Svizzera
Si va verso la canapa di Stato?
Immagine CdT/Zocchetti
Immagine CdT/Zocchetti
Keystone-ats
3 anni fa
Dopo quella del Nazionale, anche la Commissione sanitaria degli Stati ha approvato l’idea di depenalizzare la produzione e il commercio affidandola allo Stato

Lo Stato dovrebbe controllare la produzione e il commercio di canapa, depenalizzandolo, adoperandosi però anche a proteggere i giovani e i consumatori.

È l’obiettivo dell’iniziativa parlamentare di Heinz Siegenthaler (Centro/BE) alla quale la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati (CSSS-S), dopo l’omologa del Nazionale, ha dato il suo benestare per 9 voti a 2. Grazie a questo voto positivo, la commissione del Nazionale potrà elaborare un progetto concreto.

Il progetto pilota
Per la CSSS-S, indica una nota odierna dei servizi parlamentari, è cruciale che la commissione omologa tenga conto dei risultati dei progetti pilota in corso sul consumo di cannabis destinato a uso non medico. La CSSS-S attribuisce grande importanza al fatto che grazie a un nuovo disciplinamento della cannabis si migliorino la protezione dei giovani e la prevenzione.

Arginare il mercato nero
Si deve altresì garantire che il mercato nero sia arginato e che sia disponibile soltanto cannabis di qualità certificata. Occorre inoltre tenere conto del contesto internazionale.

Parere positivo anche dalla commissione del Nazionale
Nell’accogliere l’iniziativa parlamentare lo scorso aprile, la commissione del Nazionale sosteneva che si dovessero elaborare norme coerenti e adeguate alla realtà sociale volte a disciplinare e controllare globalmente la cannabis, al posto di vietarla.

Già allora, tuttavia, la CSSS-N precisava che, nei suoi lavori, avrebbe tenuto conto dei progetti pilota relativi all’uso non medico della cannabis avviati dal Consiglio federale.

“Divieto attuale non protegge la popolazione”
In Svizzera, secondo l’autore dell’iniziativa, sono 300 mila le persone che consumano regolarmente la cannabis come sostanza psicoattiva. L’attuale divieto di coltivare, commercializzare e consumare canapa non ha raggiunto il suo obiettivo, ossia di proteggere la popolazione.

Non solo il consumo non diminuisce, ma il divieto ha anche effetti secondari nefasti: il mercato nero prospera, non esistono controlli di qualità e di conseguenza non è garantita la protezione dei consumatori, secondo Siegenthaler. Inoltre, un’effettiva protezione dei giovani presuppone l’esistenza di un mercato regolamentato.

Poiché il THC contenuto nelle canapa, così come l’alcool, è una sostanza psicoattiva, la protezione dei minori è di fondamentale importanza. La modifica di legge richiesta deve considerare tali condizioni in tutti i punti per Siegenthaler, secondo cui un eventuale gettito fiscale dovrà confluire anche nella prevenzione e nella protezione dei giovani.

A detta del deputato bernese, il divieto del consumo della cannabis, rispetto alle droghe legali, non verte su attuali ragioni scientifiche, tanto più che la nocività del tabacco e dell’alcool non è inferiore. Quest’incoerenza morale e giuridica si giustifica sempre meno.

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