Tra le misure messe ieri sul tavolo dei Cantoni da Alain Berset, oltre al possibile, discusso obbligo delle mascherine all’aperto, si trova anche l’opzione di un coprifuoco per bar e ristoranti dalle 22 alle 6 di mattina. Opzione già adottata, in forme diverse, da diversi cantoni. Massimo Suter, presidente di Gastroticino e vicepresidente di Gastrosuisse, commenta le misure ai microfoni di Teleticino e si dice preoccupato.
Norman Gobbi in una nostra intervista si è detto preoccupato che queste misure possano toccare la ristorazione. Lei cosa ne pensa?
“Sono contento e felice che Gobbi capisca e veda il problema in divenire se queste misure dovessero essere messe in atto a livello federale. Sono contento dunque che il mondo politico condivida le nostre paure”
Ci crede che queste misure possano entrare in vigore o che sia stata una tattica di Berset per far allineare i cantoni?
“Diciamo che come detto dal Presidente del Governo l’asticella è stata messa un po’ in alto, ma non dimentichiamo che in alcuni cantoni romandi e germanofoni hanno messo il coprifuoco per gli esercizi pubblici. I miei colleghi vallesani sono molto preoccupati e stanno facendo una campagna a tappeto per invitare la popolazione ad andare a cena alle 6 di sera, invece che alle 7 o alle 8, perché sennò non riuscirebbero a frequentare i locali. Quindi non so se sarà una misura generalizzata ma siamo vigili e preoccupati, perché un coprifuoco sarebbe una mazzata difficilmente sopportabile da parte della grande maggioranza della ristorazione del nostro cantone”.
Questa è musica del futuro, ma guardando all’oggi la preoccupazione comunque sale. Voi ne state già risentendo o la clientela continua ad arrivare come prima?
“’Come prima’ non mi sento di dirlo, c’è comunque una maggiore apprensione nei clienti e più paura di essere a contatto con le persone. E anche a livello meteorologico sta diventando più freddo quindi c’è già un leggero calo di frequenza, ma soprattutto vi è un forte calo in tutta la ristorazione e bar dove prima si faceva la cosiddetta ‘toccata e fuga’, con un cornetto e un caffè al volo. Lì si sta già soffrendo parecchio. Quindi devo ammettere che la preoccupazione è abbastanza forte, ok la musica del futuro ma guardiamo anche al presente perché la situazione ci sembra nebulosa”.
Il settore è in difficoltà, quanti intendono evitare un nuovo lockdown e si parla di passi importante senza arrivare a quel punto. Però, in caso per esempio di una chiusura dalle 22 alle 6, voi non potreste beneficiare degli aiuti che la Confederazione aveva messo in campo in primavera. Qual è il male minore, per voi?
“Bella domanda. È chiaro che a noi sta a cuore la salute pubblica quindi faremo quanto nelle nostre capacità per poter frenare l’evolversi della malattia, chiaramente una chiusura comporta dei seri problemi soprattutto a livello imprenditoriale. A marzo avevamo avuto misure accompagnatorie molto forti che hanno fatto sì che la stragrande maggioranza degli esercizi potessero sopravvivere o comunque superare la chiusura. Ora il lockdown o ‘mini-lockdown’ ventilato rimescola ancora le carte. Bisogna comunque trovare anche delle misure accompagnatorie qualora si dovesse arrivare a una chiusura dopo le 22 o addirittura a una chiusura totale. Il settore è già stato messo molto in difficoltà in primavera, non vorrei che ora con queste misure o presunte tali si vada a mettere ancora in difficoltà la sua sopravvivenza”.
Una provocazione: potrebbe esserci anche un altro scenario. Discoteche e club sono chiuse, c’è un limite agli assembramenti, nei pub bisogna stare seduti... malgrado l’eventuale coprifuoco, questa situazione non potrebbe portare ancora più gente al ristorante, vista la mancanza di alternative?
“Dubito che possa succedere. Qualora si dovesse arrivare a un giro di vite ulteriore vorrebbe dire che la situazione sanitaria sarebbe veramente compromessa. Dubito fortemente quindi che la gente abbia la voglia di uscire e stare assieme in un locale chiuso. Credo che il male minore sia trovare al più presto possibile una soluzione sanitaria al problema prima di creare ulteriori problemi al mondo imprenditoriale. Io confido nei medici e negli esperti affinché possa succedere perché il mondo economico da solo non può farcela e non può risolvere il problema del virus”.
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