Svizzera
“In pandemia censura e disinformazione”
Immagine Shutterstock
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Keystone-ats
3 anni fa
Lo dichiara Amnesty International, secondo cui troppi giornalisti e operatori sanitari sono stati imprigionati e messi a tacere. Svizzera criticata per il suo “favorire le grandi imprese farmaceutiche” impedendo un accesso equo ai farmaci

Durante la pandemia di Covid-19, molti governi hanno severamente limitato il lavoro dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani, facilitando la disinformazione. È quanto sottolinea Amnesty International in un rapporto pubblicato oggi. Dalla Svizzera l’organizzazione si aspetta che garantisca un accesso equo ai vaccini e ai medicinali.

L’ong critica in particolare l’atteggiamento elvetico che favorisce le grandi aziende farmaceutiche e impedisce una produzione globale e decentralizzata dei medicamenti, precisa la sezione svizzera dell’organizzazione all’agenzia Keystone-ATS. I governi - e quindi anche quello svizzero - hanno il dovere di garantire che tutti i Paesi possano condividere i risultati della ricerca scientifica e avere accesso ai vaccini e ai medicinali che permettono la lotta contro il Covid-19, prosegue l’organizzazione.

Amnesty International Svizzera ha presentato in maggio al Consiglio federale una petizione che chiede la sospensione temporanea dei brevetti su vaccini, test e trattamenti contro il Covid-19. Obiettivo della proposta: facilitare la produzione di farmaci contro questo virus, in particolare nei paesi in via di sviluppo. La petizione è sostenuta da oltre cento Paesi, rileva Amnesty, che ricorda come la Svizzera sia uno dei pochi che vuole invece mantenere i brevetti.

Finora, sono state somministrate nel mondo 6,52 miliardi di dosi di vaccino, ma nei paesi a basso reddito solo il 2,5% della popolazione ne ha ricevuto almeno una, sottolinea l’ong nel suo rapporto, chiedendo agli Stati e alle aziende farmaceutiche di consegnare due miliardi di dosi di vaccino ai Paesi in via di sviluppo entro la fine dell’anno.

Disinformazione e morti di Covid-19

Nel mezzo della pandemia, giornaliste, giornalisti e operatori sanitari sono stati messi a tacere e imprigionati, prosegue Amnesty, facendo notare che in tal modo molte persone non hanno avuto accesso a informazioni sul Covid-19 e non sapevano come proteggersi e proteggere gli altri. La mancanza di informazioni ha contribuito alla perdita di circa cinque milioni di vite a causa del Covid-19 in tutto il mondo.

Amnesty International chiede pertanto a tutti gli Stati di smettere di usare la pandemia come scusa per reprimere il giornalismo indipendente. La censura non fa nulla per combattere la disinformazione, ma media liberi e indipendenti e una società civile forte sì, scrive l’ong.

Quest’ultima cita l’esempio del governo cinese, che ha preso di mira gli operatori sanitari, i giornalisti e gli attivisti politici che hanno cercato di sensibilizzare e allarmare su un focolaio della malattia, allora sconosciuta, già nel dicembre 2019. In pochi mesi 5511 persone sono state indagate per “fabbricazione e diffusione deliberata di informazioni false e dannose”.

Amnesty International accusa infine i social media di fare troppo poco per prevenire la diffusione di informazioni false e fuorvianti. Questo rende difficile la formazione di opinioni e la presa di decisioni sulla propria salute basate sui fatti scientifici disponibili.

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