dell’Onu
Al fine di mantenere la pace e la sicurezza internazionali, il 26 giugno del 1945 le Nazioni Unite hanno istituito il Consiglio di Sicurezza, che conta attualmente cinque membri permanenti (Cina, Francia, Regno Unito, Usa e Russia) e dieci membri non permanenti. Il Consiglio ha quindi la “responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale”. Nel caso si debba votare su questioni non procedurali, come ad esempio l'utilizzo di misure dirette per la risoluzione di conflitti, è necessaria la maggioranza di almeno nove voti sui quindici totali, nonché il voto favorevole di tutti e cinque i membri permanenti.

Diritto di veto
Tuttavia, l’approvazione unanime dei cinque membri permanenti porta frequentemente a un veto sulle risoluzioni discusse dal Consiglio, nel caso in cui anche solo uno di loro si opponesse al resto dell’organo. Un esempio passato di questo è da ricondurre all’Urss, che per ben cinque volte applicò il veto all'ingresso nell'Onu dell'Italia che, di conseguenza, fu ammessa nelle Nazioni Unite solo nel 1955. A partire dagli anni ’70, il Paese che ha maggiormente usato lo strumento del veto sono gli Stati Uniti, che se ne servono ordinatamente contro qualsiasi condanna dell’operato israeliano su suolo palestinese. Anche Mosca negli ultimi dieci anni vi ricorre spesso per i conflitti che la coinvolgono, come Georgia, Siria e recentemente Ucraina.

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Le misure d’azione del Consiglio
Il Consiglio può disporre di misure provvisorie nel caso considerasse necessario prevenire il peggioramento di una situazione, senza però pregiudicare diritti, richieste e posizioni delle parti coinvolte. Per indirizzare gli Stati membri verso certi comportamenti, il Consiglio può invece intraprendere misure non implicanti la forza (come ad esempio blocchi economici o embarghi), ma anche misure dove la forza è necessaria, come azioni di polizia a livello internazionale nel caso in cui uno Stato si rivelasse colpevole di aggressione, minaccia o violazione della pace o nel caso fosse teatro di una guerra civile (es. Rwanda, Siria, Nicaragua).

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Svizzera e Onu
Dal 10 settembre 2002, anche la Svizzera è diventata membro Onu, aprendo quattro missioni permanenti presso le sedi Onu di Ginevra, New York, Vienna e Roma. Dopo 20 anni dalla sua adesione, la Svizzera ha deciso di candidarsi per la prima volta a un seggio biennale non permanente presso il Consiglio di Sicurezza. La candidatura della Confederazione è stata inoltrata nel 2011 a seguito di ampie consultazioni con il Parlamento e da quel momento l’Esecutivo e le due Camere l’hanno confermata più volte.

La candidatura della Svizzera al Consiglio di Sicurezza
Candidandosi, la Svizzera intende rinforzare il suo impegno in favore della pace e della sicurezza, sia all’interno dell’Onu sia globalmente. Come spiegato sul sito della Confederazione, la possibile adesione della Svizzera al Consiglio, che verrà votata a giugno a New York, rappresenta un importante strumento di promozione per gli interessi e i valori di politica estera della Svizzera ed è inoltre in linea con l’impegno relativo alla politica di pace della Confederazione. È bene sottolineare che l’adesione al Consiglio non comporterebbe alcun obbligo giuridico, politico o finanziario supplementare verso l’Organizzazione. Inoltre, secondo Berna, la candidatura come membro non permanente al seggio è compatibile con la neutralità rossocrociata.

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La mozione Udc e la risposta di Cassis
“È il Consiglio di Sicurezza dell'Onu che decide chi va in guerra e chi va in pace. L'appartenenza della Svizzera a questo corpo di superpotenze distrugge la credibilità della nostra neutralità e può potenzialmente portare il nostro paese nel cuore di conflitti sanguinosi”. È quanto si legge nella mozione inoltrata al Nazionale dall’Udc, che chiedeva di ritirare la candidatura elvetica per il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,specialmente alla luce di quanto sta accadendo in Ucraina.

“La Svizzera non solo deve astenersi da qualsiasi azione militare, ma non deve nemmeno partecipare alla guerra economica dichiarata contro la Russia. Insomma, rimaniamone fuori” ha ribadito il consigliere nazionale Udc Roger Köppel. Non si è dunque fatta attendere la replica del capo del Dipartimento federale degli affari esteri Ignazio Cassis, il quale ha fermamente difeso la candidatura elvetica al Consiglio di Sicurezza, appellandosi ai valori della Confederazione che poggiano sul rispetto del diritto e nella ricerca della pace anche in tempi bui come questi. Secondo il consigliere federale ticinese, il ritiro della candidatura, a cui si sta lavorando da circa dieci anni, darebbe un brutto colpo alla credibilità del Paese e alla prevedibilità della nostra politica estera.

Internazionalmente la candidatura svizzera è vista di buon occhio
Se a livello nazionale manca coesione, a livello internazionale la candidatura svizzera è vista di buon occhio e non sembra suscitare dibattito. Secondo il capo della Divisione Onu del Dfae, Frank Grütter, il diritto di neutralità non ha infatti alcun ruolo nelle decisioni del Consiglio di Sicurezza: “Non avremo obblighi, non dovremo né inviare truppe né rafforzare i contingenti di mantenimento della pace”. Anche il vicepresidente dell’Ipi (International Peace Institute) Adam Lupel sostiene la candidatura elvetica, spiegando che “la neutralità può anche migliorare la posizione negoziale”. “Visto da New York, il possibile ruolo della Svizzera non è da minimizzare. Sarebbe meglio posizionata di molti altri stati per superare i limiti del veto delle grandi potenze”. Lupel ha poi sottolineato come sia “convinto che la Svizzera possa dar prova di efficacia nell’organo esecutivo dell’Onu in questo periodo difficile che si è appena aperto. La guerra in Ucraina non farà che peggiorare le divisioni. E questa situazione può offrire un’opportunità per un paese come la Svizzera”.

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