
"Di fronte alla tragedia umanitaria che si sta consumando a Gaza, la Svizzera non deve rimanere inattiva e silenziosa". È il contenuto dell'appello lanciato il 21 maggio dalle Città di Ginevra e Losanna al Consiglio federale, al quale chiedono di esprimersi chiaramente sulle violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani commesse da Israele nella Striscia. La dichiarazione è stata sottoscritta da almeno 61 Comuni svizzeri, in gran parte romandi e ticinesi. In particolare il nostro cantone è quello di gran lunga più rappresentato, con la metà dei Comuni firmatari (31). E altri potrebbero presto seguire il loro esempio. Un vasto sostegno naturalmente apprezzato nelle due città lemaniche. Come spiegare tuttavia la particolare risonanza che la dichiarazione ha avuto in Ticino?
Supposizione
Abbiamo posto la domanda al servizio comunicazione della Città di Ginevra. Dalle rive del Lemano mettono le mani avanti, ma azzardano comunque un'ipotesi: "Non possiamo rispondere per i Comuni firmatari, ma è ragionevole pensare che il fatto che il principale destinatario di questa dichiarazione sia Ignazio Cassis, anch'egli ticinese, possa avere influito su questa mobilitazione. Si tratta però solo di una supposizione".

Anche il comune di Cassis
Abbiamo quindi provato a parlarne con alcuni sindaci ticinesi. L'appello delle città romande è stato firmato la scorsa settimana anche da Collina d'Oro, Comune di residenza del "ministro" degli esteri. "È una decisione presa all'unanimità dal Municipio, indipendentemente dal fatto di chi sia il consigliere federale responsabile", spiega da noi raggiunto il sindaco Andrea Bernardazzi, Plr come Cassis. "Condividiamo il contenuto della dichiarazione e siamo solidali con la popolazione della Striscia. È giunto il momento che la guerra finisca".
Più reattivo?
"Non credo che le origini di Cassis abbiano influito nel vasto supporto del Ticino alla dichiarazione di Ginevra e Losanna, ma forse il consigliere federale si mostrerà più reattivo se vedrà che il suo cantone prende una posizione chiara". Il sindaco di Vacallo Marco Rizza (Centro) ha sostenuto con convinzione l'appello delle città romande. "È chiaro: un Comune ha un peso politico molto piccolo, ma il vasto sostegno ticinese è sintomo di forte sensibilità sul tema e l'abbiamo visto chiaramente anche in paese".
C'è anche Mendrisio
A fargli eco è il sindaco di Mendrisio, Samuele Cavadini (Plr). Il Magnifico Borgo non è presente sulla lista di Ginevra e Losanna per una svista di ordine tecnico, "ma condividiamo in pieno i princìpi dell'appello, al di là di chi sia il consigliere federale responsabile".
Questione di sensibilità
Tra i Comuni ticinesi che hanno aderito alla dichiarazione c'è anche Bellinzona. La capitale ha sottoscritto il testo pochi giorni dopo che un'interpellanza della sinistra cittadina chiedeva al Municipio di agire in tal senso e ieri sera il Consiglio comunale ha approvato una risoluzione in cui si chiede a Berna di interrompere collaborazioni con Israele e di riconoscere lo Stato di Palestina. Secondo il sindaco Mario Branda (Ps), tuttavia, dietro alla decisione municipale le origini del capo della diplomazia rossocrociata non c'entrano. "No, non abbiamo firmato la dichiarazione perché Cassis è ticinese. Se però di recente si è dimostrato più aperto a rivedere le sue posizioni, forse è anche per effetto di alcune posizioni interne al Plr, oltre che di questo e altri appelli, i quali sono espressione di una sensibilità più ticinese e romanda che svizzero-tedesca".
Il ruolo del governo cantonale
Effettivamente, a eccezione delle città di Zurigo, Berna, Winterthur, Lucerna, San Gallo e della bilingue Bienne, i Comuni firmatari parlano esclusivamente francese o italiano. In Ticino l'appello è stato sottoscritto sia nelle aree urbane, sia in quelle periferiche. I sindaci che abbiamo contattato affermano che il sostegno alla dichiarazione sia stato una scelta basata unicamente su questioni di principio. La sovrarappresentazione del Ticino rimane quindi ufficialmente senza spiegazione. Ufficiosamente, tuttavia, alcuni di loro ritengono che i Comuni si siano imitati reciprocamente: sicuramente con nobili intenzioni, ma in parte anche per non essere additati di insensibilità. I sostegni dei diversi enti locali sono infatti giunti in massa immediatamente dopo una presa di posizione analoga presentata dal Consiglio di Stato, che tra le istituzioni ticinesi ha fatto da apripista.