Mirella Mozzini Scolari
Una buona scuola
Redazione
un anno fa
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Cosa si intende per “buona scuola”? Una buona scuola deve fornire un ambiente educativo che accolga e rispetti le diversità e le potenzialità degli studenti. Una maggiore personalizzazione dell'insegnamento, la creazione di un ambiente di apprendimento che rispetti le differenze individuali e l'offerta di supporto supplementare per gli studenti che ne hanno bisogno, sta alla base dello sviluppo adeguato delle risorse. Secondo recenti studi condotti in Italia, oltre il 70% degli studenti, se opportunamente supportati durante le scuole obbligatorie, potrebbero riuscire nelle scuole superiori (SS, SUP) e all’università. Gli insegnanti dovrebbero adottare strategie pedagogiche che soddisfino le esigenze diverse di tutti gli studenti affinché possano raggiungere buoni standard. Naturalmente sarebbero poi da ripensare e ridurre i compiti amministrativi degli insegnanti che negli ultimi anni sono aumentati in modo esponenziale.

“Le scuole dell’obbligo hanno dunque una grande responsabilità riguardo alle successive carriere formative e professionali delle persone. È a questo livello che si devono affrontare i problemi – in seguito è molto più difficile.” (Daniel Fleischmann, Transfer, La formazione professionale di base perde terreno, 07.03.2023).

Una buona scuola ha l’obbligo di essere inclusiva senza abbassare il livello d’insegnamento, semmai proprio per elevarlo. 

“Una scuola senza qualità amplia il vantaggio dei ceti alti, quella di qualità attenua lo svantaggio dei ceti popolari” e “nella gara della vita, sono i ceti deboli le vere vittime di un abbassamento della qualità della scuola”, scrivono Paola Mastrocola e Luca Ricolfi nel loro libro “Il danno scolastico”.

Una cattiva scuola può avere anche un impatto economico negativo sulla società nel suo complesso. Gli studenti che non ricevono un'istruzione adeguata potrebbero diventare una forza lavoro poco qualificata, poco produttiva. È dimostrato che gli Stati che investono molto nell’educazione e nella formazione professionale, hanno anche un maggiore successo economico e una migliore qualità di vita. Non è certo una coincidenza che fra i paesi più felici al mondo secondo il ”World Happiness Report 2022”, figurano quelli che vantano un eccellente sistema scolastico.

In Svizzera, uno dei punti di forza è rappresentato dalla formazione di base duale. L'apprendistato combina la formazione in aula con l'esperienza pratica in azienda. Questa forma di apprendimento offre ai giovani la possibilità di acquisire competenze trasversali fondamentali che fanno la differenza nell'esercizio della professione, tra cui la capacità di socializzare, risolvere problemi, la resilienza e molte altre. Queste competenze contribuiscono anche ad aumentare la fiducia in sé stessi e rendono i giovani diplomati subito operativi sul mercato del lavoro.  Troppo spesso, i genitori in primis e in parte i pochi orientatori, spingono alla scelta delle scuole superiori ritenute, non sempre a ragione, un ascensore sociale. Le scuole superiori purtroppo, in particolar modo nei primi due anni, presentano un alto tasso di fallimento che si aggira attorno al 35%.

Negli ultimi vent’anni, grazie al sistema modulare, sono state create delle passerelle che permettono ai migliori di continuare la formazione fino all’università e ai politecnici federali. Le donne e uomini che hanno effettuato un percorso professionale di questo tipo, sono spesso eccellenti insegnanti a loro volta, avendo un bagaglio intellettuale e pratico.

Oltre a quanto previsto dai piani di studio, è indispensabile che una buona scuola insegni agli studenti il discernimento, come verificare la veridicità delle informazioni e come distinguere tra informazioni attendibili e non attendibili. Ciò è particolarmente importante in un'epoca in cui l'accesso a informazioni è facile, ma la verifica della loro attendibilità è difficile. Internet è una miniera per chi lo utilizza con spirito critico e sa valutare se le informazioni sono plausibili, accurate e coerenti.

Mirella Mozzini Scolari, candidata al Gran Consiglio per il PLR

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