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Giovanni Berardi - Non si vive di poesia
Foto CdT
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Redazione
3 anni fa

Probabilmente questa è la frase che i poeti e chi scrive di valori e sentimenti si sono maggiormente sentito dire. Ma qui non si vuole disquisire su questioni economiche di poeti e scrittori, bensì richiamare al significato metaforico di questa frase. Alla poesia è associata una visione ideale della realtà. Quindi vivere di poesia è il carattere che può essere attribuito, in senso negativo, a fatti, persone, situazioni e atteggiamenti, in quanto non attaccati alla realtà e quindi spesso utopistici o illusori. Ecco allora che è illusorio pensare che nel nostro mondo tutti siano ossequiosi e rispettosi delle regole, anche delle regole etiche. È per questo che oltre alla fissazione di norme chiare, è indispensabile istituire meccanismi di controllo e sanzionatori per chi le infrange. Se è vero che la sola presenza di regole, porta la grandissima parte di coloro a cui sono rivolte a rispettarle, non è giusto che chi le trasgredisce possa farla franca perché mancano controlli e sanzioni. In fondo, è proprio questo che vuole l’Iniziativa Multinazionali Responsabili: portare anche i

(pochi) trasgressori a modificare virtuosamente il proprio comportamento a tutto vantaggio di un mondo più giusto ed etico. Mancano pochi giorni per votare, e allora vien buona anche la poesia, come l’incipit di una lirica di Araceli Mariel Arreche: “Mi dichiaro colpevole di fidarmi dell’altro, di sognare a voce alta, di cercare la poesia...”. Grazie dunque per depositare un convinto SÌ, perché non si vive di poesia.

Giovanni Berardi – Deputato al Gran Consiglio

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