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Luca Campana - Il congedo paternità di due settimane è una favolosa e moderna opportunità
Redazione
4 anni fa

L’opposizione più dura dei contrari al congedo paternità ruota attorno ai costi poco sostenibili per le aziende in quanto le assicurazioni IPG faranno uscire una moltitudine di denaro tale da invalidare una sana crescita aziendale e oneri aggiuntivi a già magre paghe colpite da già alte assicurazioni sociali.

Se si considera però il tempo dedicato annualmente dai salariati alla protezione civile o al servizio militare ci si accorge (senza contare congedi di altra natura) che due settimane per un figlio da seguire nell’arco della vita non è poi così dispendioso, anzi, paragonando i due congedi per tempo impiegato quasi si ha l’impressione che il tempo per la famiglia sia addirittura poca cosa, ma questa perdita momentanea di redditività da parte dell’azienda si traduce (o lo dovrebbe fare) in una più moderna mentalità imprenditoriale più vicina alle politiche della Diversity aziendale, chi ci guadagna è subito detto: la totalità delle persone.

Serve maggiore sensibilità dello Stato e delle aziende verso la famiglia con leggi appropriate ai propri bisogni per i veri imprenditori del domani, che capiscano e apprezzino il “capitale umano”.

Infatti per la donna il parto è un momento delicato, molto soggettivo sia psicologicamente che fisicamente, l’aver qualcuno a fianco oppure che si prende cura dei figli in un momento delicato fa la differenza, il solo pensare che il passato ci ha sempre arrangiati anche senza congedo paterno non risolve la questione dell’inutilità di tale congedo, al contrario indica che anche il nostro paese ora è pronto a tendere la mano al bisogno dei coniugi, in altri paesi e sicuramente più sensibili al tema del nostro ciò è già ampiamente sperimentato con successo e non è difficile ammirare genitori al parco giochi con i figli durante le ore di ufficio nella settimana.

Con tutto il beneficio sia della coppia che del bambino, di riflesso e fino a prova contraria su tutto il processo sociale e di conseguenza lavorativo, grazie anche alla tranquillità di tutto il nucleo famigliare, ascendenti compresi.

Non sono pochi i paesi che sperimentano da tempo congedi maternità più lunghi dei nostri e congedi paternità la Danimarca, Islanda, la Norvegia, la Finlandia e la Svezia con addirittura 480 giorni a disposizione, nulla da temere dunque visto le tasse relativamente alte considerando però che per i paesi considerati i molti costi per la salute sono integrati e coperti più che da noi, compresa l’assicurazione sanitaria; sappiamo benissimo quanto i costi di cassa malati in Svizzera pesano sul cittadino alla fine del mese.

De facto nelle classifiche internazionali sulle politiche nazionali al sostegno alle famiglie dell’OSCE e dell’UNICEF molti paesi occidentali (a sorpresa anche orientali) bagnano letteralmente il naso al nostro paese, questa è la possibilità che abbiamo per progredire e metterci al passo.

Bisogna saper cambiare cultura e osare verso nuovi paradigmi del lavoro volti al soddisfacimento della famiglia, un servizio importante per il futuro, perché a pagare l’AVS, ricordiamolo; serviranno futuri impiegati e la gente oggi, purtroppo, fa meno figli, visto anche le numerose complicanze sociali relative al lavoro e lo stress correlato dovuto al sempre più complicato rapporto accudimento e crescita.

Questa del congedo paternità di 2 settimane è l’opportunità di prendere due piccioni con una fava, per avere: una politica vicina alle famiglie e alla qualità della crescita e un piccolo incentivo a fare più figli visto e considerato il numero di lavoratori che avremo bisogno un domani, questo senza dipendere troppo dai lavoratori provenienti dall’estero.

Un chiaro Sì al frutto del lungo compromesso parlamentare il 27 settembre 2020.

Luca Campana

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