Ticino
Vaccino, Garzoni: “Siamo obbligati ad agire in fretta”
Dopo la decisione della Confederazione di acquistare le dosi per il vaccino contro il Covid-19 Christian Garzoni commenta: “Sono positivo, bene che Berna abbia scelto così”

La Confederazione ha deciso di acquistare diverse dosi per il vaccino contro il coronavirus dall’azienda statunitense Moderna. Dosi, sì, che però non basterebbero per tutti. A tal proposito Christian Garzoni, direttore sanitario della Clinica Moncucco, è intervenuto in diretta al TgEstate di Teleticino.

“Oggi i vaccini vengono comprati sulla carta. Sono positivo sul fatto che forse potremo avere qualcosa di efficace ed è bene che la Confederazione abbia scelto di investire nella strategia dei vaccini”, commenta. “Ora è in una fase 3 di test sulle persone per vedere quale grado di protezione offre e per vedere che tipo di reazione causa. Bisogna però essere chiari, la strada del vaccino ha molti punti di domanda e la vera certezza di protezione ce lo dirà poi e unicamente sul campo tra svariati mesi e anni. Speriamo che sia una buona scelta e che funzioni”, ha poi aggiunto, ricordando che la confederazione è potenzialmente interessata anche a altri vaccini attualmente in corso di test.

Sul numero acquistato da Berna, spiega: “La confederazione presumo ha fatto una serie di considerazioni. Dapprima il fatto che non tutta la popolazione è favorevole a un vaccino. Inoltre, molto probabilmente la popolazione a basso a rischio non tutta vorrà farsi vaccinare, in Svizzera una buona fetta della popolazione è contraria”. Con i numeri di circa 4 milioni di dosi, almeno un quarto della popolazione potrà essere coperta e immagino che ci si concentrerà inizialmente sulle persone più a rischio, sulla base dell’età e delle malattie sottogiacenti.

“Il vaccino è una strada che sicuramente bisogna tentare di percorre. Dobbiamo però essere chiari e realisti: non vi è una certezza purtroppo di riuscire a svilupparne uno che veramente funzioni ma è l’unica opzione che dobbiamo assolutamente esplorare per aiutare l’umanità contro la pandemia.”. L’importanza del vaccino, spiega Garzoni, è che sia “non tossico, efficace e che dia un’immunità e una protezione che duri il più tempo possibile”.

Attorno al vaccino e alle tempistiche così celeri c’è molta preoccupazione. “Il problema è evidente, noi abbiamo una pandemia in corso che a livello mondiale è catastrofica. Siamo obbligati ad agire in fretta, molto in fretta. Questa volta i tempi lunghi di anni per lo sviluppo non ci sono e il rischio bisogna prenderlo”.

Non solo il vaccino, però, perché ci sono anche strade percorribili. “L’altra strada da percorrere è quello di avere un antivirale efficace e a buon mercato”, spiega Garzoni. “Oggi i pazienti che hanno il Covid hanno 4 terapie: ossigeno, cortisone, Remdesivir (antivirale nella fase iniziale) e l’utilizzo di farmaci che fanno sangue liquido. Il Remdesivir è l’unico farmaco antivirale attualmente disponibile e disponibile in Svizzera abbastanza facilmente. Anche la strada dello sviluppo di nuovi antivirali è percorsa da molte ditte e ricercatori”.

In molti, come poche righe fa spiegava il medico, sono contrari a farsi vaccinare. “Quando si parla di vaccini e di epidemia ci sono due considerazioni e un vaccino ha 2 obiettivi. Si può vaccinare la popolazione per proteggere le presone che rischiano di morire a causa di questa malattia, i cosidetti soggetti a rischio e quindi il vaccino ha come primo obiettivo proteggere la persona che si vaccina. Un altro discorso è vaccinare tutta la popolazione per creare l’immunità di gregge così da evitare ‘diffusori’, e quindi il secondo obiettivo è vaccinarsi per proteggere la comunità e gli altri”. “Sta molto alla sensibilità collettiva e alla responsabilità individuale, e spero che una volta disponibile un vaccino ci sia un senso collettivo per porti il più possibile di persone a vaccinarsi”, conclude.

Sulla decisione del Governo di non inserire l’obbligo della mascherina Garzoni commenta: “Distinguerei la riflessione politica e medica”. “Sul fronte medico la mascherina è dimostrata che è efficace per la diffusione del virus, è uno strumento che dovremmo cercare di utilizzare il più possibile e sempre negli ambienti chiusi. Da un’altra parte c’è la scelta politica. I numeri così bassi non hanno dato il coraggio al Governo di proporre un obbligo, c’è una parte della popolazione contraria alle mascherine, ma sono sicuro che in casi di peggioramento il Governo sarà pronto a estenderne l’obbligo”.

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