
In questi giorni a tenere banco è stata la notizia dell'arrocco dei Dipartimenti tra i leghisti Norman Gobbi e Claudio Zali, anticipata domenica dal Mattino e confermata dai due diretti interessati. La questione ha suscitato varie reazioni e l’ultimo a esprimersi in ordine di tempo è stato Avanti con Ticino&Lavoro, secondo cui il problema non è solo chi siede dove, “ma perché la politica si muove. E troppo spesso, purtroppo, si muove solo per spartirsi le sedie, non per affrontare i problemi reali della popolazione”.
"Il Governo non è un'arena di protagonismi personali"
Il partito, si legge in un comunicato a firma del deputato Evaristo Roncelli, si è chiesto se è davvero questo che interessa alla gente. “A chi fatica a pagare l’affitto o a chi cerca un lavoro, importa davvero chi siede in quale ufficio? O importa piuttosto quali decisioni si prendono e per quali obiettivi si lavora?” Il Consiglio di Stato “è un collegio che decide insieme, non un’arena di protagonismi personali”. I singoli direttori di Dipartimento coordinano le attività del proprio settore, “ma devono informare il Governo sugli affari importanti e applicare insieme le scelte condivise. Non è una gara a chi comanda di più, ma un lavoro comune”. A chi sostiene che un cambio di consigliere di Stato possa mandare in tilt un’intera Amministrazione, il partito replica che “il lavoro quotidiano lo fanno i funzionari, i docenti e non le facce sulle foto ufficiali. Per questo motivo noi diciamo: i politici vengono dopo, i progetti prima”.
Le domande
Avanti con Ticino&Lavoro vuole sapere cosa pensa davvero il Governo, nel suo insieme, delle grandi questioni del Cantone. Ad esempio, “come vogliamo creare nuovi posti di lavoro ben pagati? Come miglioriamo la mobilità in un Cantone spesso bloccato dal traffico? Quali strumenti fiscali vogliamo usare per rendere il Ticino più attrattivo per cittadini e imprese? Che riforme scolastiche sono previste per migliorare il futuro dei nostri ragazzi?" E ancora, "che visione abbiamo del nostro sistema giudiziario? Come vogliamo scegliere i magistrati, in modo trasparente e indipendente?” In un Paese che funziona bene, "le poltrone non contano quanto le idee. E chi guida un Dipartimento dovrebbe farlo con spirito di servizio, non come se fosse il capo di un feudo personale". Insomma, invece di parlare di sedie e sedie, "parliamo di contenuti, di visione, di futuro. Perché un Cantone non si guida come una scacchiera, ma come una comunità. È ora di dire basta ai giochi di potere. Il vero arrocco che serve è quello tra vecchia e nuova politica".