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I russi che scappano dall’internet sovrana
Dimostrazioni a favore della libertà di internet a Mosca nel 2019. Immagine Shutterstock
Dimostrazioni a favore della libertà di internet a Mosca nel 2019. Immagine Shutterstock
Filippo Suessli
2 anni fa
Sono esplosi i download di vpn in Russia, dopo che il Cremlino ha bloccato Facebook, Instagram e Twitter. Ma cosa sono le reti virtuali private? Cosa si rischia usandole? E cos’è il progetto russo per un’internet sovrana?

La Russia ha bloccato Facebook, Instagram e Twitter, ma i russi non vogliono rinunciarvi. Così, negli ultimi giorni, le applicazioni più scaricate nel Paese sono le vpn. Sistemi che permettono di aggirare le censure del Cremlino. Stando al sito Appfigures giovedì scorso vi sono stati mezzo milione di download. Stando ad imore, si è passati da 43mila installazioni tra il 18 e il 24 febbraio a 1,2 milioni nella settimana successiva. Ma questo non è senza rischi: dal 2017, infatti, Mosca ha bandito questi sistemi e la Russia si sta muovendo sempre più verso un’isolazione della propria rete informatica.

Cosa sono le VPN?
Le virtual private network, in italiano reti virtuali private, sono delle connessioni private che permettono a un utente, pur collegandosi attraverso internet, di avere uno scambio riservato di dati con un dispositivo o una rete locale. In questo modo è possibile, per esempio, collegarsi a una rete aziendale pur a casa in telelavoro. Una delle opportunità più sfruttate dalle vpn è poi quella di continuare a usare la rete internet simulando la propria presenza nel luogo in cui vi è il server a cui si è connessi. Questo ha fatto nascere un fiorente mercato che consente di collegarsi a server sparsi in tutto il mondo.

Per cosa vengono usate?
Le connessioni vpn vengono utilizzate per i più svariati scopi. Possono essere infatti usati per tutelare la privacy. Attraverso una rete virtuale privata, infatti, si può celare all’esterno il proprio vero indirizzo di rete. Come detto, poi, vengono sfruttate dalle aziende per consentire anche ai dipendenti a distanza di connettersi ai servizi aziendali che non sono direttamente accessibili dalla rete pubblica. Ma come spesso accade, servizi online particolarmente utili vengono sfruttati per usi più leggeri.

Guardare Netflix come gli americani
Nonostante le aziende che offrono servizi vpn pubblicizzino soprattutto finalità nobili come la tutela della privacy e la sicurezza dei dati, il loro incredibile successo è spesso legato ad altro. A causa delle complicate politiche dei diritti d’autore, molte piattaforme di streaming non permettono di guardare o ascoltare i propri contenuti all’estero oppure offrono un catalogo diversificato per una nazione o l’altra. Questo accade per esempio su Netflix che non in tutti i paesi può offrire le stesse serie o gli stessi film e molti fingono di essere negli Usa per accedere a un catalogo ben più ricco. Ma non è solo lo streaming: limitazioni legate alla localizzazione si trovano per altri servizi come le scommesse online o la consultazione di siti web bloccati in un determinato paese.

Per aggirare la censura
Ed è in questo caso che rientra il fenomeno del vpn vissuto in Russia in questi giorni. L’esplosione dei download, infatti, non è legata al catalogo di Netflix o Spotify, bensì alla possibilità di connettersi con i social network o i media bloccati dalle autorità russe. Le vpn, infatti, possono garantire ai russi la possibilità di continuare a visitare Facebook, Instagram o Twitter, ma anche media come Bbc News e Deutsche Welle.

Anche le vpn sono bandite
Ma se questi portali sono stati bloccati di recente, la mannaia della Roskomnadzor negli anni ha bloccato Reddit, LinkedIn, Dailymotion, svariate pagine di Wikipedia, l’Internet Archive’s Wayback Machine e ogni genere di sito accusato di divulgare contenuti ritenuti inappropriati non è nuova. Così come non lo è la strategia di aggirare la censura con i vpn. Tanto che è dal 2017 che in Russia è vietato il loro uso per questi scopi.

“Una più ampia strategia di censura”
“Quello di oggi è un tassello che si inserisce in una strategia molto più ampia di censura”, ci conferma l’esperto di sicurezza informatica Alessandro Trivilini. La Russia, infatti, nel 2017, vietò l’uso di sistemi di cifratura o instradamento che potesse garantire l’accesso a fonti bandite. “È vietato anche l’uso di proxy, del darkweb e di tutti quei protocolli che permettono di navigare sfruttando l’anonimato”, aggiunge Trivilini.

Il rischio di essere beccati
Vietare l’uso dei vpn è un conto, riuscire a eradicarli è un altro. In Russia molti dei grandi provider di vpn hanno chiuso e gli store di Apple e Google ne hanno rimossi molti. Anche Tor ha dismesso i suoi servizi. Ma nello sterminato campo delle reti virtuali private c’è chi riesce ancora a operare in Russia e le autorità di Mosca non riescono a bloccare tutti. Ma è sicuro utilizzare un vpn se si è in Russia? “Questi governi quando mettono una regola poi la fanno rispettare”, commenta Trivilini. Sicuramente se Mosca vorrà controllare potrà farlo: “Hanno sicuramente gli strumenti per controllare l’uso di questi software”, continua l’esperto, “quando qualcuno in territorio russo accede a una cella telefonica gestita dall’azienda di telecomunicazioni russa diventa controllabile”.

Una internet sovrana
Un disegno quello di Mosca, che negli ultimi anni ha varato numerosissime leggi che vanno a interessare l’ambito delle telecomunicazioni, che puntano alla creazione di una internet sovrana, sempre più indipendente e isolata dal world wide web. Non per niente nel 2019 la Russia ha adottato una legge per l’internet sovrana con lo scopo di mettere fine alla dipendenza della Russia dai server stranieri. La legge impone ai fornitori internet di installare apparecchiature in grado in analizzare e filtrare il traffico dati, oltre alla creazione di un sistema di sistema di nomi di dominio indipendente in grado di garantire il funzionamento della rete anche nel caso in cui vengano a mancare i collegamenti con l’estero. Una legge, comunque, che finora non si è tramutata in realtà.

I rischi dell’isolamento informatico
Un isolamento informatico che non sarebbe comunque esente da conseguenze. Durante le discussioni alla Duma, alcuni deputati vi si sono opposti in nome delle preoccupazioni per la stabilità di numerosi sistemi informatici in caso di disconnessione della Russia dal www. Le preoccupazioni sono legate al fatto che un malfunzionamento del sistema potrebbe provocare un blackout dei più svariati servizi online. Sulla riuscita dei test della cosiddetta Runet le versioni sono contrastanti. Quello che è certo è che se la Runet divenisse realtà, i sistemi vpn non funzionerebbero più.

Il caso della Cina: aperta verso l’esterno, chiusa all’interno
Ma non è solo la Russia ad avere vietato o limitato l’uso di vpn e simili. Tra gli altri paesi che hanno regolamentazioni analoghe troviamo la Cina, la Bielorussia, la Corea del Nord, il Turkmenistan, l’Uganda, l’Iraq, la Turchia, l’Oman e gli Emirati Arabi Uniti. Secondo l’esperto di sicurezza il tentativo di gestire la rete è un comune denominatore dei regimi totalitari. Il caso della Cina, però, è particolare. “In Cina la nuova legge sulla protezione dei dati, la PIPL, è in linea con quella europea e quella svizzera”. In Europa la legge in vigore è la ben nota Gdpr, mentre in Svizzera nel corso del 2023 entrerà in vigore la revisione Legge sulla protezione dei dati. “Sono simili soprattutto per quanto riguarda la definizione di dato personale”, spiega Trivilini. “Questo perché la Cina vuole essere interoperabile, vuole essere aperta verso l’esterno, ma verso l’interno le regole sono diverse”.

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