Ticino
Una culla dietro le sbarre
Foto CdT/Reguzzi
Foto CdT/Reguzzi
Filippo Suessli
4 anni fa
Una neonata di pochi mesi è attualmente detenuta alla Farera dopo l’arresto dei genitori, ma come ci si occupa di un bambino in prigione?

Ha passato due terzi della sua vita in carcere, ma è innocente. Da inizio luglio il carcere della Farera, la struttura destinata alla detenzione preventiva, accoglie una detenuta molto particolare: una neonata di circa tre mesi. Due mesi fa è finita dietro le sbarre assieme ai genitori, entrambi accusati di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti. Si tratta delle 27enne cittadina kosovara e del 34enne dominicano arrestati l’8 luglio a Molino Nuovo. Un arresto che ha già fatto parlare, visto che durante l’irruzione nell’appartamento occupato dalla coppia un agente ha esploso un colpo per errore. I genitori, con altre due persone (un 75enne svizzero e un 54enne kosovaro) sono sospettati di aver gestito lo spaccio di alcuni etti di cocaina a consumatori del Luganese.

Ma come si gestisce una neonata in carcere? Dalle autorità il caso della piccola “detenuta” non ci viene né confermato né smentito, ma Siva Steiner, capo dell’Ufficio dell’assistenza riabilitativa, ha accettato di parlare in termini generali dell’accoglienza dei figli delle persone incarcerate.

Succede spesso che un bimbo o una bimba finisca in carcere?

Che finisca in carcere nel senso che abbia commesso un reato direi proprio di no, che finisca in carcere perché figlio di un genitore che è stato arrestato capita piuttosto raramente, capita una situazione ogni tot anni, dunque è decisamente raro.

Ma come si prende la decisione di lasciare un bambino con un genitore in prigione?

Il codice penale dice che il bambino può stare con la madre in carcere fino ai tre anni. Perché evidentemente sono i primi anni quelli in cui l’attaccamento, la relazione con la madre è molto forte, molto importante e molto intensa, dunque si può prevedere una permanenza del bimbo in carcere. Questo non vuol dire tutto il giorno tutti i giorni, anzi la regola è piuttosto che il bimbo esca anche durante il giorno, può essere accompagnato da un famigliare o dei servizi sull’esterno. Il principio è che i primi anni il bimbo stia con la sua mamma, o eventualmente il suo papà, e che poi si vada su quelle che sono delle possibilità sull’esterno. I tre anni sono anche l’età dove un bambino può andare all’asilo, quindi si può pensare a soluzioni che sono esterne.

Ma come si preparano le strutture carcerarie quando si sa che sta per arrivare un bambino?

Il carcere organizza subito l’accoglienza: ci sono delle celle, perché spesso è una cella doppia, dove in una delle due c’è tutto il necessario per accogliere un bambino. Poi il servizio medico, i servizi sociali e tutto il personale del carcere si mobilita per una presa a carico che sia la migliore possibile. Tenuto conto che c’era stata una valutazione da parte del Ministero pubblico che il bimbo può arrivare, dunque organizziamo l’arrivo. Poi segnaliamo all’Autorità regionale di protezione l’arrivo del bimbo per immaginare un’eventuale presa a carico da parte loro nel corso del tempo.

Se un bimbo in prigione è una rarità, sono molti i detenuti che hanno figli all’esterno. Come vengono gestite le loro visite?

Io dico sempre che i famigliari di una persona sono in qualche modo vittime del procedimento che è assunto nei confronti del congiunto che è in carcere. I bimbi che sono i più vulnerabili sono ancor più vittime di quello che sta accadendo al genitore in carcere. Su questo si fa il possibile per sostenere il bimbo e il genitore in carcere nel mantenimento della relazione. C’è tutto un lavoro, fatto in particolare attraverso Pollicino, che è un servizio che opera un po’ all’interno del nostro ufficio, garantito dal Dipartimento delle istituzioni, che interviene o laddove l’autorità indica che i diritti di visita devono essere fatti in presenza di qualcuno, o perché la persona stessa, il genitore in carcere, chiede un sostegno perché la relazione con il figlio si realizzi nel miglior modo possibile.

C’è il rischio che un bambino che ha un genitore che delinque possa seguire le sue orme?

Le statistiche ci confortano, meno male non tutti i figli di chi è stato in carcere o che hanno precedenti a loro volta commettono reati. È vero però che la privazione, la privazione di figure importanti, può essere un’assenza importante. Il garantire la presenza delle figure genitoriali anche laddove un genitore sia in carcere per i figli è estremamente importante. Poi non è l’unica variabile, ci sono molte variabili che possono spingere una persona a commettere dei reati. Però da qualche parte, garantendo a questi bimbi il miglior sostegno durante la permanenza in carcere dei loro genitori, si spera che questo costituisca un fattore di protezione rispetto a dei rischi di ripercorrere i percorsi del genitore che ha commesso reato.

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