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Stefano Dias - Aviazione in Ticino: capro espiatorio
Redazione
3 anni fa

In Ticino da anni l’aviazione è al centro di turbolenze, varie associazioni e alcuni partiti, hanno scelto di mettere questo settore alla gogna pubblica. La crisi del covid19 sta mettendo in ginocchio questo settore economico, negli scorsi giorni la IATA ha stimato le perdite del settore per il 2020 in 84,3 miliardi di dollari e le perdite di fatturato per le compagnie aeree fino a 419 miliardi di dollari. In Svizzera questo settore offriva prima del Covid19, quasi 207’000 posti di lavoro e contribuiva con 27,7 miliardi di franchi all’economia del nostro paese rappresentando il 4% del prodotto interno lordo. La ripresa sarà lenta e probabilmente non vedremo mai più i livelli di traffico aereo precedenti la pandemia, il settore ha iniziato a ridurre i costi, tagliare il personale e diminuire le flotte attraverso una modernizzazione anticipata.

Nel nostro Cantone prima della pandemia si sono spese molte parole sulla situazione critica di Lugano, ma ora il campo di battaglia delle associazioni ambientali, si è spostato in quel del piano di Magadino. Li giace da molti anni l’aeroporto Cantonale, una struttura molto importante che l’associazione ALBA ha fatto analizzare a livello economico. I dati dicono che ci sono 193 posti di lavoro,15 aziende in loco e un fatturato di 18,3 milioni di franchi ma a livello infrastrutturale è fatiscente e bloccato nel suo rinnovo a causa delle persistenti opposizioni. Ultima in ordine di tempo, la presa di posizione dell’associazione per un Piano di Magadino a misura d’uomo, che la settimana scorsa ha ribadito, in maniera forte, che loro sono pronti a contrastare con ogni mezzo legale possibile l’allungamento della pista (di 150 metri) perché si tratta di: “una grossa fonte di disturbo fonico che l’attività dell’aeroporto ha per l’intera regione del Piano”. Ma com’è possibile che i dieci Comuni interessati e le due commissioni regionali di trasporto invece sostengono l’allungamento? Vi propongo alcuni dati oggettivi per farvi la vostra personale opinione.

Nel quadro della definizione dei catasti dei rumori degli aeroporti svizzeri, tutti i rapporti stilati dall’UFAC vengono resi accessibili al pubblico, non fa eccezione quello di Locarno-Magadino distribuito alle autorità nel lontano 1994. Il catasto è consultabile da tutti i cittadini e mostra le curve di esposizione al rumore intorno alla zona aeroportuale (in base all’Ordinanza contro l’inquinamento fonico), vi scrivo qui di seguito le conclusioni: “in nessun caso si presentano dei conflitti con le zone di utilizzazione e con i gradi di sensibilità. In effetti la curva dei 60 dB (decibel) corrispondente ai valori per il grado di sensibilità (GS) II non tocca nessuna zona residenziale. Pertanto anche un aumento dei movimenti attuali non comporterebbe nessun cambiamento nelle curve di rumore e anche un incremento futuro non dovrebbe apportare un sostanziale aumento del disturbo”. Ci tengo a precisare che queste conclusioni del catasto sono state fatte nel 1994 e si basano su delle misurazioni del 1989. Uno potrà pensare che dunque questi dati non siano più validi e che sto parlando del nulla, ma non è così. La prima precisazione riguarda il numero di movimenti (calcolati come numero di atterraggi e decolli) nel 1989 si erano registrati 63’233 movimenti di aerei civili a cui andavano sommati 14’500 movimenti militari, dunque le conclusioni di qui sopra si basano su questi dati.

E come siamo messi al giorno d’oggi?

Il rendiconto al Consiglio di Stato del 2019 ci mostra che lo scorso anno i movimenti civili sono stati 32’722 (il massimo consentito è di 50’000) più 12’186 militari, dei movimenti civili un terzo sono effettuati dalle scuole di volo in loco e ben 1’756 movimenti da alianti e 763 interventi dalla Rega. Si tratta di una riduzione di traffico del 49% rispetto alle misurazioni del catasto nel 1989 e fatti con aeromobili più moderni, meno rumorosi e all’inizio di un’era di aerei elettrici (”Aerei elettrici, una rivoluzione silenziosa nei cieli svizzeri - 2020 swissinfo.ch”). Se compariamo i dati dei movimenti delle automobili in entrata e uscita dalla galleria Mappo Morettina, notiamo 16’000 movimenti giornalieri nel 1996 contro i 26’000 movimenti giornalieri del 2020, un incremento del 63% e dal catasto si notano valori di oltre 70 dB sulle strade cantonali del piano. Il progetto di allungamento della pista di 150 metri verso Est che prevede anche il rifacimento delle vie di rullaggio, dei parcheggi ha come obiettivo di adeguare le infrastrutture alle normative internazionali, aumentare la sicurezza degli utenti e sentite bene, aumenta la quota di sorvolo sopra le zone sensibili. Vi lascio capire a voi stessi cosa vuol dire questo in termini di rumore e disturbo.

In conclusione, questo progetto non porterà nessuna modifica delle funzioni formative di questo apprezzato polo aeronautico nazionale. Nessun arrivo massiccio di chissà che fantomatici aerei business (quelli vanno a Lugano), ma permetterà l’adeguamento infrastrutturale a standard internazionali compatibili con politiche energetiche sostenibili e di innovazione per permettere la rivoluzione silenziosa auspicata dai numerosi progetti di aerei elettrici o carburanti bio. Mi rincresce constatare che queste associazioni ambientaliste si dimostrano semplicemente degli apparati ideologici, per nulla inclini alla moderazione, allo sviluppo condiviso delle varie attività nel rispetto della mutua collaborazione. Ultima dimostrazione ieri sulle pagine del Corriere del Ticino, con le dichiarazioni del presidente dell’Unione Contadini Ticinesi, Omar Pedrini, che si lamentava delle intransigenze di queste associazioni che purtroppo si dimostrano sordi come chi non vuol sentire, quello che non ti fa neppure aprire bocca perché è convinto di sapere già tutto.

Stefano Dias, vice-presidente Verdi Liberali Ticino

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