Ticino
“Ricordatevi che ci sono le persone sorde”
Mascherine obbligatorie quasi ovunque. Una misura per contrastare la diffusione del coronavirus ma che impedisce la comunicazione per i sordi. Alexandra Nötzli: “È un handicap invisibile”

Mascherine obbligatorie in tutti i luoghi al chiuso accessibili al pubblico. Questa una delle ultime misure in vigore in Svizzera e in Ticino a causa dell’evolversi della pandemia di coronavirus. Misura che però ostacola una parte della popolazione: quella dei sordi. “In Ticino abbiamo circa 800 sordi, in Svizzera 10mila e se si contano anche i deboli d’udito arriviamo a un milione”, ha spiegato Alexandra Nötzli, direttrice regionale per la Svizzera italiana della Federazione Svizzera dei Sordi Sgb-Fss, da noi contattata per capire come i sordi vivono la situazione legata al Covid-19.

Il problema delle mascherine
“La mascherina obbligatoria non è un problema fra di loro perché comunicano in lingua dei segni”, ci spiega. E aggiunge: “La problematica si presenta quando escono, le persone udenti in varie situazioni come dal medico o in ospedale, si rifiutano di organizzare interpreti”. In Ticino, infatti negli ospedali non abbiamo un interprete fisso o personale segnante, come invece succede in America.

Protezione trasparente in arrivo
Una delle soluzioni alla mascherina classica chirurgica che appunto impedisce chiaramente di leggere la mimica facciale e il labiale è quella di indossare una protezione facciale trasparente. “Ci sono ditte che le fabbricano omologate dal punto di vista medicale, tante di quelle che ci sono in giro non lo sono. Ora stiamo aspettando l’approvazione del farmacista cantonale per un modello di mascherina completamente trasparente”, racconta Nötzli.

La mascherina trasparente non è l’unica soluzione
La protezione facciale, però, non è l’unica soluzione per aiutare i sordi. “Come federazione abbiamo portato avanti il messaggio di distanziarsi un po’ di più e di abbassare la mascherina per comunicare in modo da poter leggere il labiale. A inizio pandemia abbiamo sensibilizzato soprattutto medici, farmacisti e ospedali”, prosegue. In alternativa al distanziamento, in ogni caso, ci sono i mezzi tecnologici o il vecchio metodo di carta e penna. “Esiste anche un servizio di teletraduzione, con il sistema ‘myMMX’ il sordo si ritrova davanti al cellulare in chiamata con una persona e nel frattempo l’interprete traduce. Questo servizio però non è aperto tutto il giorno”. Ma Alexandra ricorda: “Noi come federazione siamo a disposizione per dare tutte le soluzioni del caso, abbiamo anche un apprendimento e-learning a disposizione delle ditte interessate a facilitare la comunicazione con un collaboratore sordo”.

A scuola interpreti e Opi
Da lunedì, lo ricordiamo, anche gli allievi del post-obbligo hanno l’obbligo di indossare la mascherina. Questo, però, chiaramente non facilita il lavoro di allievi o allieve sordi in classe. “Cerchiamo di avere il via libera del farmacista cantonale perché in questo modo le classi con compagni sordi potranno indossare questo tipo di mascherine”, spiega Nötzli. Infatti, non è tanto la persona sorda a dover indossare la mascherina trasparente, quanto più compagni e insegnanti. In ogni caso, la direttrice regionale ricorda che nelle scuole – anche quelle professionali – è disponibile l’interprete e la disponibilità ad avere l’operatore pedagogico per l’integrazione (OPI).

“Ricordatevi dei sordi”
“Ricordatevi che ci sono le persone sorde”, questo l’appello che in un secondo momento la Federazione ha portato anche nei negozi, nei centri commerciali, in banca e in posta. Le esperienze sono molto variegate, dove funziona molto bene e dove invece assolutamente no. Alexandra Nötzli, infatti, ci ha raccontato infatti di un’esperienza di una persona sorda in periodo Covid-19. “La controparte in questa situazione non ha voluto capire, nonostante la persona sorda avesse chiesto di abbassare la mascherina, l’altra continuava ad urlare (inutilmente) e ad un certo punto l’ha anche spintonato”. “Tante persone sono impaurite, la tensione è molto alta e purtroppo si è arrivato anche a questo”, prosegue.

“Handicap invisibile”
“La sordità è un handicap molto invisibile”, ci spiega Alexandra. “Non è un bastone bianco, una sedia a rotelle ma una problematica che non si vede. Le persone vedono una controparte ‘normalissima’”, aggiunge. “Già normalmente i sordi hanno difficoltà ad assemblare tante informazioni, ma ora con le mascherine la situazione è peggiorata notevolmente”.

Serve più inclusione
Attualmente la Svizzera non ha ancora riconosciuto la lingua dei segni ma c’è una mozione aperta anche per il Ticino. In soli due Cantoni, Ginevra e Zurigo, la lingua dei segni è a statuto. “Se ci fosse finalmente il riconoscimento della lingua dei segni si faciliterebbe il lavoro e automaticamente ci sarebbe più inclusione. Ora come ora va molto a sensibilizzazione delle organizzazioni, alcuni sono più aperti, altri molto più restii”, conclude Alexandra Nötzli.

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