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Tunisia: presidente congela il parlamento
Foto Shutterstock
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Keystone-ats
3 anni fa
La decisione arriva dopo una giornata di scontri e tensioni in varie città del Paese nel giorno del 64mo anniversario della proclamazione della Repubblica tunisina

Il presidente tunisino Kais Saied ha annunciato ieri in tarda serata la sospensione del parlamento e il licenziamento del primo ministro Hichem Mechichi dopo una giornata di proteste popolari contro il sistema politico in atto. Subito dopo l’annuncio di Saied, a seguito di una riunione di emergenza a Cartagine con i vertici della sicurezza e dell’esercito, molti cittadini si sono riversati nelle strade suonando i clacson delle automobili in segno di giubilo. Nella giornata di ieri, 64mo anniversario della proclamazione della Repubblica tunisina, migliaia di cittadini avevano marciato in diverse città per protestare contro i fallimenti del governo, il sistema e la malagestione della pandemia.

Nella capitale, centinaia di manifestanti si erano radunati davanti al parlamento, gridando slogan contro il partito islamico Ennahdha e il premier Mechichi, con la folla a chiedere a gran voce lo “scioglimento del parlamento”. Proteste sono state segnalate anche nelle città di Gafsa, Kairouan, Monastir, Sousse e Tozeur. “La Costituzione non consente lo scioglimento del parlamento, ma permette la sospensione dei suoi lavori”, ha affermato il presidente, citando l’articolo 80 che consente tale misura in caso di “pericolo imminente”. Saied ha detto che assumerà il potere esecutivo “con l’aiuto” di un governo guidato da un nuovo primo ministro da lui stesso nominato. Il presidente ha anche detto che sarà revocata l’immunità ai deputati. Nonostante sia passato un decennio dalla rivoluzione del 2011 che ha rovesciato il dittatore Zine El Abidine Ben Ali, la Tunisia rimane soggetta a una certa instabilità politica che ha ostacolato gli sforzi per rilanciare servizi pubblici in rovina e realizzare le riforme richieste dal Fondo monetario internazionale. La frammentata classe politica del Paese non è stata in grado di formare in questi anni governi duraturi ed efficaci. La situazione del resto era insostenibile. La Tunisia ha vissuto per mesi una sorta di stallo istituzionale a causa della contrapposizione tra il presidente Saied e il primo ministro Hichem Mechichi, per via di un rimpasto governativo già approvato dal parlamento a fine gennaio scorso, ma mai accettato dal capo dello Stato. In parlamento inoltre negli ultimi tempi erano andati in scena episodi di violenza tra deputati ed altri incidenti che ne hanno rallentato la normale attività e creato sempre maggiori tensioni sociali. Gli scenari che ora si aprono sono imprevedibili, anche perché il presidente del parlamento Rached Ghannouchi, anche leader del partito islamico Ennhadha, dopo la decisione di Saied ha annunciato che “le istituzioni sono ancora al loro posto, i sostenitori di Ennhahda e il popolo tunisino difenderanno la rivoluzione”.

È giallo sulla sorte di Mechichi
Mentre un elicottero militare sorvola la capitale è giallo sulla sorte del premier Hichem Mechichi, licenziato dal presidente tunisino Kais Saied. Introvabile e irraggiungibile, secondo i media locali, sarebbe in stato di arresto secondo i dirigenti del partito islamico Ennhadha che sono riuniti in una riunione urgente per decidere come reagire alle decisioni del presidente. Sempre secondo le stesse fonti, Ennhadha sta riflettendo sul deposito di una mozione di sfiducia contro Saied con l’obiettivo di destituirlo. Il presidente di Ennhadha, Rached Ghannouchi ha detto che “questo colpo di Stato non ripristinerà i diritti sociali del popolo tunisino” e ha invitato la gente a manifestare pacificamente per riprendere la democrazia. Intanto mezzi militari hanno raggiunto e circondato la sede del Parlamento tunisino al Bardo e la sede della televisione nazionale, in esecuzione delle disposizioni annunciate dal presidente Kais Saied in base all’art. 80 della Costituzione. In un comunicato della presidenza tunisina viene precisato che la sospensione delle attività parlamentari durerà 30 giorni e a tutti i deputati verrà tolta l’immunità. Nelle prossime ore verrà pubblicato un decreto per precisare altre misure eccezionali, conclude la nota.

“Non è un colpo Stato”
Le decisioni di congelare per 30 giorni il Parlamento, revocare l’immunità ai deputati e licenziare il premier non rappresentano “un colpo di Stato”, si tratta di decisioni costituzionali, ai sensi dell’articolo 80 della Costituzione. Lo ha detto il presidente tunisino, Kais Saied, rispondendo al presidente dell’Assemblea nonché leader del partito islamico Ennhadha (primo in parlamento), Rached Ghannouchi. “Chi parla di colpo di Stato dovrebbe leggere la Costituzione o tornare al primo anno di scuola elementare, io sono stato paziente e ho sofferto con il popolo tunisino”, ha detto Saied alla tv di Stato. Saied ha inoltre precisato di avere consultato di persona il capo del governo Hichem Mechichi e il presidente del Parlamento per telefono, prima di annunciare le misure. Da parte sua, Ghannouchi ha chiamato i suoi a manifestare davanti alla sede dell’aula per “ripristinare la democrazia” ed ha sottolineato di non essere stato informato delle decisioni del capo dello Stato, così come previsto dall’art. 80 della Costituzione. Intanto arrivano le prime reazioni dei partiti, che la notte scorsa hanno tenuto vertici per valutare la situazione. Oltre alla scontata posizione contraria di Ennhadha, che rifiuta le decisioni di Saied, anche il suo alleato di governo, Qalb Tounes, ha definito la mossa del presidente “una grave violazione della Costituzione e delle disposizioni dell’articolo 80”. Tounes ha anche invitato il capo del governo ad assumere le sue funzioni “legittime” e a non creare un vuoto nella presidenza del governo. Preoccupa gli osservatori il fatto che Saied abbia deciso di avocare a sé anche la carica di Procuratore generale della Repubblica, con la facoltà dunque di poter esercitare l’azione penale. Ciò gli consentirebbe di arrestare anche i deputati, una volta tolta loro l’immunità. Sempre secondo le stesse fonti, nei confronti di Ghannouchi e di altri 64 deputati, che hanno cause pendenti con la giustizia, sarebbe già stato intimato il divieto di viaggiare all’estero.

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