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Sana Ribwar Hussein - La consapevolezza è necessaria nel settore sanitario
Redazione
3 anni fa

Nella professione infermieristica è molto importante valorizzare l’essenza di ognuno, ossia ciò che c’è nell’anima, in modo da creare un “saper essere” consapevole in grado di trarre il meglio di ogni persona.

Spesso però mi chiedo se il sistema sanitario attuale permetta a quell’“essere” di emergere, facendo comparire il talento e le qualità di ognuno nella forma più costruttiva ed autentica. Infatti il sistema richiede di svolgere sempre più attività in un tempo stabilito, impiegando sempre meno risorse possibili e sfruttando quelle già disponibili, per raggiungere un maggior guadagno. Questo porta ad un sovraccarico fisico, mentale ed emotivo delle operatrici e degli operatori sanitari, che se si ripete tutti i giorni crea una frustrazione cronica, un senso di vuoto, di stanchezza e incompletezza.

Quando si tratta di persone e rapporti umani, ragionare solamente in termini numerici è molto pericoloso. Oggi c’è una forte necessità di valorizzare i rapporti umani, affinché ognuno possa dare il meglio di quell’”essere”. È un investimento sul lungo termine, ma se proprio dobbiamo parlare di “guadagno”, credo che questo arriverebbe da sé, se ognuno potesse svolgere la sua professione con la gioia e non con un sentimento d’insoddisfazione che pervade il quotidiano.

Credo che il sistema sanitario debba prendersi quella parte di responsabilità per creare un ambiente favorevole, in cui ci siano relazioni armoniche ed autentiche, scambio e comunicazione: dove i conflitti vengano affrontati, ponendosi nella condizione di ascolto e comprensione.

Oggi tante infermiere ed infermieri non si sentano protetti nell’ambiente in cui lavorano e si sentono per lo più sfruttati: essi vorrebbero che venisse loro riconosciuto ciò che fanno, sia in termini di tempo (riducendo il carico di lavoro con l’aiuto di altre figure professionali), sia in termini di stipendio. Sempre più il lavoro infermieristico richiede un investimento alto a livello di energie ed il fatto di non essere riconosciuti nemmeno da un punto di vista economico genera ulteriore frustrazione.

Siamo vicini ad un punto in cui una svolta è doverosa, in quanto troppe persone ogni giorno sono costrette a camminare su un filo, rischiando di cadere in quell’abisso che si chiama “burnout”. È necessaria una riflessione collettiva che porti alla consapevolezza: credo che è proprio dalla riflessione e dalla consapevolezza che dobbiamo partire, in quanto esse, rimandandoci alla realtà con forza, ci permettono di cambiarla. Per questo vi invito a trasformare i pensieri e le parole in azioni e vi ricordo quanto sia importante unirsi tutte e tutti insieme per richiedere più diritti, partecipando alla manifestazione del 29 maggio 2021.

Sana Ribwar Hussein, infermiera

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