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Gilles Renaud - Piano di Magadino, palestra di progetti calati dall’alto?
Redazione
4 anni fa

Nello scorso secolo, grazie all’imponente opera di bonifica voluta da politici avveduti e con una forte determinazione ha portato il nostro piano di Magadino alla funzione di “granaio del Canton Ticino”. In questo progetto sono state integrate le strade cantonali, la ferrovia verso Locarno ed il Gambarogno, la zona turistica e sportiva di Minusio/Tenero e l’aeroporto cantonale.

Su questo concetto a fine anni ottanta gli On. Fulvio Caccia, Renzo Respini e Claudio Generali lanciavano la proposta di pianificazione comprensoriale quale approccio strategico alle nuove sfide date dal futuro tracciato dell’Alp Transit, dalla completazione della rete autostradale nazionale verso Locarno e dalla difesa del territorio agricolo messo sotto pressione dall’antropizzazione. A queste nuove sfide si aggiungeva la disordinata politica della Confederazione nel settore della protezione naturalistica, dove l’ingombrante zona palustre d’importanza nazionale scaturita dalla votazione popolare contro l’aumento delle piazze d’armi è solo una di tante. Respini e Generali avevano posto come obiettivo del piano comprensoriale la ripresa e la coordinazione in un progetto territoriale unitario. Purtroppo nel successivo ventennio solo una sfida è stata risolta: l’attraversamento del piano di Magadino delle linea Alp Transit. In questi mesi si assiste ad una serie di eventi pubblici per l’apertura della nuova galleria ferroviaria base del M. Ceneri. Da parte dei politici nessuno, finora, ha ricordato che il merito va ai cinque Consiglieri di Stato di fine anni ottanta e al Gruppo di riflessione dell’arch. Aurelio Galfetti. Speriamo che almeno si sappia dare a Cesare quello che è di ... Cesare.

Invero un altro progetto cantonale è andato in porto: le aggregazioni politiche dei Comuni che è scaturito in un piano di Magadino in gran parte nella giurisdizione delle due città di Locarno e Bellinzona. Lo strumento che avrebbe dovuto coordinare le sfide indicate da Respini e Generali avrebbe dovuto essere la pianificazione del piano di Magadino. Questo progetto, stancamente approvato dal Gran Consiglio nel 2014, non solo non ha risolto il tema del collegamento del Locarnese con la rete autostradale nazionale, ma ha confinato l’agricoltura allo spazio residuo lasciando, per contro, gran spazio alle zone naturalistiche della Confederazione e al bosco. L’ultimo progetto che ha evidenziato la carenza di coordinamento territoriale dei vari progetti, ed ancor più lo scarso coinvolgimento dei Comuni, è quello relativo agli interventi sui canali agricoli del piano. I fattori che accomunano i vari progetti sovraregionali sono l’imposizione dall’alto delle chiavi di finanziamento (a Cadenazzo per i canali si chiede il 20%) e il mancato rispetto delle necessità locali (come la variante verde della nuova A2/A13 senza aggancio ai centri commerciali di Cadenazzo e S. Antonino). Questi aspetti vanno ad aggiungersi ad una chiara asimmetria di competenze e compiti nei nuovi Comuni e stanno creando una situazione di imbarazzante immobilismo tra Comuni, ente parco, consorzio correzione fiume Ticino e Cantone.

Questa situazione si caratterizza per il primato del settoriale (singoli progetti, tutti giusti nei loro specifici e condivisibili obiettivi) sul generale, cioè sulla politica. Questa carenza va ora risolta a livello istituzionale con lo strumento deputato: la pianificazione del territorio. Ciò significa che l’inconcludente piano del parco, che nei suoi primi sei anni non ha fatto altro che imporre ai Comuni importanti finanziamenti, vada aggiornato, specie per una diversa e moderna organizzazione che lavori con il consorzio fiume Ticino sui vari progetti e a favore dei Comuni.

Gilles Renaud, imprenditore e municipale PPD di Cadenazzo

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