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Matteo Ortelli - Un sì responsabile per noi giovani e per il nostro futuro
Redazione
4 anni fa

Il 27 settembre i ticinesi e le ticinesi saranno chiamati alle urne a votare sull’iniziativa per la limitazione. Una votazione fondamentale, con la quale verrà finalmente chiarito se, dopo il 9 febbraio 2014, i cittadini vorranno continuare sulla via del sì e pertanto approvare l’iniziativa, oppure se cambieranno rotta, respingendo l’abolizione della libera circolazione e rinunciando al controllo delle frontiere.

L’importanza che questa votazione sia approvata sarà duplice: anzitutto un sì federale rappresenterà un punto di svolta, capace di porre un freno al disagio creato dall’aumento incontrollato del frontalierato e dalle sue conseguenze (negli ultimi 13 anni in Ticino siamo passati da circa 40000 frontalieri di inizio 2007, a 67.878 di fine di novembre). Secondariamente, un sì nel nostro cantone rappresenterà un ennesimo e definitivo chiaro segnale a Berna, che difficilmente potrà essere nuovamente ignorato, poiché sarà specchio del volere popolare e della risolutezza richiesta nella misura contro queste conseguenze. Infatti, la forte pressione sui salari (che fa del Ticino il cantone con il salario medio di gran lunga più basso), la forte crescita di sottoccupati, la saturazione del sistema viario, l’aumento di zone cementificate, l’insicurezza crescente ma, soprattutto, l’impossibilità per i giovani di trovare un lavoro con retribuzione adeguata ed avere le prime importanti esperienze lavorative, fondamentali per il curriculum e l’avvio professionale, sono solamente alcune delle ripercussioni che questo accordo ha portato al cantone.

Come giovane studente ticinese, mi sento direttamente preso in causa da queste problematiche. Il fatto di essere consapevole della probabilità di dover lasciare Lugano ed il mio cantone, per trovare un impiego ben retribuito altrove mi lascia, come molti miei coetanei, un forte senso di incertezza rispetto alle sfide del mio futuro professionale. Infatti, sono molti i casi di conoscenti ed amici che, dopo diversi anni di studi e di formazione, si sono ritrovati catapultati, dalla piattaforma di lancio nel mondo del lavoro, ai registri della disoccupazione (il numero di giovani ticinesi disoccupati tra 15-24 anni ad aprile sono 14’556). Un sentimento diffuso, che viene messo ancora più in evidenza dai risultati dell’analisi della mobilità dei giovani effettuata nell’ambito delle Inchieste federali fra la gioventù, dalla quale risulta che il 47% dei ragazzi ticinesi prevedono di lasciare il cantone dopo gli studi, evidenziando nuovamente la rassegnazione giovanile sulle prospettive offerte in Ticino.

Guardando questi dati è conseguentemente palese riscontrare le ripercussioni dell’eccessiva concorrenza di manodopera a basso costo che, sommata ad una mancanza di possibilità di sbocchi lavorativi dopo una formazione sul territorio (frequentemente costa più formare ed assumere, che attingere ai pendolari), risulta per i nostri giovani fatale.

A parer mio, come giovane cittadino e ticinese, il 27 settembre sarà quindi fondamentale un sì alle urne, per ritornare sulla strada del buonsenso e della preferenza indigena poiché, a furia di cerotti, il futuro è costretto a spostarsi oltralpe. Una definitiva soluzione nazionale che, parallelamente, andrà a incentivare una reazione più strettamente locale, cioè quella di tornare in campo aziendale e scolastico a dare la possibilità ai giovani di formarsi ed essere assunti in loco. Giovani che, con un contesto lavorativo meno concorrenziale ed aggressivo, avranno più possibilità e scelte di indirizzi futuri.

27 settembre: un sì responsabile per noi giovani e per il nostro futuro!

Matteo Ortelli, segretario Giovani UDC Ticino

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