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Astano, quando un comune affonda
Foto CdT
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Filippo Suessli
3 anni fa
Il villaggio malcantonese si trova ancora nei guai e a un passo dalle elezioni comunali nessuno si vuole candidare

Più che del carinissimo laghetto, negli ultimi anni si è parlato del pantano politico in cui si trova il comune malcantonese di Astano. A causa delle finanze disastrate, gli abitanti si sono visti imporre un moltiplicatore d’imposta al 130% nel 2019, anno per cui c’è chi ha pagato migliaia di franchi di tasse in più. Nel 2020 è sceso al 110% e finalmente al 100% per il 2021, un moltiplicatore nella norma approvato poche settimane fa dall’assemblea comunale. Ma è inutile, la condizione delle finanze cittadine ha creato una situazione esplosiva dal punto di vista politico che non è ancora stata disinnescata. L’ultimo Municipio ha portato a termine la legislatura “naturale”, ma lo spostamento di un anno delle elezioni ha spinto i municipali alle dimissioni. Il Cantone, così, ha nominato un gerente per traghettare la nave alle elezioni del 18 aprile. Ora, però, c’è un altro problema: nessuno si vuole candidare.

L’appello

I candidati mancavano già lo scorso anno, tanto che era stato posticipato il termine per la presentazione delle liste. E ancora una volta la chiamata era andata a vuoto. Quest’anno sta succedendo la stessa cosa. Tanto che il gerente Stefano Besomi e il presidente dell’assemblea comunale Adriano Barchi hanno lanciato un ultimo appello alla cittadinanza. “È molto deludente e frustrante pensare che alcuni strumenti democratici che sono stati il fiore all’occhiello della nostra democrazia vengano disertati e dimenticati”, si legge nella lettera. E ancora: “La nomina di un gerente non è, come qualcuno potrebbe pensare, una soluzione alternativa al Municipio”.

“Astano, un comune senza liste” - Servizio di Teleticino del 28 gennaio 2020

Assemblee deserte

Essendo un piccolo comune, Astano non ha un Consiglio comunale, a decidere è l’assemblea. Ma anche qui, la partecipazione non è delle migliori. Lo si legge nello stesso appello alla popolazione. La sessione prevista il 18 dicembre, che doveva approvare tra le altre cose l’abbassamento del moltiplicatore al 100%, ha visto quattordici partecipanti, meno del numero legale di ventuno. Al secondo tentativo, dove cade il quorum, erano anche meno. Dieci persone che “hanno deciso l’approvazione del consuntivo, del preventivo e del moltiplicatore d’imposta per i duecentonove altri assenti”.

“Un atto politico”

La lettera del gerente e del presidente dell’Assemblea comunale, però, non è stata ben digerita da tutti. A farsi portavoce del malumore è Andrea Genola. Abitante di Astano che da tempo guida il fronte degli scontenti, prima contro il moltiplicatore imposto dal Cantone, ora contro l’elezione di un municipio che, a suo dire, non farebbe che prolungare l‘agonia del villaggio. Secondo Genola, con la lettera il gerente si è reso protagonista di “un atto politico”, che non fa parte dei compiti assegnati.

“Nessuna fiducia nel Consiglio di Stato”

“Se conoscesse i fatti e fosse stato toccato da essi sulla propria pelle saprebbe che, la maggioranza degli astanesi non va più nemmeno alle assemblee perché non ha nessuna fiducia nel Consiglio di Stato e negli Enti Locali, che li hanno usati al fine dell’aggregazione coatta di Sessa, ‘ricattandoli’ con un moltiplicatore del 110%, imponendogli poi l’illegale del 130% e paragonandoli sulla stampa ai truffatori di Leukerbad. In pratica il Cantone ha la responsabilità di avere ucciso Astano anzitempo per interesse. Ora difficilmente 5 probabilmente impreparati Municipali potranno resuscitarlo inutilmente per poi sacrificarlo ad un’inevitabile aggregazione”, scrive ancora Genola.

“Astano, inferno finanziario” - Servizio di Teleticino del 17 settembre 2019

Un’aggregazione, anzi due

Inevitabile aggregazione. Questo sembra l’unico punto su cui tutti sono d’accordo. È chiaro sia nelle prese di posizione di Genola che nell’appello alla popolazione: Astano per uscirne dovrà unirsi a un altro comune. Ma quale? Le possibilità sono due: Tresa, che nascerà ufficialmente con le prossime elezioni, o Medio-Malcantone, per cui la procedura è agli albori. Se Tresa, può poggiare sui comuni del fondovalle, Ponte Tresa, Croglio e Monteggio, dove una certa presenza industriale garantisce un po’ di agio fiscale, i comuni del Medio Malcantone non possono godere di altrettanta fortuna. Ecco quindi che Genola spinge perché Astano venga aggregato a Tresa senza passare dall’elezione di un nuovo Municipio. “Sollecitare ad Astano il mandato di municipale è la cosa peggiore che si possa fare per gli interessi degli astanesi, perché così facendo si prolunga solo l’agonia dei propri concittadini negandogli la soluzione rapida e migliore”, scriveva in una recente presa di posizione.

Una mozione che è un appello

Ed è per questo che il cittadino malcantonese ha elaborato una mozione al Municipio di Astano (che in questo caso arriva sulla scrivania del gerente). La proposta è di chiedere al Consiglio di Stato di avviare d’ufficio l’aggregazione al comune di Tresa. Difficilmente, però, la legge permetterà di evaderla prima che succeda altro. Lunedì 8 febbraio, infatti, scade il termine per la presentazione delle liste. Quello di Genola suona quindi più un appello ai concittadini. Un appello a non cedere alle lusinghe della politica, ma a lasciare il comune senza guida, così che il Cantone debba trovare lui la soluzione. E, quella auspicata, è Tresa. “Un’aggregazione ‘coatta’ in tempi brevi”, si legge infatti nella mozione, “è possibile solo in assenza del Municipio con un risparmio non indifferente non solo per gli astanesi ma per tutto il Ticino (segretario comunale non più indispensabile ecc.)”. Cosa succederà ce lo dirà il tempo, ma non dovremo attendere molto.

Disaffezione e grattacapi

Quella di Astano, che ormai va avanti da anni, è una vicenda esemplare. Ancor più esemplare in tempo di elezioni comunali. Forse è disaffezione alla politica, forse crescente individualismo. Fatto sta che in sempre più comuni mancano forze fresche in politica e le liste son riempite alla bell’e meglio. Perché, nella maggioranza dei comuni ticinesi, fare politica comunale non conviene più. È passato il tempo in cui bastava l’onore di essere chiamato “sciur sindic” e, per i meno romantici, è passato anche quello in cui in Municipio si poteva cambiare destinazione a un terreno dietro a un bicchiere di bianco. Insomma, fare politica nei piccoli comuni non è più come una volta. Lo si legge anche nell’appello alla popolazione d’Astano: “La carica pubblica oggi ha un’esposizione mediatica molto forte e, purtroppo, quasi sempre con connotazione negativa”. Per dirla in soldoni: se non si è in città, fare il sindaco porta poche migliaia di franchi e qualche milione di guai.

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