Svizzera
Da 30 anni è vietato l’amianto in Svizzera, ma i problemi restano
Keystone-ats
4 anni fa
L’amianto è responsabile della metà dei decessi nell’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. E il Fondo per i risarcimenti rischia di prosciugarsi

Dal primo marzo di 30 anni fa l’utilizzazione dell’amianto è vietata in Svizzera, ma i problemi di salute pubblica legati a quell’insieme di minerali dalle notevoli qualità isolanti non hanno ancora raggiunto il loro apice. Nuove regole di dichiarazione, introdotte nel 2016, hanno reso meno opache le pratiche in ambito edilizio.

I gravi rischi per la salute causati da quelle prodigiose fibre, chiamate anche asbesto, sono stati a lungo sottostimati e non solo per vera o presunta lobby dell’industria del settore. Persino la Suva, che in Svizzera offre l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali a lavoratori e disoccupati, ammette l’errore di apprezzamento sul suo sito internet.

Anche i sindacati hanno tardato a riconoscere il problema, per una ragione molto semplice: il lungo periodo di latenza tra l’esposizione alle fibre cancerogene dell’amianto e l’apparizione di patologie, in particolare il mesotelioma pleurico, un tumore dei polmoni.

Divieto dal marzo 1990

Alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso la coscienza del problema si è fatta più viva e con essa la pressione politica: il primo marzo del 1989 a livello nazionale è entrato in vigore un esteso divieto di uso dell’amianto, con effetto a partire dall’anno successivo (per determinate applicazioni dell’asbesto, con un periodo di transizione fino al 1995).

La Svizzera, con alcuni Stati scandinavi, fu tra i primi a compiere questo passo (l’Ue lo ha fatto nel 2005). Sul proprio sito internet, Unia fa però notare che nel paese continuava ad avere sede il gruppo Eternit, uno dei maggiori produttori di manufatti contenenti amianto.

Numero dei morti in aumento

Con il divieto, il tema è temporaneamente scomparso dalla ribalta della cronaca. Ma il numero di morti per amianto ha continuato ad aumentare nonostante la proibizione. Nella primavera di quest’anno, Suva ha addirittura previsto un aumento dei casi di mesotelioma da 120 a 170 all’anno. Entro il 2040, prevede un totale di 3900 morti. Finora la Suva ha riconosciuto più di 5100 casi di malattie professionali legate all’amianto. Oggi, 30 anni dopo il divieto, l’amianto è responsabile della metà dei decessi nell’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.

Per permettere anche alle vittime dell’amianto che non sono soggette all’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni di beneficiare di un risarcimento, ad esempio le mogli dei lavoratori che hanno lavato gli indumenti contaminati dall’amianto, da tre anni interviene la fondazione di diritto privato Fondo per le vittime dell’amianto (EFA).

Fondo per risarcimenti si prosciuga

Ma il numero dei risarcimenti e delle richieste di risarcimento ha raggiunto un picco lo scorso anno. Ora la fondazione rischia di rimanere senza soldi. Dalla sua creazione, a titolo di donazioni, sono stati ricevuti in totale 24 milioni di franchi. Si stima che entro il 2025 ne saranno necessari 100 milioni.

Le qualità delle fibre dell’amianto sono state tanto apprezzate che il materiale ha trovato un’infinità di destinazioni. Negli anni Trenta a Hollywood lo si impiegava ad esempio come neve artificiale. In ambiti più vicini alla quotidianità, l’asbesto è stato utilizzato ad esempio nei dentifrici, negli indumenti o nelle scarpe. Ma l’uso più frequente riguarda l’edilizia, poiché entra ad esempio nella composizione degli intonaci e delle colle per piastrelle.

Amianto dappertutto

Il 90% degli edifici costruiti prima del marzo 1990 contiene amianto, dice a Keystone-ATS Daniel Bürgi, presidente dell’Associazione svizzera dei consulenti amianto (ASCA). Dal gennaio del 2016, per tutte le costruzioni risalenti ad oltre 30 anni fa, in caso di progetti che richiedono una licenza edilizia, la legge prescrive l’obbligo di dichiarazione, per il committente, della presenza di amianto (e altri possibili inquinanti edilizi).

Obbligo di dichiarazione efficace

È interessante notare, sottolinea Bürgi, che è anche professore di tecnica ambientale alla Scuola universitaria professionale zurighese di scienze applicate (ZHAW), che da quando è stato introdotto l’obbligo di dichiarazione, ad esempio in Ticino, la quantità di amianto smaltita è aumentata di sette volte. Ciò rivela che senza un chiaro obbligo, le necessarie valutazioni dei rischi non sarebbero state effettuate in modo adeguato.

Bürgi tiene comunque a relativizzare il problema sanitario causato dall’amianto. Il problema non si pone per gli inquilini o i proprietari, ma per chi, per lavoro, è esposto alle fibre. Lo smaltimento dei materiali deve dunque essere effettuato con cura. Lo stesso afferma l’Ufficio federale della sanità pubblica sul proprio sito internet.

Stando a Giuseppe Reo, segretario sindacale di Unia nell’Oberland bernese, contattato da Keystone-ATS, però i lavoratori edili esposti all’amianto per negligenza dei padroni sono ancora troppo numerosi. E tra i datori di lavoro stranieri manca la sensibilizzazione al problema.

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata