Ticino
Naturalizzazioni, qualcosa su cui riflettere
Naturalizzazioni, qualcosa su cui riflettere
Naturalizzazioni, qualcosa su cui riflettere
Redazione
5 anni fa
Il caso della madre di Tomic riapre il dibattito sui criteri con cui viene stabilito il livello d'integrazione di uno straniero

Il Consiglio comunale di Losone dovrà esprimersi per la terza volta sulla naturalizzazione della madre di Marko Tomic, condannato a 10 anni di reclusione per l’omicidio di Damiano Tamagni. Il Corriere del Ticino oggi ha ricostruito la delicata vicenda burocratica fatta di decisione negative e ricorsi: secondo il Consiglio di Stato la donna è sufficientemente integrata, la sua situazione professionale è regolare; criteri alla base di una decisione favorevole. Diversa la lettura del Consiglio comunale per cui questi parametri non sarebbero soddisfatti.

Ma quanto pesa la colpa del figlio sulla decisione? Una domanda che porta ad una riflessione più generale sul margine di apprezzamento dei legislativi nel decidere se concedere o meno una naturalizzazione. Anche oltre Gottardo alcune decisioni hanno fatto discutere, come il caso di una cittadina irachena di 60 anni, che si è vista rifiutare la cittadinanza comunale per le sue insufficienti conoscenze del tedesco e aver detto 204 volte "eh" durante l’audizione. Oppure ancora il caso di un 43enne inglese, domiciliato a Freienbach (SZ), che si è visto rifiutare la naturalizzazione poiché sapeva troppo poco della raclette. 

TeleTicino ne ha parlato con Luca Cattaneo, avvocato e dalla prossima settimana presidente della commissione petizioni di Lugano, il comune in cui si registrano maggiori richieste di naturalizzazione. "Le domande che poniamo come commissari sono intese a comprendere in che misura il candidato, a dipendenza della sua situazione personale, vive il territorio" spiega ai microfoni di TeleTicino. Su quanto pesano i pregiudizi, Cattaneo ricorda che, a prendere delle decisioni "sono sempre delle persone, quindi è normale che vi siano sensibilità diverse". Però, precisa Cattaneo, la decisione "si deve sempre basare su aspetti concreti e oggettivi. Di conseguenza, se si parla di soggettività, ciò è da ricondurre all'interpretazione del concetto di integrazione".

A decidere sul singolo caso possono intervenire poi i tribunali, per esempio nel caso in cui il candidato non condivide l'opinione espressa dal Consiglio comunale. "In questo caso è la giustizia a prendere la posizione dei commissari, limitando il margine di apprezzamento". 

Tutti i dettagli nel servizio di TeleTicino 

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