Svizzera
‘Ndrangheta: i racconti dell’agente sotto copertura
Foto Shutterstock
Foto Shutterstock
Filippo Suessli
4 anni fa
La Fedpol ha infiltrato un uomo tra i presunti ‘ndranghetisti residenti in Svizzera, ecco cosa ha scritto nei suoi rapporti

Nel corso dell’inchiesta culminata ieri nella maxi operazione contro la ‘ndrangheta svoltasi tra Svizzera e Italia, la Fedpol ha impiegato anche un agente sotto copertura che è riuscito a inserirsi nella cerchia degli indagati svizzeri. Tutti gravitavano attorno a un ristorante di Muri, nel Canton Argovia, e si sospetta facciano parte della cosca Anello-Fruci, attiva tra Lamezia Terme e Vibo Valentia.

Cambio valuta, moneta falsa, armi

Dalle carte dell’inchiesta italiana si scopre che durante questi anni un uomo, agente della polizia federale, ha operato con una falsa identità, riuscendo a entrare in contatto con gli indagati residenti in Svizzera. In particolare l’agente, che si faceva chiamare Miquel, ha fatto affari con i sospetti ndranghetisti per cambio di valuta e ricettazione di moneta falsa. All’agente sotto copertura, uno degli indagati ha anche chiesto di procurargli munizioni, per una “38 special e una 7.65mm”, si legge. In un’occasione l’infiltrato ha acquistato dai calabresi un Fass 90 dell’Esercito.

Droga, auto e club

Il contatto più stretto dell’agente è lo stesso gerente del ristorante di Muri finito nell’occhio del ciclone. Amante delle auto di lusso (come altri indagati svizzeri), acquista solo Ferrari, perché con una Lamborghini “ha avuto una perdita enorme”, scrive il poliziotto nel suo rapporto. Nelle serate passate in compagnia ai tavoli del locale appaiono anche pittoreschi personaggi, come un italiano (mezzo sardo e mezzo piemontese”) che ricorda con entusiasmo la gioventù passata in Sudamerica trafficando cocaina, senza mai essere arrestato. L’uomo, infatti, sarebbe stato “in ferie” (così definiscono la carcerazione) solo in Svizzera e in Italia. Il gruppo di sospetti ndranghetisti avrebbe, stando ai rapporti dell’uomo della Fedpol, anche stretti contatti con molti locali notturni della Svizzera tedesca. Da Sciaffusa a Lucerna, da Bruug a Winterthur. Un settore in cui una volta si facevano molti soldi, ma oggi diventato meno redditizio.

Riciclaggio nel Liechtenstein

Al tavolo del locale di Muri si è parlato anche di riciclaggio. In particolare di come ripulire soldi sporchi nel Liechtenstein. Secondo i racconti dei protagonisti, l’operazione sarebbe molto semplice. Attraverso una serie di depositi e prelievi, fatti secondo le giuste tempistiche per evitare controlli approfonditi, si possono riciclare grandi quantità di denaro. Il costo dell’operazione è del 15%, basta trovare qualcuno “non ricercato dall’Interpol” che apra un conto in una banca del Principato. A spiegare questo sistema un uomo che potrebbe essere legato al Ticino: il suo contatto viene infatti salvato sui telefoni degli indagati con il nome di battesimo seguito da “Locarno”.

L’operaio comunale

Nei rapporti dell’agente appare, in una circostanza, anche l’operaio comunale del Luganese che ieri è stato interrogato dagli inquirenti e che è finito nella lista di 158 indagati dell’inchiesta che in Italia è stata battezzata “Imponimento”. Il nome dell’uomo viene citato come “buon conoscente”. “Lavora per il comune al 50% ed è un vecchio amico della Calabria”, ha detto il ristoratore all’uomo della Fedpol. L’uomo residente in Ticino, è sospettato di aver fatto da prestanome per il capo della cosca nell’acquisto di un terreno e di essere, con il cugino, uno dei referenti del clan in Svizzera. L’uomo, da parte sua, nega tutto.

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata