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L’Ambasciata a caccia di articoli “antirussi”
Immagine Twitter @RusEmbSwiss
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Daniele Coroneo
2 anni fa
La rappresentanza diplomatica di Mosca a Berna già si occupava della critica di contributi giornalistici svizzeri considerati ostili nei confronti della Russia, ma quest’attività sembra essersi intensificata dall’invasione dello scorso 24 febbraio

Nelle ultime settimane è diventata una delle principali mansioni del servizio stampa dell’Ambasciata russa in Svizzera: dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, avvenuta lo scorso 24 febbraio, gli addetti alla comunicazione della rappresentanza diplomatica di Mosca a Berna vanno a caccia di articoli “antirussi”, o presunti tali, pubblicati sulle principali testate d’Oltralpe, provando a smontarne pezzo per pezzo le tesi e la credibilità. Il conflitto ha solo intensificato un’attività sistematica di critica di testi giornalistici considerati ostili che risale almeno al 2019.

Come si può leggere nella versione in lingua tedesca del sito dell’Ambasciata, dallo scorso 24 febbraio sono finiti sotto la lente dell’Ambasciata otto articoli pubblicati dal Blick, dalla Neue Zürcher Zeitung, dalla Luzerner Zeitung e dal Tages-Anzeiger, oltre a una presa di posizione generale anche in risposta agli articoli sul tema apparsi sui media svizzeri e intitolata “Sulla situazione di Mariupol”, datata 11 marzo, a pochi giorni di distanza dall’attacco russo alla clinica ostetrica della città portuale del Sud dell’Ucraina. Questo è stato bollato dall’Ambasciata a Berna come una messinscena ucraina, con foto costruite ad arte volte a screditare la Russia. “Riteniamo necessario verificare prima i fatti per la loro credibilità, prima di accusare di nuovo la Russia, per di più ufficialmente”, anche in riferimento alle condanne giunte dal Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) sulle attività russe a Mariupol.

“Da anni conoscevamo le posizioni del giornalista”
Dopo la presa di posizione sui fatti di Mariupol, il lavoro di “smontaggio” dell’Ambasciata si è quindi concentrato sull’articolo “Vladimir il distruttore”, pubblicato dalla Nzz l’11 marzo, nel quale veniva messo in evidenza come l’avanzata russa in Ucraina stesse portando desolazione non solo nel Paese invaso, ma anche nella stessa Russia. “Eravamo a conoscenza da anni, ben prima dell’inizio dell’operazione speciale russa a protezione del Donbass, della prospettiva univoca dell’autore, il giornalista svizzero A. Rüesch, sugli avvenimenti legati al nostro Paese”, scrive il servizio stampa dell’Ambasciata, mettendo in dubbio l’onestà dell’autore dell’articolo.

Discredito
Le insinuazioni sulla mancanza di oggettività e sulla parzialità degli autori degli articoli, così come delle testate che ospitano i loro contributi, sono in effetti una delle principali strategie messe in atto dal servizio stampa dell’Ambasciata russa per screditare gli articoli selezionati, assieme alla loro ridicolizzazione: “La nostra attenzione è stata attirata dalla pubblicazione su due giornali svizzeri, il 1° aprile 2022, degli articoli ‘Il memoriale russo nella Schöllenen mette Uri in imbarazzo’ e ‘Il governo urano non vuole alcuna manifestazione simbolica per la guerra in Ucraina presso il memoriale di Suvorov’. Se questi articoli erano intesi come un pesce d’aprile – prosegue l’Ambasciata – allora l’intento è chiaramente fallito, sebbene comunque sia difficile prendere sul serio le ‘idee’ che vi sono presentate”. Nei due articoli, pubblicati rispettivamente sul Tages-Anzeiger e sulla Luzerner Zeitung, si parlava della proposta formulata dall’ex procuratore pubblico urano Karl Stadler di coprire con una bandiera ucraina il grande monumento, situato sulla strada del Gottardo, dedicato alla marcia attraverso le Alpi e agli scontri con gli invasori francesi del generale russo Suvorov e del suo esercito nel 1799, nel contesto delle guerre napoleoniche.

Il monumento a Suvorov sulla strada del Passo del San Gottardo. Immagine Andermatt Turismo
Il monumento a Suvorov sulla strada del Passo del San Gottardo. Immagine Andermatt Turismo

“Eine grosse Russen-Sause”: un insulto
L’ultima presa di posizione dell’Ambasciata russa in Svizzera riguarda un articolo su un tema simile. Lo scorso 4 maggio, il Blick si era soffermato, riprendendo un articolo della Basler Zeitung, su una cerimonia che avviene ogni anno il 9 maggio nel cimitero Hörnli di Riehen (BS), il più grande della Svizzera, in occasione dell’ormai celebre “Giorno della vittoria” dell’Unione sovietica sulla Germania nazista. Nel cimitero sono infatti sepolti quattro soldati sovietici, combattenti nel secondo conflitto mondiale, accanto alla lista dei nomi di altri 19 militari dell’Urss che finirono i loro giorni nella Confederazione. Il Blick ha definito la cerimonia “eine grosse Russen-Sause”, che in italiano potremmo tradurre come “una grande carnevalata di russi”. La definizione ha fatto naturalmente saltare la mosca al naso degli addetti stampa della rappresentanza diplomatica: “Questi soldati sono fuggiti dalla prigionia nazista”, hanno precisato. Parlare di “Russen-Sause”, per l’Ambasciata, “è la peggiore presa in giro della memoria dei soldati e degli ufficiali dell’Armata Rossa morti nella Seconda guerra mondiale. L’autrice dell’articolo ha probabilmente imparato male la storia”.

Un’immagine della cerimonia del 9 maggio 2019 al cimitero Hörnli di Riehen. Immagine Ambasciata russa in Svizzera
Un’immagine della cerimonia del 9 maggio 2019 al cimitero Hörnli di Riehen. Immagine Ambasciata russa in Svizzera

“Ricordatevi degli svizzeri nelle SS”
Nella sua presa di posizione, l’Ambasciata tesse le lodi dell’esercito sovietico (“Per salvare il mondo, Svizzera inclusa, dalla “peste bruna”, sono morti 27 milioni di cittadini sovietici”), prima di insediare direttamente la posizione storica della Confederazione: “Sarebbe opportuno ricordare al Blick che circa 2’000 svizzeri hanno combattuto come volontari nelle SS durante la Seconda guerra mondiale, uccidendo non solo cittadini dell’Unione sovietica, ma anche cittadini di molti paesi europei”.

La “guerra”, fra virgolette
Viene poi ribadita la sacralità della festa del 9 maggio: “Questo giorno di festa non è per noi una presunta ‘manifestazione propagandistica’ legata alla ‘guerra’ (con le virgolette, ndr) in Ucraina, come l’autrice considera. La propaganda viene invece svolta da tutti i media occidentali e dalla stampa svizzera, ma esclusivamente ai danni della Russia nell’ambito della sua operazione militare speciale”.

Meriti al “giornalismo di qualità”
Già, perché in linea con le direttive del Cremlino, anche l’Ambasciata a Berna si rifiuta di definire quella in Ucraina una “guerra”. E, a questo proposito, i diplomatici russi si sono rivelati capaci anche di premiare il lavoro di alcuni redattori. Con il suo contributo “Un esempio di giornalismo di qualità”, il servizio stampa dell’Ambasciata, solo poche settimane prima dell’inizio dell’invasione, salutava positivamente un articolo apparso il 1° febbraio sulla Aargauer Zeitung, dal titolo eloquente: “Perché i grandi diplomatici svizzeri considerano minimo il rischio di una guerra”.

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