Mario Branda, 61 anni, nato e cresciuto a Bellinzona, socialista, avvocato. Simone Gianini, 45 anni, leventinese trapiantato nella capitale, liberale, avvocato. La loro sfida per il sindacato di Bellinzona è quella che ha fatto parlare di più tra i ballottaggi ticinesi. Entrambi municipali uscenti del primo Esecutivo della nuova Bellinzona, hanno vissuto una legislatura di concordanza, tanto che ai due tutti hanno chiesto cosa li differenzia.

Questa settimana Teleticino ha tratteggiato, di entrambi, un ritratto umano e politico. Simone Gianini ha raccontato del suo sbarco “tardivo” in politica: si è candidato quando ha messo radici nella capitale dopo aver peregrinato in Ticino e Svizzera per studio e per lavoro. Ha confidato le sue passioni per lo sci, il calcio, la chitarra e gli gnocchi della mamma.

Se gli si chiede, appunto, cosa lo differenzia di Branda, non esita ed elenca i valori liberali: “La vicinanza all’economia locale, un’attenzione particolare alla libertà, alla responsabilità individuale”.

Mario Branda, invece, è rientrato nelle scuole della sua infanzia, ha ricordato la scoperta della politica il giorno dell’assassinio di Robert Kennedy e della sua variegata carriera: dall’impegno per la Croce Rossa all’estero all’impegno come giurista dello Stato. Dalla candidatura, andata male, al Consiglio di Stato, all’exploit che lo portò a guidare Bellinzona.

Branda chiede ai Bellinzonesi di votarlo per garantire la continuità necessaria a portare a conclusione il processo aggregativo ancora in corso, “che necessita di attenzione e di cura”, e per cui “è importante che equilibri che si sono consolidati nel tempo non vadano messi a rischio”.

Come ogni sfida che si rispetti, entrambi i candidati hanno delle promesse anche goliardiche in caso di vittoria. Gianini, che soffre di vertigini, andrà sul Pizzo di Claro, “ma questo a prescindere che si vinca o si perda domenica”. Branda, invece, ha promesso che farà un bagno nel Ticino: “Mi sono assunto questo impegno. Lo farò, però non subito domenica”.

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