Svizzera
Ora è definitivo: il PPD cambia nome
Keystone-ats
3 anni fa
I delegati hanno approvato il cambiamento: da ora in poi sarà Alleanza del Centro. Passata anche la fusione con il PBD

Con 325 voti favorevoli e 57 contrari, l’assemblea dei delegati del Partito popolare democratico (PPD) ha approvato oggi la nuova denominazione Alleanza del Centro. Per la maggioranza dei due terzi sarebbero bastati 256 voti. L’obiettivo è quello di guadagnare nuovi elettori, uscendo da una connotazione troppo cattolica. Togliere la radice cristiana dal nome tedesco e francese non ha quindi spaventato i delegati, i quali hanno sostenuto che lo spirito e l’ideologia stanno nel partito e non nella “confezione esterna”. Il nuovo nome è però una possibilità di rilancio. Il ruolo centrale del partito nel mantenimento degli equilibri nello scacchiere politico è inoltre rappresentato meglio dal concetto di “Centro”, è stato sostenuto nel corso della discussione. Non vi è poi ora più il rischio di allontanare persone di confessioni diverse. Una minoranza ha invece sostenuto che con la modifica della denominazione si perdono le caratteristiche principali del partito, cercando di armonizzarsi agli altri. Una strategia che non funziona, “come ha mostrato l’esempio del PBD”.

Approvata la fusione con il PBD
Durante l’assemblea odierna, che si è tenuta in modo decentrato in 13 località (nella Svizzera italiana a Lostallo) - i delegati hanno anche approvato la fusione con il Partito borghese democratico, che dal canto suo aveva già dato l’ok due settimane fa. La fusione è passata con 336 voti contro 25 e 2 astensioni. Il quorum necessario era di 273 voti. La discussione sul tema è stata piuttosto breve. Con la fusione, i delegati vedono chiaramente una possibilità di crescita per il partito. Entrambe le formazioni politiche lottano contro una costante perdita di voti. Alle Camere federali PPD e PBD, assieme al Partito evangelico svizzero (PEV), formano già un unico gruppo parlamentare. Il nuovo nome del partito vale a livello nazionale, ma a livello cantonale le singole frazioni possono scegliere autonomamente se adottarlo o no.

Nessun piano B in caso di bocciatura

In apertura di assemblea, il presidente del partito Gerhard Pfister aveva chiaramente detto che non esisteva un piano B in caso di bocciatura della nuova denominazione e della fusione. Con un “no”, in occasione delle prossime elezioni si sarebbe dovuto decidere con quale strategia presentarsi, e sarebbe stata in primis una responsabilità degli oppositori, aveva sottolineato Pfister. L’unione col PBD e il nuovo nome - sempre secondo il presidente - risolvono un problema strutturale che si trascina da 40 anni: “Non siamo mai riusciti a effettuare il salto oltre i nostri luoghi di origine, poiché veniamo percepiti come partito cattolico o particolarmente religioso”. Quale partito nazionale, il PPD ha bisogno di successo in tutti i cantoni. Il presidente della formazione politica stima il potenziale elettorale attorno al 20%, quando nel 2019 è stato ottenuto solamente l’11%.

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