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Tutti seduti alla Valascia: 3’800 posti
Ambrì, 28 febbraio 2020 - Hockey Campionato National League A HC Ambrì Piotta - HC Davos a porte chiuse a causa dell'emergenza Coronavirus. Le squadre durante il riscaldamento in una Valascia desolatamente vuota. © CdT/Gabriele Putzu
Ambrì, 28 febbraio 2020 - Hockey Campionato National League A HC Ambrì Piotta - HC Davos a porte chiuse a causa dell'emergenza Coronavirus. Le squadre durante il riscaldamento in una Valascia desolatamente vuota. © CdT/Gabriele Putzu
Redazione
4 anni fa
La capienza della pista sarà ridotta di quasi 3mila persone, facendo sedere anche il pubblico di curva e rettilineo, lo ha rivelato il presidente Filippo Lombardi

Le squadre della Lega nazionale di hockey voglio riempire gli stadi al completo. Rivelata ieri, la notizia, ha accompagnato la comunicazione dell’inizio del campionato a ottobre. Ma stadi pieni non vuol dire che la capienza delle piste svizzere sarà invariata, anzi. Un esempio è la Valascia. L’Hockey club Ambrì-Piotta, infatti, si è già attivato per trasformare i posti in piedi in posti seduti, come ha spiegato al Tg Estate di Teleticino il presidente Filippo Lombardi.

Curva sud e rettilineo a sedere

“Abbiamo molti posti in piedi”, ha spiegato il presidente biancoblù, “se li trasformiamo in posti seduti scenderemo a qualcosa tra 3’500 e 3’800 posti sui 6’500 attuali. Però avendo implementato le tribune speciali con i posti numerati, almeno quelli vorremmo poterli usare, non dimentichiamo che le misure costeranno come minimo 300’000 franchi”. Insomma, sia la Curva sud che il rettilineo adiacente saranno dotati di seggiole. Ma perdendo quasi tremila spettatori a partita si drovrà tirare la cinghia: “Bisognerà risparmiare su molte cose. È nell’aria da tempo un discorso dei costi salariali dei giocatori, ma non si è ancora andati nel concreto”.

Incontro con il Dipartimento delle istituzioni

Ieri sera Lombardi si è confrontato con il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, che si è mostrato sulla stessa linea di pensiero per quanto riguarda l’occupazione degli stadi: “I club vogliono fare degli investimenti per dare la possibilità ai propri tifosi di seguire comunque le partite nonostante le limitazioni del caso. Ed è per questo che abbiamo già avvisato i club per un incontro per la settimana prossima per confrontarci e trovare soluzioni che rispondano ai bisogni di tutti”.

Obbligo di registrazione
Tra le proposte vi è anche l’obbligo di registrazione dell’identità del pubblico. Soluzione che aveva fatto infuriare alcuni tifosi quando era stata proposta per contrastare la violenza negli stadi. “Se in passato questo obbligo era visto come una violazione della privacy, oggi non penso che sia un problema se chi va allo stadio non ha nulla da nascondere”, ha spiegato Gobbi. “D’altra parte i dati non saranno di proprietà dello Stato e verranno chiesti solo quando ci sarà necessità di tracciare in presenza di casi positivi al Covid. La paura potrebbe quindi essere smorzata: non si parla di capire se sono entrati degli hoolingan, ma per una questione sanitaria”. D’accordo anche il presidente biancoblù, che non sposava invece la proposta quando è stata fatta per questioni di sicurezza pubblica: “Sarà in ogni modo un campionato molto particolare”, ha detto. “Senza tifosi ospiti il clima sarà già differente e senza i posti in piedi, i preferiti dei tifosi più ‘calorosi’, sarà un anno molto particolare. Anche questo obbligo se contribuisce alla tracciabilità delle persone penso sarà capito da buona parte dei nostri tifosi, come misura di salute pubblica. Mi chiedo inoltre perché non controllare all’entrata che sia installata l’applicazione di Swisscovid con il bluetooth attivato”.

Decisioni cantonali e mascherine in pista

La discussione si è poi spostata a tutto campo su quello che potrà essere l’hockey della stagione 20/21. Una preoccupazione è quella che le autorità dei vari cantoni possano introdurre misure differenti, con il rischio di penalizzare questa o quell’altra squadra. “Io auspico, pur essendo in uno stato federalista, che ci sia uno sforzo di coordinamento, per esempio tramite la Conferenza dei direttori della salute pubblica o dei medici cantonali. La Lega ha anche deciso oggi che sarà possibile, a seconda delle condizioni, dichiarare forfait senza perdere a tavolino la partita, in caso di troppi giocatori in quarantena, rinviando la partita se necessario”, ha commentato Lombardi. Per Norman Gobbi, invece, sarà soprattutto importante convincere gli operatori sanitari della bontà delle decisioni: “Le maggiori pressioni arrivano da lì. Anche la Conferenza dei direttori della sanità pubblica ha espresso un parere molto negativo sui grandi eventi. Sarà importante ponderare tutti gli equilibri ed evitare che a seguito di una presenza in una partita si crei un ‘superspreader’ che tenga lontane le persone anche in caso di situazioni non a rischio. L’obiettivo è di garantire una ponderazione degli elementi ed evitare disparità di trattamento tra i cantoni”.

Mascherine in pista?

Se il pubblico avrà quasi certamente la mascherina, qualche domanda la suscita il test fatto da Rapperswil e Zurigo che hanno mandato in pista, durante un’amichevole anche i giocatori con la mascherina (tenuta sulla bocca solo in panchina e nel penalty box). Filippo Lombardi, però, non è convinto: “Questa idea della mascherina è assolutamente all’opposto di quello che i medici ci hanno spiegato a marzo e aprile, ovvero che una volta messa la mascherina non va più abbassata. Non lo so, ognuno fa le sue prove, spero vivamente che l’ordinanza federale il 2 settembre dia delle indicazioni chiare, che i cantoni si coordinino nei controlli e che la Lega trovi una regola unitaria. L’importante è poter giocare un campionato quasi normale, normale non lo sarà comunque”.

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