Fa sempre discutere il preallarme lanciato domenica da Guy Parmelin sul rischio di penuria energetica, che potrebbe toccare la Confederazione già nel 2025. Ai microfoni di Ticinonews, il direttore generale delle Ail Marco Bigatto conferma che le Aziende industriali di Lugano, assieme alle loro omologhe nel resto della Svizzera, stanno elaborando dei piani per la gestione della distribuzione di elettricità in caso di grave crisi. Come avverrà tutto questo? Glielo abbiamo chiesto nella nostra rubrica “Domande&Risposte”.
In Ticino, in che misura possiamo contare sulle fonti locali di energia rinnovabile?
“Non molto. La produzione, in particolare degli impianti fotovoltaici, si concentra principalmente fra la fine della primavera e l’inizio dell’autunno. In inverno il fotovoltaico smette di produrre energia, mentre i consumi aumentano”.
In caso di carenza di energia elettrica come si decide chi resta senza?
“Stiamo elaborando degli scenari assieme all’Ufficio federale dell’energia e all’Organizzazione per l’approvvigionamento sicuro del Paese. Nello specifico, noi delle Ail abbiamo sette sottostazioni: nel caso di una penuria estrema di energia, a turno e per una durata da stabilire, queste sottostazioni, e quindi i clienti che vi sono collegati, saranno scollegate. Terremo naturalmente conto di situazioni particolari, quali ospedali e case di cura”.
Sono possibili ripercussioni anche sulle economie domestiche?
“Sì. Nel nostro piano di rotazione di sospensione delle forniture elettriche, così come nel resto del Ticino e della Svizzera, saranno toccati anche i piccoli clienti, come le economie domestiche”.
È immaginabile tornare a un uso contingentato e a fasce orarie dell’energia?
“Sono e rimango ottimista sul fatto che questi scenari restino solo sulla carta! Se però non dovesse essere il caso, quest’opzione è sul nostro tavolo. Ne stiamo tenendo conto, ma solo come extrema ratio per scongiurare un blackout totale”.
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