Ticino
“Il teatro ha bisogno di vivere”
Foto Crinari
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Il Teatro Sociale si rialza dopo la chiusura imposta durante il lockdown. Helbling: “Mascherina e dati per il tracciamento, noi siamo pronti”

Dopo la chiusura imposta dal lockdown, il Teatro Sociale si veste a festa per accogliere il pubblico e tornare a essere un luogo di incontro e scambio. Pur nel pieno rispetto delle misure sanitarie in vigore. I colleghi di Radio3i hanno raggiunto il direttore Gianfranco Helbling per fare il punto anche sulla futura stagione teatrale.

“Dopo la primavera di lockdown ci siamo resi conto che il teatro è stato chiuso per troppo tempo. Il teatro ha bisogno di vivere, di relazionarsi con il pubblico, di restare aperto”, ha spiegato il direttore. “Avere di fronte a noi un’estate in cui il teatro era libero ci ha dato l’occasione per aprirlo più volte per permettere a tutti di vedere questo edificio che è un monumento storico che è inserito nella strada europea di monumenti storici”. Il Teatro Sociale infatti ha organizzato 11 momenti diversi di porte aperte in cui i cittadini o i turisti possono visitare la struttura.

Un evento che viene programmato in un momento molto delicato. E di conseguenza la struttura ha dovuto inserire tutte le misure precauzionali del caso. “Durante le porte aperte non ci sono un granché di misure precauzionali se non un limite di 30 persone contemporaneamente all’interno del teatro”.

Diverso, però, sarà il discorso per la gestione della stagione che inizierà a settembre con il recupero di alcuni spettacoli. “Programmiamo le stagioni normalmente però per l’accoglienza del pubblico ci baseremo su un piano di protezione molto dettagliato sviluppato dall’unione di teatri svizzeri che adatteremo al Teatro Sociale”.

Nello specifico, “chiederemo al pubblico di indossare la mascherina, riveleremo i dati, ci saranno a disposizione mascherine in teatro, ci saranno ingressi separati e sarà chiuso il bar. Tutto questo farà in modo di vivere una stagione pressoché normale del teatro”.

Gli spettacoli, spiega il direttore, non subiranno troppi cambiamenti. “Sul palcoscenico c’è un numero massimo di persone che possono stare in base alla superficie ma questo non è un grosso problema per gli attori che di solito sono pochi perché necessitano spazio. Si può stare a una distanza inferiore di 1,5 metri solo per meno di 15 minuti, sono rari i momenti in cui due attori sul palco superano questo limite, praticamente non esistono scene del genere”.

A cambiare un po’ sarà la programmazione che, essendo molto legata a quella italiana, ha subito dei ritardi a causa dell’emergenza sanitaria. “Noi normalmente a quest’ora avremmo già annunciato la stagione ma tutta la macchina teatrale soprattutto nella vicina penisola si è mossa in ritardo”.

Molti ambiti artistici stanno vivendo delle difficoltà e il teatro non è stato esentato. “Questa crisi probabilmente lascerà un segno nella prossima stagione che sarà difficile”. Dopo di che il teatro come tanti altri settori “conta che si ritrovi una carreggiata con una velocità di crociera che permetta di tornare alla situazione precedente al lockodown”. E conclude: “Molte grosse produzioni non andranno in scena e rimarranno a casa tanti tecnici e tanti attori”.

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