
La domenica trascorsa insieme, la famiglia riunita nonostante la separazione dei genitori. Una giornata tranquilla che - all'improvviso - si trasforma in tragedia: prima la lite, poi le coltellate mortali. Il 25enne residente a Lugano, sottoposto a fermo per l'omicidio del padre adottivo, manager luganese di 57 anni, ha ammesso di aver accoltellato a morte il genitore nella casa di Luino (Varese), in via Vittorio Veneto, dove da meno di due anni vive la madre, avvocata a Lugano. Il movente, però, non è ancora chiaro. Sentito nella notte dai carabinieri della compagnia di Luino e dal pubblico ministero di Varese che coordina le indagini, il giovane avrebbe smesso di parlare subito dopo avere confessato il delitto.
Sentiti madre e fratello
Negare di aver accoltellato il padre a morte, del resto, sarebbe stato impossibile, dal momento che l'aggressione è avvenuta sotto gli occhi di madre e fratello. Che, già ascoltati dagli inquirenti, non sono stati in grado di fornire fino in fondo una spiegazione a tanta violenza. Secondo quanto appreso dalla stampa italiana, il 25enne avrebbe ceduto a una rabbia incontenibile derivata da un delusione sentimentale, questioni intime che riguardano direttamente il giovane e non i genitori.
La dinamica
La lite culminata con l'omicidio è avvenuta all'ora di cena, poco dopo le 19.30. Il 25enne, assalito da una rabbia incontenibile, ha afferrato un grosso coltello da cucina minacciando la madre e scagliandosi poi contro il genitore. Una scena concitata, violenta, durata pochi minuti: i fendenti sferrati e il fratello minore del ragazzo - anche lui adottato come un terzo ragazzo, non presente in quel momento - che interviene in difesa del padre rischiando di essere ferito a sua volta.
Il fermo
Il 25enne a questo punto si è allontanato dall'abitazione mentre il fratello minore, disperato, lo insegue motivato a non lasciarlo scappare e riuscendo a bloccarlo a poche centinaia di metri di distanza dall'abitazione. I carabinieri arrivano insieme alle ambulanze e all'automedica mentre i due lottano. Soltanto a quel punto il giovane viene bloccato e ammanettato. Il ragazzo è un giovane militante anarchico, rifiuta l'autorità costituita, rifiuta (o almeno tenta di farlo) persino gli avvocati difensori.
Difficoltà
È un giovane definito problematico da chi lo conosce: da minorenne si era allontanato quattro volte dalla casa dei genitori adottivi, nel 2019 viene arrestato a Torino per aver partecipato a manifestazioni non autorizzate, sempre di matrice anarchica, mentre a Varese finisce a processo per non aver ottemperato a un foglio di via. Un ragazzo descritto come fragile, benché abbia vissuto in un contesto familiare solido. Se, infatti, l'accoltellamento è, gioco forza, da collocare in un contesto familiare, il movente non sembrerebbe, almeno stando a quanto emerso dalle testimonianze raccolte, annidarsi in un rapporto complesso o particolarmente incrinato con i genitori.
Esami tossicologici
Dal carattere complesso, il 25enne avrebbe preso fuoco davanti a un normale dissidio familiare sfogando tutta la frustrazione sul genitore per la delusione sentimentale. I giovane, che da oggi è assistito dall'avvocato Eugenio Losco, comparirà nei prossimi giorni davanti al Gip per la convalida del fermo. Il 25enne è stato sottoposto a test tossicologici per verificare che, al momento dell'omicidio, non fosse in stato di alterazione dovuto all'uso di stupefacenti.