Ticino
“Molti pazienti mi chiedono già la terza dose”
Immagine © CdT/ Chiara Zocchetti
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Redazione
3 anni fa
Christian Garzoni fa chiarezza sull’introduzione della terza dose anche nel nostro Paese, prevista per fine mese: “Sarà destinata alle fasce a rischio e a chi si è vaccinato per primo. Questa mattina me l’hanno chiesta in 11”

Anche in Svizzera siamo vicini al “nulla osta” alla terza dose. Lunedì sera il responsabile omologazione di Swissmedic ha dichiarato a 10 vor 10 della Srf che “non dovrebbe mancare molto all’approvazione della terza dose dei vaccini anti-Covid”, parlando di un potenziale via libera entro fine ottobre. A chi sarà destinata inizialmente? Per saperlo Ticinonews ha intervistato il Direttore sanitario della Clinica Moncucco Christian Garzoni, che però specifica: “Una piccola premessa: le decisioni sulla terza dose sono appannaggio delle autorità federali. In altre parole il vaccino è destinato alle persone su cui le autorità riusciranno ad avere sufficienti garanzie sulla somministrazione. Per questo c’è questo grosso, apparente ritardo rispetto agli altri paesi. Swissmedic sta aspettando gli ultimi dati per dare l’ok, che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni, ma poi servirà quello della commissione federale dei vaccini per la distribuzione di massa”.

Il “target” della misura
Chi potrebbe essere oggetto di questa terza dose, chi ha fatto il vaccino a inizio anno? “Anch’io sto aspettando le indicazioni di Berna e del Cantone. È evidente però che chi ha il sistema immunitario più debole e le persone anziane tendono a perdere l’immunità prima degli altri: verosimilmente beneficeranno loro delle prime dosi. Stamattina nella mia consultazione ho contato 11 persone che mi hanno chiesto della terza dose, per cui li ho invitati alla pazienza e ad aspettare informazioni”.

Richiamo anche sotto i 65 anni?
Il farmacista cantonale ha parlato delle persone sopra i 65 anni, però è immaginabile un richiamo anche per gli altri? “È sicuramente ipotizzabile e invito tutti a fare una riflessione sul fatto che ci sono due aspetti distinti nel richiamo: uno è medico, ovvero che lo si deve fare quando l’immunità lo richiede, ovvero quando le difese sono deboli. Per gli anziani ha senso ripeterla dopo un anno o anche prima. Poi ci sono situazioni di chi vuole il vaccino perché la gente in altri paesi lo chiede la legge lo chiede. Non sempre le due cose vanno in parallelo. Io penso che le nostre autorità si stanno focalizzando sugli aspetti medici, che è la priorità. Sicuramente poi chi ne avrà bisogno per motivi ‘legali’ avranno il diritto di riceverla”.

Possibile una recrudescenza con l’inverno?
Nel Regno Unito c’è una recrudescenza dei casi giornalieri. Potrebbe succedere anche da noi? “Io resterei positivo ma prudente. Il Regno Unito ha una situazione particolare, avendo vaccinato molto ma spesso con AstraZeneca, che ha un’efficacia minore. I dati dell’Inghilterra sono difficilmente esportabili in Svizzera. Ma l’inverno, come detto e ridetto, è un periodo pericoloso di per sé perché la popolazione sta maggiormente al chiuso. Fino a che punto lo stato vaccinale sarà sufficiente per evitare questo aumento? È tutto aperto... ci vuole prudenza, ma senza allarmismo”.

Anticorpi monoclonali e il loro utilizzo
Avete iniziato la somministrazione di anticorpi monoclonali, come sta andando? “Il farmaco serve per le persone a rischio che non sono in grado di formare i loro anticorpi. Abbiamo pochi casi fortunatamente in Ticino ma ogni tanto qualche paziente arriva. Questi anticorpi sono efficaci ma solo se dati nei primi 5 giorni di malattia. Abbiamo avuto pazienti che ne avrebbero potuto beneficiare ma sono arrivati troppo tardi. Se avete sintomi fate il test, se avete il Covid parlatene con il vostro medico perché se siete a rischio potreste beneficiare di questo farmaco, che è disponibile in tutti gli ospedali dell’Eoc e la Clinica Moncucco”. Quindi non è somministrato automaticamente a chi è positivo... “Esatto, bisogna avere la malattia da meno di 5 giorni ma bisogna essere nelle categorie a rischio. Nel dubbio va chiesto: domandate al vostro medico i criteri distribuiti dal Medico Cantonale e, sempre nel dubbio, fate il test”.

Il caso Powell usato dai no-vax
Lunedì abbiamo dato la notizia della morte di Colin Powell, malato da tempo ma morto di Covid nonostante fosse vaccinato. Come risponde a chi usa questo caso per sostenere la tese contro i vaccini? “Il caso singolo è sempre difficile da interpretare. Io non conosco la cartella clinica di Powell. Quello che si può dire è che le persone vaccinate, in tutti i paesi, fanno statisticamente meno Covid gravi e meno decessi. Il vaccino non dà una garanzia del 100% ma almeno del 95%, una riduzione di 20 volte del rischio. Poi chiaro che se una persona è già debole per malattie di base ha già poche riserve e una malattia come il Covid potrebbe portarla alla morte. Inoltre bisogna sempre considerare il rischio del Long Covid, come la perdita prolungata del gusto e dell’olfatto”.

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