Svizzera
Yari Bernasconi ospite alle Giornate di Soletta
Immagine Shutterstock
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Keystone-ats
2 anni fa
Bernasconi era stato annunciato quale vincitore di uno dei Premi svizzeri di letteratura già a febbraio dall’Ufficio federale della cultura

Il poeta ticinese Yari Bernasconi è ospite delle Giornate di Soletta, dove ha ricevuto il Premio svizzero di letteratura per il suo libro “La casa vuota”. Molti i temi in questa raccolta, tra cui il passare del tempo. Keystone-ATS lo ha incontrato. “La casa vuota” (marcos y marcos), uscito a settembre 2021, è il secondo libro del poeta ticinese Yari Bernasconi, e segue la raccolta “Nuovi giorni di polvere” (2015).

Chi è Yari Bernasconi
Bernasconi, classe 1982, era stato annunciato quale vincitore di uno dei Premi svizzeri di letteratura già a febbraio dall’Ufficio federale della cultura. Un riconoscimento giunto come una “sorpresa, un risveglio molto dolce”, afferma in un’intervista a Keystone-ATS. Questo premio è “un invito a continuare ad avere fiducia nella scrittura, soprattutto pensando che la letteratura rappresenta molti linguaggi diversi”, spiega il poeta.

Ritorno a Dejevo
Il libro si apre con la sezione dedicata al ritorno a Dejevo, villaggio in rovina situato sull’isola di Saaremaa, in Estonia, che Bernasconi aveva visitato nel 2006. Il “villaggio era a suo tempo stato abbandonato dai russi con l’indipendenza estone”, precisa. “Per quasi dieci anni ho raccontato che quel luogo rappresentava il senso della scrittura”, afferma Bernasconi, “la poesia in quel momento preciso aveva reso esplicita la sua necessità per me”. Tornandovi dieci anni dopo, nel 2016, ha scoperto che le rovine sono state smantellate dalle autorità per far posto a “piste per le motoslitte in inverno e per i quad in estate”. Una scoperta, questa, che lo ha costretto a rimettersi in discussione perché “il luogo in cui tutto aveva preso senso non esisteva più”. L’apertura della raccolta rappresenta “per forza di cose una nuova partenza”.

Rovine e immagini post-guerra
Nella poesia di Yari Bernasconi sono spesso presenti rovine e immagini post-guerra. Lette nel contesto attuale della guerra in Ucraina queste poesie, pur essendo state scritte prima e non avendo nulla a che vedere con essa, ci interpellano. “C’è un po’ il rischio di strumentalizzare”, dice. “In realtà credo che in modo più ampio la letteratura parli proprio della realtà e quest’ultima ciclicamente poi riproponga anche se in modo diverso quasi gli stessi paradigmi”, indica Bernasconi. “Sui testi impressiona anche me, quando leggo ‘Lettera da Dejevo’, la prima cosa che ho scritto, con gli occhi di oggi quindi nel mezzo di una guerra terribile e evitabile, anche stupida per certi versi, ritrovo degli echi abbastanza vertiginosi”, spiega, “però fa più parte del mistero che di una prospettiva che si possa tracciare”. “Una delle peculiarità del linguaggio poetico in particolare è che la sua allusività, i suoi non detti, suggeriscono molto anche nel tempo”, precisa aggiungendo che è “anche per questo un linguaggio necessario insieme a tutti gli altri”.

“La casa vuota”
Il titolo della raccolta “La casa vuota” prende il nome da una delle poesie. Un’immagine quella della casa vuota che secondo Bernasconi non ha solo un risvolto negativo. “Leggendo il libro alcune direzioni sono date, ma come sempre la gran parte dello spessore di un libro di poesie lo danno le lettrici e i lettori”, afferma. In copertina del libro, una calcografia dell’artista Bellinzonese Luca Mengoni che ritrae una gazza. Bernasconi indica che la gazza è una dei pochi animali che si sanno riconoscere allo specchio. L’uccello in questione compare anche nella poesia ‘Tre uccelli comuni’, inclusa nella raccolta. “Gli animali risvegliano in me una meraviglia quasi infantile, primordiale”, dice il poeta.

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